di Emanuela Pessina

BERLINO. Nonostante le polemiche di alcuni liberali in merito alle opinioni poco adulatorie (a volte imbarazzanti) espresse da Philip Murphy sui politici tedeschi, trapelate di recente tramite l’irriverente WikiLeaks, Angela Merkel non ha intenzione di procedere in alcun modo nei confronti dell’ambasciatore statunitense a Berlino. La Cancelliera ha fatto sapere di non ritenere necessaria nessuna spiegazione in merito e ha escluso con decisione l’idea sventolata da alcuni liberali di chiedere la revoca dell’incarico di Murphy.

In realtà è proprio Guido Westerwelle (FDP) a risultare tra i più criticati dai dispacci “segreti” nell’ambito tedesco. Secondo quanto riporta il settimanale Der Spiegel, gli appunti lo descrivono come incompetente, frivolo e antiamericano: peggio di così non gli poteva andare. L’ambasciata americana lo considera un vero e proprio elemento di disturbo per i rapporti bilaterali Berlino-Washington, forse più dell’opposizione rossa.

Nove giorni prima delle legislative del 2009, l’ambasciatore americano a Berlino Philip Murphy invia la sua opinione in proposito a Washington: “Come un esperto di politica estera di nostra conoscenza ha commentato, Westerwelle manca di personalità ed è considerato troppo opportunista per essere credibile come ministro degli Esteri” continua Murphy, esprimendo a chiare parole i suoi dubbi in proposito. “Con Westerwelle a capo del ministero degli Esteri ci dobbiamo aspettare difficoltà: si vanta di essere un nostro grande amico, ma in realtà è molto scettico nei nostri confronti”.

Le opinioni di Murphy, in realtà, lasciano poco al caso, in quanto si fondano su una conoscenza molto approfondita delle forze di Governo teutoniche. I dispacci pubblicati da Wikileaks raccontano nei minimi dettagli alcuni dibattiti interni del Governo federale: tra questi, ad esempio, la discussione sulle testate atomiche statunitensi presenti su suolo tedesco. Siamo a inizio ottobre 2009, legislative si sono appena concluse e a Berlino si tratta per un governo di coalizione tra FDP e CDU/ CSU. Durante questa riunione, riferiscono i dispacci di Murphy, Westerwelle si è espresso a favore di un ritiro delle armi nucleari americane. Wolfgang Schaeuble (CDU), attuale ministro delle Finanze, ha spiegato che le armi nucleari servono a intimidire l’Iran e a relaivizzarne, quindi, la minaccia.

La risposta di Westerwelle è tanto secca quanto - per gli Stati Uniti - inopportuna: secondo il ministro liberale, le testate nucleari non possono in alcun modo raggiungere la potenza mediorientale per ovvie questioni di distanza. È Angela Merkel (CDU) a interrompere diplomaticamente la discussione: la Cancelliera puntualizza che un’azione individuale della Germania a favore del disarmo nucleare non porterebbe a nulla.

Ma la questione delle testate nucleari è solo una dei tanti temi affrontati dai dispacci e tutti gli argomenti vengono affrontati con la stessa ricchezza di dettagli. Si parla della presenza delle truppe tedesche in Afghanistan, dell’approvazione del sistema di sicurezza antiterrorismo Swift al Consiglio europeo, dell’atteggiamento negativo di “Sua Eminenza grigia” Schaeuble nelle questioni economiche. Ce n’è per tutti. La Cancelliera diventa “Angela Teflon Merkel”, in riferimento forse al materiale antiaderente delle moderne pentole e alla sua capacità di farsi scivolare addosso le critiche.

Secondo Murphy, Horst Seehofer, leader della CSU, avrebbe mostrato di non sapere neppure quanti soldati statunitensi siano stazionati per il momento in Baviera. Dopo alcune sue esternazioni contro la partecipazione dello Stato tedesco alla missione in Afghanistan, risalenti a dicembre 2009, l’ambasciatore statunitense avrebbe ricevuto una chiamata di giustificazione da un contatto nelle fila dei cristiano-sociali. Il misterioso personaggio esprimeva la sua “frustrazione per gli interventi di Seehofer, che ha parlato ancora una volta senza consultarsi con nessuno”.

Ma non sono solo i contenuti trapelati, che hanno a tratti il sapore dei pettegolezzi di paese, a imbarazzare la politica tedesca. I dispacci americani parlano di un membro del partito dei liberali che racconta “ingenuamente e volentieri” le discussioni interne del Governo tedesco e delle singole forze di coalizione all'ambasciata americana. Si tratta di un verbalizzatore che si prende la briga di passare poi all’ambasciata americana presenze, orari, gruppi di lavoro, così come appunti scritti a mano di tutto ciò che è stato detto durante le riunioni e documenti interni delle forze di coalizione. In poche parole, una catastrofe. Secondo Der Spiegel, gli Stati Uniti sanno più dello scenario politico tedesco di tanti politici tedeschi stessi. Rimangono ancora da chiarire i criteri che impediscono di considerare l’informatore una spia a tutti gli effetti.

Westerwelle ha reagito a questa indiscrezione nell’unico modo possibile: non crede assolutamente all’esistenza di questo fantomatico verbalizzatore per conto terzi, il ministro liberale ha piena fiducia nei suoi. Inoltre, secondo Guido Westerwelle, le informazioni di Wikileaks non vanno a intaccare in alcun modo i rapporti diplomatici tra Stati Uniti e Germania. La preoccupazione del ministro degli Esteri tedesco va piuttosto a quelle persone che la pubblicazione dei documenti segreti ”potrebbe mettere in pericolo di vita”, riferendosi forse agli informatori delle superpotenze democratiche occidentali che collaborano da Paesi sotto regime o di guerra. Una prospettiva molto interessante, vista la bufera che l’imbarazzo che certe indiscrezionii avrebbero potuto sollevare in Germania.

A quanto pare, dopo i segreti militari degli Stati Uniti, ora Wikileaks ha sferrato un colpo alla diplomazia: le vittime sono i due pilastri della strategia di potere americano, sottolinea Der Spiegel. Anche l’autorevole settimanale di sinistra tedesco sfocalizza l’attenzione sul problema della vulnerabilità del sistema informativo statunitense. Ad essere messa in discussione è la fiducia sistema di protezione degli Stati Uniti, una mancanza che gli Stati Uniti non si possono permettere visto il ruolo di superpotenza che si arrogano da decenni. Ed è proprio questo, secondo Der Spiegel, più che i contenuti dei dispacci in sé, che potrebbe intaccare i rapporti bilaterali tedesco- statunitensi e non solo.

Si tratta di un malloppo di 243’270 dispacci diplomatici che la ambasciate americane hanno mandato alla centrale e di 8’017 direttive inviate dallo State Departement alle sue ambasciate in tutto il mondo. Se ne stanno occupando il New York Times, il Guardian, Le Monde, El País e Der Spiegel: l’analisi di questi giornali è mirata a mostrare come gli Stati Uniti vedono il mondo, le influenze che esercitano e le sconfitte che devono venire accettate.

I primi dispacci segreti sono datati 28 dicembre 1966, gli ultimi febbraio 2010. Per la maggior  parte si documentano gli anni di Georg W. Bush e l’inizio del mandato di Barack Obama: secondo Der Spiegel, ben 49’446 di questi avvisi sono stati mandati dal 2008, l’anno delle elezioni di Obama.

 

 

 

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