di mazzetta

Nervi tesi tra Pakistan ed Afghanistan; il presidente Karzai si rivolge al suo popolo e lo invita a non cedere alle manovre dei pachistani. Denuncia inoltre che gli attentati che hanno preceduto la visita del ministro degli esteri pachistano avevano uno scopo intimidatorio. Durante un vibrante discorso Karzai ha ricostruito la storia recente dell’Afghanistan; ha ricordato che alla cacciata dei sovietici il governo afgano possedeva 3,000 carri armati, più di 400 caccia, elicotteri e aerei da trasporto. E poi piloti, ingegneri, scuole ed ospedali. “Avevamo un sistema, un sistema che è svanito nella lotta tra fazioni animata dall’estero”. Ha continuato ricordando come questa dotazione sia sparita con l’avvento dei talebani, accusandoli di essere traditori al soldo di Islamabad. Ha chiesto agli studenti perché i figli dei pachistani possono diventare dottori e loro possano al più sperare di lavorare negli hotel di Karachi. Ha ricordato la miseria del paese sotto la dominazione talebana e ha denunciato gli attacchi odierni alle scuole, così come la volontà pachistana di sottomettere il popolo afgano. Karzai ha avuto anche parole dure per la comunità internazionale. Ha ricordato come nessuno fosse interessato al destino degli afgani e come l’attacco ai talebani sia stato un atto dovuto ad interessi stranieri e non alla volontà di liberare il popolo afgano. Nel suo discorso agli studenti di Kandahar, Karzai ha dato l’impressione di sentirsi impotente e non ha mancato di esprimere l’ira verso le truppe internazionali, citando alcuni episodi nei quali queste hanno aperto il fuoco sui civili in maniera vergognosa. Karzai ha anche ricordato la decennale dipendenza del paese dai piani dell’ISI (i servizi segreti pachistani) e l’umiliazione provata da tutti gli afgani in anni di anticamera nell’attesa di ricevere ordini dai generali pachistani.

Facendo leva sul sentimento etnico ha denunciato la confusione tra Pashtun e Talebani. Ha ricordato come in Waziristan oltre 160 tra Ulema ed anziani Pashtun siano stati uccisi dai Talebani e rimpiazzati con giovani religiosi. Ha quindi ricordato di aver chiesto al Mullah Omar una dimostrazione d’indipendenza dall’ISI e lo stop alle uccisioni e agli attacchi.
Non è la prima volta che Karzai, pur ringraziando il popolo pachistano, punta l’indice contro Musharraf. E non è nemmeno la prima volta che accusa le forze multinazionali di inutili crudeltà e stragi insensate. Ma questa volta, davanti agli studenti delle superiori, Karzai ha pianto, sfogandosi a lungo in un discorso tutto rivolto all’anima del popolo afgano, denunciando una situazione troppo crudele, con l’impotenza del governo afgano che non può impedire l’infiltrazione talebana e nemmeno le violenze delle forze internazionali,

Dal discorso di Karzai gli afgani possono trarre una unica conclusione: anche il loro presidente, spesso accusato di essere un fantoccio degli americani, è assolutamente convinto che l’Afganistan sia il terreno di scontro di forze alle quali dell’Afghanistan non importa nulla. Mettendosi rumorosamente contro i supposti “alleati” (anche il Pakistan è in teoria un alleato) Karzai ha svelato il segreto di Pulcinella, cioè quello che ancora le opinioni pubbliche, occidentali e non, faticano a comprendere: a tutti quelli che combattono in Afghanistan non importa niente del paese e ancor meno del destino degli afgani.
A questo si aggiungono due fatti: l’arresto del generale afgano Khair Mohammad - accusato di spionaggio a favore del Pakistan - e il fermo di Sayed Akbar, un agente pakistano arrestato nella provincia di Kunar e accusato di gestire i collegamenti con al-Qaeda per conto dell’ISI. A supporto delle accuse, le autorità afgane gli avrebbero sequestrato alcuni documenti che proverebbero la circostanza senza dubbi.

Le autorità pachistane non hanno reagito ufficialmente al discorso di Karzai, che pure ha avuto vasta eco (e critiche) sulla stampa dei due paesi. Nemmeno i due arresti sono stati commentati ufficialmente. C’è stata invece una dichiarazione di Mohammad Hanif, portavoce talebano, che ha negato le complicità con il governo pachistano accusato di essere alleato con gli USA e ribadito l’ostilità a Karzai, “burattino degli americani”. Legata da un’evidente rapporto di causa-effetto è invece arrivata da parte pachistana la constatazione che sarebbe ora che i profughi afgani togliessero le tende dal Pakistan, dopo avervi trovato rifugio per decenni. Un argomento questo che mai era stato sollevato, poiché considerato del tutto disonorevole, posto che il dovere di accogliere i fratelli Pashtun in difficoltà non era mai stato messo in discussione prima.

Musharraf non è mai stato comodo, ma ora la situazione peggiora e gli richiede decisioni veloci. Non per caso sembra intenzionato ad accelerare il percorso verso la pace con l’India, ma per la necessità di poter contare su una tranquillità ad Oriente e in Kashmir per concentrare le sue risorse ad Ovest e a Sud, dove anche il Belucistan si oppone alla volontà dittatoriale del generale. Ad inquietarlo ancora di più è riemersa la pressione americana ad invocare uno “showdown” militare nel Waziristan, con il quale il generale ha da poco siglato un accordo che i tribali sovvertiti dalla presenza talebana hanno già tradito. Sarebbe il quarto attacco al Waziristan in pochi anni, qualcosa da meditare con calma, poiché i tre precedenti si sono risolti in sonore disfatte.

Per il Dipartimento di Stato USA, invece, sembra una delle poche opzioni militari sensate; partendo dai loro santuari in Pakistan quest’anno i talebani ed i loro alleati hanno messo a segno più di cento attentati costati più di 4000 morti, oltre ad avere conseguito il controllo reale in numerose province. Attaccare con successo il Waziristan significherebbe però impegnare buona parte dell’esercito pachistano o, in alternativa, molte migliaia di soldati occidentali, che però finora non sono mai stati ufficialmente autorizzati a violare i confini pachistani, posto che questo segnerebbe la fine politica di Musharraf insieme a quella dei suoi abili equilibrismi. Musharraf, tanto alleato con gli americani da lasciar loro bombardare il paese, in pace con gli indiani “tradendo” gli indipendentisti del Kashmir, sarebbe in una posizione unanimemente giudicata insostenibile.

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