di Carlo Benedetti

MOSCA. Le bandiere della Nato bruciate e calpestate, cartelli con su scritto “Basta con la Nato!”, “Non c’è posto per la Nato!”. E tutto tra un mare di gente che manifesta nelle strade di Sinferopoli, la città più russa dell’Ucraina. La televisione di Mosca riprende quanto avviene e lo rilancia con una serie di servizi che non sono per nulla casuali. Perchè è chiaro che dal Cremlino (che controlla i media) è venuto l’ok per il via ad una campagna di proteste anti-Nato. Per ora, comunque, il teatro dove si svolgono queste azioni è limitato all’Ucraina, in particolare alla Crimea, dove è più che mai attivo un movimento che rivendica l’autonomia nazionale e che raccoglie la stragrande maggioranza della popolazione. Mentre tutto questo avviene, sul piano della propaganda si evidenzia anche l’altra faccia della medaglia. Che è quella relativa al “riarmo” russo e all’attenzione che Putin riserva al suo mondo militare. I media sono, infatti, dominati dalle visite che il presidente compie in varie guarnigioni e basi militari strategiche. Eccolo quindi che passa in rassegna le truppe, che discute con generali ed esponenti dell’industria bellica e che si fa accompagnare dal ministro della Difesa Ivanov che, a seconda delle situazioni, si presenta o in abiti civili o con la tuta mimetica. Un modo ben chiaro per sottolineare che lo stato maggiore deve sempre più inserirsi nella società.

In sostanza c’è una sorta di doppio gioco che l’attuale dirigenza sta portando avanti proprio nell’ambito di una nuova politica miliare e strategica. Da un lato lotta dura contro l’estensione della Nato all’Est, dall’altro posizioni pragmatiche nei confronti degli Usa. Questo, comunque, non impedisce a Mosca di mostrare sempre più la sua preoccupazione per quei grandi nodi dell’attualità che, qui, si riferiscono ai piani militari della Georgia, di Israele e degli stessi Stati Uniti. Valgono, come esempio di questa strategia del “doppio binario” alcune recentissime sortite. “Sono verità difficili da ascoltare ma vanno dette”, precisa il Capo di Stato Maggiore delle Forze armate russe, generale Yurij Baluevskij incontrando gli addetti militari stranieri presenti nella capitale russa. La Georgia - dice - è divenuta negli ultimi tempi il "leader mondiale" quanto a spese militari che nell’arco del 2006 sono raddoppiate in seguito a forniture provenienti da paesi della Nato.

Parole di critica e di condanna anche nei confronti degli Usa. Un paese - dice Baluevskij - che sta commettendo l'errore di installare sul territorio europeo “elementi” della propria difesa antiaerea. E questo, in prospettiva, potrebbe influire negativamente sulla sicurezza internazionale e soprattutto sui rapporti tra Mosca e Washington. Colpi duri anche per Israele. Perché Baluevskij critica quanto dichiarato dal premier Olmert sulle “aspirazioni” dello “stato ebraico” di dotarsi di armamenti nucleari. Ma pur definendo le dichiarazioni di Tel Aviv "irresponsabili" ha poi voluto esprimere la speranza che anche Israele possa entrare a far parte dei paesi firmatari del Trattato di non proliferazione degli armamenti nucleari.

Altri elementi di “contraddizione” riguardano poi le strutture dell’industria militare russa. Queste, infatti, stanno aumentando notevolmente la loro produzione ed influenza a livello planetario. E’ di questi giorni, ad esempio, la costituzione di una holding aeronautica. E cioè di un gruppo di fabbriche del settore aeronautico che, riunite, consentiranno di aumentare la capacità competitiva degli operatori nazionali. A dirigere l’intero complesso è arrivato - per togliere qualsiasi dubbio sulla reale portata dell’operazione - lo stesso ministro della Difesa, Ivanov. Il quale si è subito affrettato a dichiarare che “con il nostro lavoro congiunto riusciremo ad assicurare il livello dovuto di coordinamento tra gli interessi dello Stato e gli interessi delle aziende costruttrici di aeromobili nella soluzione di tutti i problemi nel campo delle costruzioni aeree”. Ed entrando nel merito delle future attività “industriali” il ministro-manager ha rilevato che i progetti principali del settore aeronautico russo riguarderanno gli aerei civili. Ma subito dopo Vadim Rasumovskij, portavoce della compagnia che produce i bombardieri “Sukhoj”, ha voluto ricordare che queste potenti macchine da guerra hanno già un alto potenziale d’esportazione stimato in 600-700 unità. Dovrebbero essere destinate, in gran parte, a paesi dell’Asia. Dove la Cina fa già la parte del gigante avendo acquistato da Mosca 6 sottomarini diesel-elettrici della classe “Kilo” e un cacciatorpediniere “Sovremenny”, per un totale di 2,2 miliardi di dollari.

E sempre nel contesto della ristrutturazione dell’industria bellica russa le fonti ufficiali del Cremlino rendono noto che Putin ha chiesto alle aziende che producono gli aerei “Mig”, “Sukhoj” e “Tupolev” di aumentare la produzione di due volte e mezzo entro il 2015.

Tutto questo potrebbe significare che la Russia cerca di riprendere un suo ruolo a livello mondiale? E’ presto per avanzare risposte ed ipotesi. Certo è che Putin - che ha costruito una sua struttura gerarchico-piramidale - ha compreso che la via più facile per far sentire la sua voce politica e diplomatica è ora quella che si riferisce allo sviluppo della potenza militare. E così mobilita il suo intero apparato propagandistico recuperando anche l’arsenale dei tempi sovietici. Fa organizzare una partita di hockey su ghiaccio nella piazza Rossa richiamando al gioco i vecchi campioni della squadra nazionale dell’Urss. Tutti sul campo con la maglia rossa e la scritta “CCCP”, mentre suona l’inno nazionale che, quanto a musica, è restato lo stesso. Commozione ed applausi. E poi - sempre Putin - fa invadere le strade di Mosca da migliaia e migliaia di giovani delle scuole, riuniti nel movimento che si chiama “Nasci” (i “Nostri”).

Tutti in divisa da “Babbo Natale” e impegnati a portare regali ai militari veterani della seconda guerra mondiale. Mandarini e dolcetti. Ma le pensioni - che non fanno scena - sono di fame.


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