di Carlo Benedetti

MOSCA. Il tragico teatro è quello di Baghdad, ma la cabina di regia si trova alla Casa Bianca e nelle sue filiali: Pentagono e Cia. Questo, in sintesi, è il giudizio che i media della Russia esprimono riferendosi - anche in queste ore - alla impiccagione di Saddam. E le dure immagini dell’esecuzione vengono ripetute quasi ogni giorno mentre si parla della situazione in Iraq e dell’ondata di proteste che si va sempre più registrando nel mondo intero. Mosca, pur condannando l’operato del regime di Saddam, esprime un totale dissenso sull’operato degli Usa a partire dal momento dell’invasione. Ed ora ai giudizi espressi prima dal ministro degli Esteri Ivanov (preoccupazione) e poi dai massimi osservatori politici e diplomatici (condanna) si aggiunge un importante, significativo e pesante intervento di Evghenij Primakov, ex ministro degli Esteri dell’Urss ed ex primo ministro, esperto e studioso del mondo arabo.
E’ lui, appunto, che in questi anni ha sempre condannato la politica americana ed ha reso noto, più volte, di essere stato amico di Saddam e di aver considerato le azioni di Bush come una pesante ed incredibile interferenza nella vita di uno stato sovrano. Ora Primakov esce nuovamente sulla scena della Russia e lo fa chiedendo spazio alla televisione. La sua intervista viene commentata dai telegiornali e presentata poi in un programma speciale. Segno evidente che si è in presenza di una presa di posizione che può essere considerata “ufficiale”. Ed ecco che Primakov dichiara: “Quanto avvenuto a Baghdad non può restare senza un commento. Ci troviamo di fronte ad una situazione che ha dell’incredibile. Tutta la vicenda irachena deve essere riletta alla luce della posizione assunta dagli americani”. L’esponente russo prosegue quindi ricordando la farsa delle azioni tese alla ricerca delle “armi di distruzione di massa” e subito rileva che tra Saddam e Bush “c’era un accordo”.
L’America - secondo Primakov - avrebbe garantito di salvare l’ex alleato e in compenso avrebbe ricevuto l’assicurazione che la guardia nazionale si sarebbe astenuta dal reagire all’occupazione. Tutta la vicenda dei primi mesi di occupazione assume così sempre più i colori del giallo. E il processo che è poi scaturito ha dimostrato “che gli americani erano interessati a prolungare al massimo le procedure giudiziarie”.
Ancora oggi - prosegue Primakov - non sappiamo cosa ha detto Saddam nel corso degli interrogatori. Conosciamo però questa sua affermazione: “Gli americani hanno bisogno di me”. Ed è probabilmente per questo motivo che ad un certo momento dalla cabina di regia della Casa Bianca è venuto l’ordine di accelerare i tempi con la condanna e l’esecuzione immediata. Si è impedito a Saddam - conclude Primakov - di parlare e di rendere espliciti i rapporti che aveva stabilito con la famiglia Bush: “Proprio per questo possiamo ritenere che se avesse parlato, George W.Bush ora non sarebbe più al suo posto”.
Le dichiarazioni del vecchio esponente della diplomazia russa vengono ora ampiamente commentate e propagandate. E si ricorda, in particolare, quanto ebbe a dire a suo tempo a proposito delle azioni di Israele contro gli Hezbollah e contro il Libano. “Non si tratta - disse allora - di una lotta al terrorismo, ma di vere azioni di guerra”.
Con la nuova dichiarazione sull’assassinio di Saddam, Primakov mette ancora una volta la sua autorità al servizio della verità. Ed è un gesto sul quale la diplomazia russa dovrà ora riflettere. Intanto il deputato Girinovskij, rsponente dell’ala liberal-nazionalista organizza una manifestazione sotto le finestre dell’ambasciata irachena di Mosca. Nei cartelli si esprime la condanna per l’impiccagione di Saddam. E il governo di Baghdad, i giudici e gli americani vengono definiti “Boia”.

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