di mazzetta

I militari americani e le aziende che li riforniscono del necessario hanno seri problemi nel mantenere i loro budget ai livelli stratosferici raggiunti durante l'amministrazione Bush. La realtà sul campo rende evidente che gli Stati Uniti non hanno bisogno di grandi e sofisticati sistemi d'arma in teatri come l'Iraq o l'Afghanistan, dove i militari si sono innamorati dei droni che hanno il terribile difetto di costare poco in confronto a un moderno aereo multiruolo o a navi che sembrano uscite dai fumetti.

Molti sistemi d'arma possono essere giustificati solo con la presenza di una minaccia bellico-tecnologica adeguata e quella “islamica” proprio non è sufficiente a giustificare le spese stellari in certi casi. I paesi islamici più dotati militarmente hanno armi fornite dagli USA e il povero Iran è del tutto privo di aviazione militare e di una marina da guerra minimamente credibile, quanto le sue sopravvalutate capacità missilistiche non riescono a giustificare la costruzione di uno scudo che protegga l'Europa da vettori persiani.

Non si possono giustificare gli investimenti in aerei da combattimento quando la supremazia aerea è già incontrastata e nulla, nemmeno nell'orizzonte di decenni, sembra insidiarla. Non si possono chiedere navi fantascientifiche quando già non esistono marine da guerra capaci di mettere indubbio il dominio assoluto di tutti i mari. Le marine da guerra più capaci hanno qualche decina di navi da guerra, gli Stati Uniti ne possiedono centinaia, tra le quali le più grandi e le più potenti di ogni classe.

Così non resta che la minaccia cinese. E se i cinesi non sono militarmente credibili per il ruolo, si può sempre contare sulla diffusa percezione del grande avanzamento e della grande espansione commerciale della Cina tra le opinioni pubbliche occidentali e collegarla a un'analoga volontà d'espansione militare. La costruzione della “minaccia cinese” intesa come minaccia commerciale, del tutto simile alla vecchia “minaccia giapponese” degli anni '80 che ci avvertiva che i giapponesi ci avrebbero comprati tutti, è già in marcia da tempo.

Un esempio di quest’approccio si ritrova nella ricorrente accusa di voler colonizzare l'Africa, scaturita dal grande successo dei cinesi nel continente, ma del tutto priva di fondamento visto che i cinesi non mandano soldati in Africa e non sembrano ingerire negli affari dei terrificanti governi africani, per lo più al potere con il sostegno di quelli occidentali di riferimento.

I cinesi investono poco in armi, il loro budget aumenta nel tempo, ma sono inferiori a quelle dell'India e rappresentano solo una frazione della spesa corrente americana; qualche decina di miliardi di dollari all'anno contro le centinaia degli statunitensi, al netto delle spese per le guerre in corso.

I cinesi tra un po' avranno la loro prima portaerei, a gasolio. Inutile dire che non è paragonabile a quelle americane a propulsione nucleare, così come i “moderni” sottomarini a gasolio che hanno comprato dalla Germania hanno poco a che fare con i mostri atomici degli americani o dei russi. I russi, con i quali è tramontata qualsiasi ipotesi di confronto militare, sono ancora l'avversario più dotato, ma molto più lontano di un tempo dalle dotazioni americane.

I russi vendono ai cinesi aerei e motori già vecchi in confronto a quelli americani, i cinesi ci lavorano su e appena presentano un aereo modesto che entrerà in produzione tra qualche anno, ne parlano tutti i giornali del mondo. L'aviazione cinese ha le sue armi più terribili negli aerei russi, ma manca ad esempio della capacità di agire a lungo raggio perché non ha mezzi per il rifornimento in volo e negli ultimi anni non ha comprato dai russi a causa di un contenzioso su una vecchia fornitura che i cinesi hanno contestato.

Anche il lancio di un missile cinese contro un satellite ha destato grande scalpore, ma poi sono gli stessi americani a dire che una cosa è colpire un bersaglio fermo e un'altra un satellite che può essere spostato senza troppi patemi in caso d'attacco. Pare che lo stato dell'arte non lo consenta nemmeno agli americani.

Ma tutto ciò importa poco; a Washington giungono di continuo rapporti che raccontano del timore dei cari alleati alla vista dell'aumento delle spese militari cinesi e vanno ad auto-alimentare un circuito poco virtuoso destinato a tener desta l'attenzione anche di questi fantastici stati-cliente ai quali gli Stati Uniti vendono di tutto. Giappone, Corea, India, Australia, Indonesia e altri fino al Pakistan sono armati dagli USA per “contenere” la Cina, circondandola con armi che per i cinesi sono ancora fantascienza.

Purtroppo per i volenterosi lobbysti e per i generali che poi entreranno nei consigli di amministrazione delle aziende che li pagano, c'è la crisi. Sono finiti i tempi nei quali Bush, in nome della guerra santa, poteva spendere quel che voleva e provare persino la grande truffa dell'ombrello antimissile. Nemmeno con la minaccia cinese riescono però a mantenere i vecchi livelli di spesa, ma forse è già un successo il riuscire a limitare un'inversione di tendenza inevitabile quanto per ora modesta.

Senza neppure la minaccia cinese gli americani potrebbero permettersi, per qualche anno almeno, di non spendere un dollaro in molti sistemi d'arma, senza alcun indebolimento della loro supremazia militare su ogni teatro.

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