di Luca Mazzucato

NEW YORK. Non può più tornare in Svezia, dove verrebbe arrestato con l'accusa di molestie sessuali; non può andare in Francia, perché il governo ha messo al bando Wikileaks.org; non può girare per l'Europa, dopo che la Svezia ha esteso il mandato d'arresto all'Interpol; persino la nativa Australia minaccia di arrestarlo su richiesta dell'Interpol, unico caso di collaborazione poliziesca interplanetaria. Non può nemmeno scappare in America, perché il governo americano lo accusa di spionaggio e verrebbe arrestato come terrorista. Appare in Inghilterra, dove rilascia interviste ai principali quotidiani americani. L'ultimo rifugio per Assange rimane l'Islanda, l'unica terra libera dell'intero pianeta.

Nonostante la bancarotta finanziaria, gli Islandesi si stanno adoperando per trasformare il loro Paese nel paradiso della stampa e offrono un porto sicuro all'attivista australiano. I server di Wikilieaks si trovano al sicuro in Islanda e in Svezia, dove un sito appartenente al Partito Pirata (con un mirror in Svizzera) li ospita e protegge dagli attacchi dei governi di mezzo mondo. Assange dichiara che nel caso questa caccia contro di lui dovesse proseguire, metterebbe online una montagna di segreti di stato e di corporations.

Forse è stata proprio la sua ultima minaccia a far scattare la caccia all'uomo. Assange, che crede nel libero mercato, è diventato il paladino della trasparenza. Nel suo mondo ideale, dove mille Wikileaks locali mettono alla berlina i misfatti dei politici e delle aziende, la minaccia della trasparenza sarebbe un incentivo in favore di un comportamento onesto.

Nella recente intervista alla rivista americana Forbes, Assange annuncia che dopo il Cablegate la prossima mossa è mettere online la corrispondenza interna e i documenti riservati di una grande banca americana. Il suo scopo è esporre al pubblico massicce frodi finanziarie. Finché si tratta di divulgare note del Dipartimento di Stato americano, va bene, ma ora che il supereroe cibernetico minaccia Goldman Sachs e compari, la pacchia è finita. Dopo questa minaccia, è scattata la caccia all'uomo planetaria.

Proprio come Assange, il sito di Wikileaks.org sta subendo una caccia senza quartiere, costretto a cambiare casa digitale a ripetizione. Wikileaks.org e i suoi mirror sono al momento inaccessibili. Gli hackers al servizio di governi e corporations sono riusciti a bloccarli temporaneamente. Allo stesso tempo è impossibile fare donazioni al sito tramite PayPal, da quando il servizio di pagamento online ha congelato l'account, citando violazioni di norme contrattuali.

La settimana scorsa il sito era ospitato in Inghilterra (come il suo fondatore), ma EveryDNS di Manchester lo caccia dopo aver subito attacchi online. In questa vera e propria guerra digitale, Wilikeaks.org emigra in Svizzera, dove cambia il proprio cognome in .ch, ma il server svizzero li dirotta in Francia, dove subito il governo francese lo mette fuori legge. Wikileaks.org decide di saltare sulla groppa del nemico e chiede asilo ad Amazon.com. Ma l'azienda intasca i soldi e poi, sotto pressione dell'amministrazione americana, li espelle.

In questo momento i file segreti si trovano sullo svizzero Wikileaks.ch, che appartiene al Partito Pirata svedese. Tuttavia nelle ultime ore anche questo sito è inaccessibile. Al momento in cui scriviamo l'indirizzo possibile per connettersi a Wikileaks.org è http://213.251.145.96/

Nonostante le minacce di arresto e di oscuramento, Assange si è premunito di un'assicurazione sulla vita. Ha fatto scaricare a migliaia di sostenitori un enorme file criptato, contenente a suo dire delle rivelazioni di portata epocale. Nel caso venga arrestato o rapito o ucciso, la password verrà pubblicata sul sito e tutto il mondo verrà a sapere di cosa si tratta.

Il New York Times, in un editoriale, ha sostenuto che nessuna delle rivelazioni di Assange mette in imbarazzo il governo americano e si tratta di notizie già note. Negli Stati Uniti hanno fatto un certo scalpore le rivelazioni sull'Italia e sui rapporti tra Putin e Berlusconi, ma la maggior parte dei documenti riguardanti la politica americana parlano di cose già note. Nonostante questa apparente irrilevanza politica, pare si sia formato un vero e proprio complotto globale per fermare Assange.

Nemmeno per arrestare Bin Laden le polizie mondiali sono riuscite a sincronizzarsi in una caccia all'uomo di queste dimensioni. Nei tv show americani, Assange è il nuovo passatempo nazionale: sul manichino di Bin Laden si apre una cerniera e spunta Assange, il nuovo nemico “terrorista” della destra repubblicana. In un presente dominato da una nuova entità poliziesca globale, che chiude siti e arresta persone in qualsiasi parte del pianeta, a chi crede nella libertà di espressione rimane almeno un'opzione. Emigrare nella meravigliosa terra d'Islanda, paradiso della stampa libera.

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