di Rosa Ana De Santis

Il presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, si dice disposta, qualora fosse avanzata richiesta, ad accogliere Eluana. La sentenza, controversa e avversata in ogni maniera - passata in giudicato con il sigillo della Cassazione dopo le pretestuose agitazioni parlamentari - non può essere ignorata. Non può essere un altro il quadro politico di chi ha una visione pulita e precisa delle istituzioni e delle loro competenze. Ha le idee chiare la presidente Bresso. La famiglia Englaro potrà portare Eluana nelle strutture pubbliche. Quelle private infatti, subita l’intimidazione del Ministro del Welfare, sono imbavagliate. Con questo rammarico si è concluso l’iter che aveva visto la clinica di Udine pronta e disponibile ad accogliere il caso. Le linee del Ministro Sacconi, orientate a bloccare la sentenza del tribunale di Milano, hanno avuto il successo sperato dai soliti papalini infiltrati in Parlamento. Senza alcun potere vincolante, ma con i toni di un’autentica minaccia di potere, Sacconi ha espresso un divieto tutto infondato e a sfregio dei pareri - questi si vincolanti - della Corte di Appello e della Cassazione per le strutture pubbliche e private legate al Servizio sanitario nazionale di interrompere nutrizione e idratazione di malati in stato vegetativo persistente.

Mentre l’avvocato di Eluana non può che sottolineare l’assoluta nullità prescrittiva di questo proclama, Sacconi minaccia conseguenze di carattere amministrativo per chi osasse contravvenire alle linee del Ministero. A sfregio di ogni rigore formale, senza alcun fondamento legislativo e giuridico, sfidando l’unica sentenza legittima e riconoscibile in uno Stato che voglia ancora dirsi, senza velleità, uno stato di diritto, il governo, che tanto ha da denunciare sullo strapotere delle toghe, dà, sotto gli occhi di tutti, un’autentica lezione su cosa possa arrivare a fare la politica quando perde la ragione e le ragioni. Può sfidare i poteri, può non riconoscere le sentenze, può annullare in un colpo di mano il diritto riconosciuto di una cittadina.

La scelta del Ministro, suggerita ad arte da chi ha più potere del nostro pallido governo, ha tutti i contorni di una mossa assolutamente pericolosa, un precedente che può avere ricadute assolutamente imprevedibili e fuori controllo. In questa lacuna politica dal Quirinale arriva sempre più incalzante l’invito a lavorare per una legge sul testamento biologico. La reazione grottesca è la lite intestina tra la Binetti e Marino, all’interno di quel colabrodo politico che è il PD. Se questa dev’essere la risposta dell’opposizione in Parlamento all’arroganza del governo, è facile immaginare che questa legge faticherà a vedere la luce e che, se pure dovesse essere approvata, sarà una solita mezza via di semilibertà e moralismo. Il precedente della legge 40 aiuta a rendere l’idea.

Sulla vita e sulla morale laica questo paese non è pronto. Le prove sono ripetute e manifeste. Il pensiero va all’oscurantismo del Vaticano e ai gruppi di potere cattolico che lavorano sotto i seggi del Parlamento, nemmeno in troppa clandestinità. Ma c’è di più. C’è un’azione politica assolutamente tirannica. Una violazione palese di competenze e laicità. La legittimazione dall’alto, la consacrazione - direbbe la Chiesa - di una violazione di diritto. La mossa dei radicali di denunciare il Ministero nello slancio che l’ha promossa rischia di perpetrare l’errore. Riportare nel pubblico quello che è privato. Ma forse era l’unico segno politico possibile.

Mentre il Vaticano ha deciso di non recepire immediatamente le leggi italiane, l’Italia ha deciso di calpestare le proprie per onorare il credo cattolico. Una beffa e un nonsenso politico che soddisfa forse il solo Formigoni, ma un paese civile ha motivo di allarmarsi. Mentre Beppino Englaro non ha finito la sua battaglia, mentre Eluana attende, dal Piemonte arriva intanto una lezione di politica. Tutta per l’onorevole Ministro.

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