di Carlo Benedetti

Nikola Gruevski L'Europa avrà ora - in terra di Macedonia - un nuovo interlocutore: Nikola Gruevski, leader del partito nazionalista "Vmro-Dpmne" (è il doppio acronimo dell'Organizzazione rivoluzionaria macedone - creata nel 1903 per combattere contro l'impero ottomano - e del Partito democratico per l'unità nazionale macedone). E' lui, infatti, il vincitore delle elezioni politiche generali appena svolte e dalle quali esce, battuta, la coalizione che era guidata da Vlado Buckovski. La svolta che si delinea sin da queste prime ore è tutta basata sul nazionalismo e, in particolare, sul rapporto con gli ex guerriglieri filo-albanesi. Gli stessi che negli anni scorsi vinsero la rivolta armata portando Gruevski a guidare lo zoccolo duro dell'opposizione. E' chiaro, quindi, che la Macedonia guarderà ora più verso Tirana che verso le altre capitali dell'Europa.
La situazione generale, comunque, non è ancora chiara. Peseranno su Skopie le reazioni delle altre repubbliche ex-yugoslave e peserà, soprattutto, quanto sarà detto in sede europea. Quanto a Gruevski, sarà bene cominciare sin da questo momento a studiarlo con attenzione, perché potrebbe riservare anche alcune sorprese. Nato nell'agosto del 1970 si è formato sul ring apprendendo le arti marziali. Pugile di classe ha poi scelto di combattere sul terreno delle facoltà d'economia. E nel campo della gestione finanziaria si è subito distinto sino ad essere apprezzato e sponsorizzato anche da molti esponenti politici della vecchia gestione di Belgrado. Entrato in politica nell'arena del suo paese è stato tra il 1999 e il 2002 ministro dell'Economia e poi delle Finanze nel governo di cui era capo il nazionalista Ljubco Georgevski, a quel tempo leader incontrastato del "Vmro-Dpmne". In seguito Gruevski si è conquistato la fama di moderato pur militando in uno schieramento di stampo nazionalista.

Ora, comunque, sul tavolo di Skopie il nuovo capo del governo troverà alcuni dossier estremamente delicati. Sul tappeto ci sono i tragici problemi economici che dilaniano il paese e ci sono poi tutte quelle questioni relative al rapporto con l'agguerrita minoranza albanese che sta presentando il conto.
E a farsi avanti, in primo luogo è quell'Ali Ahmeti che era a capo della guerriglia albanese che nel 2001 combatté contro il governo di cui la "Vmro-Dpmne" aveva la maggioranza. E sempre sul terreno delle possibili alleanze c'è poi quella con l'altro leader nazionalista albanese Arber Xhaferri. Sarà, quindi, interessante vedere come reagirà l'Europa di fronte a questa nuova rivoluzione macedone. Ma, soprattutto, bisognerà vedere come si muoverà Atene che sul terreno della "questione macedone" - pur senza drammatizzare - è sempre particolarmente sensibile.

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