di Emanuela Muzzi

Londra. La dimensione populista della finanziaria d’oltremanica traspare dal carattere nazional-mediatico di provvedimenti dei quali non è ancora certa l’effettiva fattibilità. A cominciare dall’annuncio del Cancelliere George Osborne nel suo “Autumn statement”, di una nuova tassa del 25% sul profitto delle multinazionali con sede nel Regno Unito che deviano i profitti all’estero. Una tassa teoricamente giusta e della quale si parla da tempo, ma non attuabile a livello nazionale.

Non è la prima volta nel giro di poche settimane che da Londra arrivano provvedimenti eclatanti a carattere propagandistico in vista delle prossime politiche, dei quali in realtà non è seriamente prevedibile l’attuazione se non attraverso un cambio degli accordi a livello internazionale.

La conferma arriva anche dalla Confindustra inglese (CBI), che per voce della vice Presidente ha spiegato che “non è il caso che la Gran Bretagna prenda provvedimenti del genere in modo autonomo”. La nuova ‘Google tax’ nomignolo di questa già controversa tassa protezionista, deriva dal fatto che sono moltissime le multinazionali tech con sede in Gran Bretagna che dovrebbero sborsare milioni di sterline.

Se il Chancellor of Exchequer ha fatto un regalo di Natale ai bambini inglesi con l’abolizione della tassa aerea fino a 12 anni d’età che entrerebbe in vigore il prossimo Maggio 2015, i meno giovani potranno volare solo con la fantasia: nessun nuovo investimento a sostegno del mercato del lavoro a parte la brutta notizia dell’abolizione definitiva del sostegno dello stato ai giovani disoccupati e il minimo sindacale che resta a terra.

Nonostante il ministro del tesoro ombra, Ed Balls, dai banchi Labour in Parlamento abbia ricordato che l’export della Gran Bretagna ha avuto la performance peggiore rispetto a 18 paesi dell’Unione Europea, i Tories vedono la crisi economica alle spalle: crescita interna dal 2 al 3% nel 2015. Forse è per questo che hanno deciso finalmente di tassare le banche. Chissà, forse anche loro, oltre ai normali cittadini, cominceranno a pagare I danni che hanno fatto con il ‘credit crunch’.

In compenso il favore agli istituti di credito arriverà trasversalmente con la nuova detassazione sull’acquisto della casa attraverso la riduzione della cosiddetta ‘stamp duty’, in vigore da subito, che genererà una nuova richiesta di mutui da chi non ha i soldi nella valigetta come i magnati russi e degli Emirati Arabi che stanno comprando mezza Londra.

Adesso la verità di questo Discorso Autunnale Conservative è che nasconde i dati sulla scarsa competitività delle aziende britanniche, soprattutto le SME (ovvero le PMI), il tasso di disoccupazione ancora alto, sicuramente molto di più dei tassi ufficiali forniti dall’Office of National Statistics inglese, dato che i volontari e le ‘apprenticeships' e le migliaia e migliaia di persone che non chiedono il sussidio di disoccupazione non sono incluse nei numeri.

Resta il fatto che in vista delle elezioni politiche del prossimo Maggio la generosità dei nuovi fondi alle infrastrutture, i 2miliardi di sterline alla Sanità pubblica, il via alla costruzione di migliaia di nuove case che porterà inoltre l’abbassamento dei prezzi degli affitti sono investimenti nei voti: se non Labour almeno quelli degli indecisi.

Poi se i numeri sono sbagliati e se serviranno nuovi tagli, nell’ottica di Osborne e Cameron, sono correzioni che si potranno fare nella fase post elettorale. Urne chiuse, scenari aperti.

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