di Daniele John Angrisani

La decisione della Corte Suprema americana di giovedì 29 giugno ha davvero rappresentato una sberla dolorosa per la Casa Bianca. La Corte Suprema, che a maggioranza ma con il voto fondamentale del giudice Anthony M. Kennedy, ha dichiarato incostituzionali i tribunali militari perchè violano sia la legge militare americana che la Convenzione di Ginevra, è stata sicuramente un ennesimo durissimo colpo per la politica sul terrorismo dell'Amministrazione Bush. Ma ciò che rende davvero importante questa decisione è l'affermazione in essa contenuta per la quale l'articolo 3 della Convenzione di Ginevra si applica anche alla guerra contro il terrorismo. Ciò rende infatti ipoteticamente passibili di giudizio i principali membri dell'Amministrazione Bush, ai sensi della Legge Federale sui Crimini di Guerra. Come ben sappiamo la Convenzione di Ginevra è stata firmata a suo tempo per proteggere i diritti dei non combattenti, incluso quindi i prigionieri di guerra, in tempo di conflitti armati. Ma, come hanno fatto notare più volte i membri dell'Amministrazione Bush, tali norme si applicano solo ai conflitti tra Stati e, visto che Al Qaeda non è uno Stato, allora la Convenzione di Ginevra non si dovrebbe applicare alla guerra contro il terrorismo. Da un lato infatti, il governo americano considera la guerra al terrorismo come una guerra a tutti gli effetti, quindi soggetta solo alle regole di guerra e non alle leggi o alla Costituzione americana. Dall'altro però, la stessa Amministrazione americana afferma che la Convenzione di Ginevra non si applica alla guerra contro il terrorismo, vista la sua peculiarità, e questo ha posto il tutto in un limbo legale.

Ciò ha permesso all'Amministrazione Bush di approvare diverse misure da molti viste come assolutamente incostituzionali, a partire dai tribunali militari di Guantanamo per arrivare alla detenzione indefinita di cittadini americani accusati di terrorismo. Ancora più grave però è che ciò ha dato il permesso all'Amministrazione Bush di approvare l'uso di tecniche di detenzione che costituiscono, di fatto, "tortura e trattamenti inumani, degradanti e crudeli" ai sensi del diritto internazionale. Parliamo infatti della "tortura dell'affogamento", della costrizione dei prigionieri in posizioni dolorose, delle umiliazioni sessuali e della privazione del sonno, tutti trattamenti che sono stati fin troppo comuni in questi quasi cinque anni di guerra al terrorismo. Per non parlare poi del sistema delle rendition dei prigionieri ai servizi segreti di Paesi che consentono la tortura in cambio dell'ottenimento di informazioni.

Come dicevamo, secondo la logica che ha guidato sempre le scelte di questa Amministrazione americana, tali tattiche non erano illegali per il semplice motivo che la legge americana doveva sottostare alle leggi della guerra, e che la Convenzione di Ginevra, così come il suo divieto di usare la tortura ed altri trattamenti crudeli ed inumani sui prigionieri di guerra, non si applicava alla guerra contro il terrorismo. Non tutti condividevano, ovviamente e nel 2005 anche il Congresso, a maggioranza repubblicana, si era espresso sull'argomento approvando in maniera bypartisan un emendamento, presentato dal senatore John McCain, che proibisce in maniera formale l'uso della tortura e di altri trattamenti inumani, crudeli e degradanti nei confronti dei prigionieri della guerra al terrorismo. Ma il Congresso non aveva avuto il coraggio (o la voglia) di indicare conseguenze penali per la violazione di questo emendamento, e l'Amministrazione Bush aveva quindi espresso più volte la sua intenzione di ignorare questo emendamento, sapendo di non essere passibile di alcun rischio.

La decisione della Corte Suprema cambia invece nettamente le carte in tavola. Sebbene il suo effetto pratico sui tribunali militari non sia del tutto chiaro, visto che l'Amministrazione Bush potrebbe decidere di cercare di ottenere l'approvazione del Congresso all'esistenza di tali tribunali per rientrare nell'ambito della legge, la decisione della Corte Suprema, che stabilisce come l'Articolo 3 della Convenzione di Ginevra si applichi anche alla guerra al terrorismo, assume una importanza fondamentale. In via teorica può infatti aprire la strada a processi per crimini di guerra contro coloro che sono stati responsabili degli abusi di Guantanamo ed Abu Ghraib. L'Articolo 3, infatti, vieta esplicitamente "trattamenti crudeli, torture ed oltraggi alla dignità personale, in particolare umiliazioni e trattamenti degradanti", ovvero la gran parte delle tecniche di interrogazione approvate e messe in pratica dall'Amministrazione Bush. E' questo, e non altri, il motivo per il quale quest'ultima ha sempre dichiarato che la Convenzione di Ginevra, ed in particolare l'Articolo 3, non si applicano alla guerra al terrorismo.

Ai sensi della Legge Federale sui Crimini di Guerra, chiunque "commette un crimine di guerra... dovrà essere multato... o imprigionato a vita o per anni, o, nel caso che tali crimini abbiano causato la morte delle vittime, essere soggetto alla pena di morte". E un crimine di guerra è definito come "qualsiasi condotta... che costituisce una violazione dell'Articolo 3 della Convenzione di Ginevra". In altre parole, grazie alla decisione della Corte Suprema, coloro tra i funzionari dell'Amministrazione o del Pentagono, che dovessero essere riconosciuti responsabili di torture, trattamenti crudeli, o altri "oltraggi alla dignità umana", potrebbero essere condannati all'ergastolo o addirittura rischiare la pena di morte.

E' inutile comunque attendersi che questo possa accadere in breve tempo. Per i processi occorre infatti che qualche procuratore federale possa accusare e rinviare a giudizio i colpevoli dei crimini di guerra. E con un Dipartimento di Giustizia in mano a Alberto Gonzales colui cioè che aveva definito la Convenzione di Ginevra "antiquata", è molto difficile immaginare che si aprirà mai una vera indagine sulla violazione della Legge Federale sui Crimini di Guerra da parte dell'Amministrazione Bush. Ma la via ora è stata aperta, ed è quantomeno il momento di chiedersi tutti se la Convenzione di Ginevra sia davvero poi così antiquata, anche di fronte alla realtà della guerra al terrorismo.

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