di Mariavittoria Orsolato

La corsa in discesa del governo Berlusconi sta subendo un arresto clamoroso sulla questione sociale. La norma anti-precari e l’abolizione dell’assegno sociale hanno trovato la strenua resistenza dell’opposizione, che martedì alla Camera è riuscita a far andar sotto la maggioranza. Non bastasse, da Strasburgo arriva puntuale il rapporto del commissario ai diritti umani per il Consiglio Europeo - branca indipendente dall’Unione che, con 47 Stati membri, è il principale organo continentale per la tutela dei diritti fondamentali – che stronca in toto i frutti di quella che è ormai stata definita dalle Istituzioni, l’emergenza clandestini. Nel carteggio inviato lo scorso 1° luglio al Viminale, lo svedese Thomas Hammarberg punta il dito contro la politica securitaria del Ministro dell’Interno Maroni, a suo dire “incapace di affrontare con gli strumenti normativi tradizionali un fenomeno non nuovo”. I provvedimenti legislativi di emergenza varati dall’amministrazione Berlusconi, non terrebbero infatti conto dei diritti e dei principi umanitari e “potrebbero fomentare altri episodi di razzismo e xenofobia” soprattutto perché rivolti in particolare all’etnia rom e sinta. Il commissario svedese avverte poi che la gravante di clandestinità così come le espulsioni di cittadini Ue per ragioni di sicurezza, entrambe inserite nel pacchetto legislativo approvato nei giorni scorsi al Senato, “sollevano seri dubbi di compatibilità con la Convenzione dei diritti umani”, convenzione sulla quale sono basate le sentenze della Corte di Strasburgo e che potrebbe costarci l’ennesima salatissima multa o, nel peggiore dei casi, l’espulsione dalla Comunità Europea. Il rapporto è stato stilato a seguito della visita di Hammarberg gli scorsi 19 e 20 giugno e non ha mancato di dare una bella tirata d’orecchie anche alle nostre forze di polizia che - Bolzaneto docet - sono state protagoniste di sgomberi coatti fin troppo energici e non hanno provveduto alla sicurezza degli insediamenti nomadi, messi letteralmente a ferro e fuoco da italianissimi lanciatori di molotov lo scorso maggio in quel di Ponticelli.

E’ stata proprio quest’ultima precisazione ad scatenare le ire di Maroni che martedì dinanzi ai parlamentari di Montecitorio si è detto “profondamente indignato per le falsità clamorose” e ha difeso a spada tratta la bontà dei provvedimenti d’emergenza, nati in seno alla previsione dell’entrata di 30.000 clandestini entro fine anno. Un’enormità per il ministro leghista, normale amministrazione per il commissario svedese che si è detto “preoccupato perché l’approvazione, diretta o indiretta di certi tipi di atti (leggi sgomberi e identificazioni obbligatorie ndr) da parte di certe forze partitiche, singoli politici e alcuni media è inquietante, in quanto rimanda all’evidente rischio di far collegare il senso d’insicurezza a un gruppo specifico della popolazione e di introdurre nell’opinione pubblica l’identificazione tra criminali e stranieri”.

A dirla tutta, la preoccupazione dell’osservatore del Consiglio d’Europa si è già materializzata nella sua forma più becera, ma l’Esecutivo insiste nell’affermare di aver sempre agito nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali e delle direttive europee. Non importa che all’interno della coalizione di Governo si aggirino figuri che andavano a disinfettare i vagoni dei treni in cui avevano seduto immigrati o che proponevano di fare il tiro al bersaglio con le carrette del mare. Giusto ieri la notizia dell’ennesimo naufragio a largo di Lampedusa, dove 7 rifugiati somali hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere un Paese che, invece di trattarli come tali e offrirgli asilo, come previsto dagli accordi diplomatici internazionali, li avrebbe rinchiusi in un lurido centro di accoglienza/permanenza temporanea nell’attesa di poterli rispedire in patria, a patire la fame nel migliore dei casi, a farsi torturare - è successo con un cittadino tunisino - nel peggiore.

Nel frattempo è ufficialmente partita la “missione Italia”: 3000 militari dell’esercito sparsi per una ventina di città italiane a presidiare obiettivi sensibili e cpt e a pattugliare – a passo di marcia – le vie che il popolino percepisce come meno sicure. Una sfilata mimetica che allo Stato costerà 62 milioni di euro in due anni – alla faccia dei tagli alla spesa pubblica - e che probabilmente avrà come unico effetto quello di tranquillizzare gli animi degli italiani terrorizzati dall’emergenza che il Governo stesso ha sancito come tale e ha impietosamente spettacolarizzato. L’Europa cosmopolita e tollerante sembra sempre più lontana.

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