di Carlo Musilli

Hanno detto ancora sì. Un anno dopo aver proibito la costruzione di minareti sul territorio nazionale, gli svizzeri hanno dato il proprio assenso anche al referendum "per l'espulsione degli stranieri che commettono reati". L'ostracismo durerà dai 5 ai 15 anni, 20 per i recidivi. Sarà colpito chi, non essendo elvetico purosangue, si macchierà di gravi colpe quali omicidio, stupro, rapina, traffico di droga e tratta di esseri umani. Curiosamente, alla lista di abomini gli svizzeri aggiungono anche l' "abuso di prestazioni sociali". Il provvedimento è stato approvato dal 52,9% dei votanti, con una netta cesura territoriale: a favore tutti i cantoni di lingua tedesca  (fatta eccezione per Basilea Città), contrari tutti quelli francofoni (tranne il Vallese).

L'iniziativa era stata lanciata durante la campagna elettorale del 2007 dall'Unione di Centro (Udc), che a dispetto del nome è un partito di estrema destra populista, xenofobo e nemico dell'Unione Europea. In tempi record, gli uomini dell'Udc hanno raccolto 211mila firme, più del doppio di quelle necessarie a indire il referendum. Tre anni dopo, l'aria che si respira è ancora quella elettorale: l'esito della recente consultazione rappresenta una vittoria politica fondamentale per l'Udc in vista delle elezioni federali dell'ottobre 2011.

Quanto alla realizzabilità concreta del progetto, invece, i dubbi da sciogliere sono ancora molti. La proverbiale precisione svizzera stavolta lascia davvero a desiderare. Una serie di abnormi problemi giuridici si frappone fra l'idea proposta nel referendum e l'eventuale approvazione della legge. Il più risolvibile è quello relativo all'ordinamento interno della Svizzera: la nuova iniziativa richiederà una modifica della Costituzione per consentire la revoca del permesso di soggiorno e l'espulsione automatica dei malefici stranieri. A sua volta, la riforma costituzionale dovrà essere preceduta da una legge ad hoc ancora tutta da scrivere.

Il secondo ostacolo è invece ben più pericoloso. Quello che gli svizzeri hanno in mente di fare rischia di compromettere la loro posizione all'interno della Comunità Europea. L'iniziativa prevede infatti che anche i cittadini comunitari residenti in Svizzera possano essere espulsi senza tante storie, il che - fanno notare da Bruxelles - è un tantino in contraddizione con l'accordo bilaterale sulla libera circolazione che il Paese ha firmato con l'Ue. Da notare che gli accordi di Schengen risalgono al 1985, ma la sottoscrizione della Svizzera è arrivata solo nel 2008.

Ammesso che gli astuti elvetici riescano a superare anche questo scoglio, come la mettiamo con i diritti umani? Secondo Mevlut Cavusoglu, presidente dell'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, le misure che la Svizzera vuole introdurre "non sarebbero in conformità con quanto previsto dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo", perché le espulsioni sarebbero automatiche e non soggette ad alcuna procedura d'appello. Questo, a sentire Cavusoglu, comporterebbe il rischio di rispedire qualche straniero in paesi dove potrebbe essere "torturato o perseguitato".

L'Udc è stato l'unico dei grandi partiti presenti nel parlamento svizzero a sostenere questo delirante programma d'espulsioni. Gli altri erano contrari. Tutti. E allora come hanno fatto gli ultraconservatori a spuntarla? La risposta è drammaticamente semplice. Per amor di pluralismo, o più probabilmente per non dispiacere troppo all'elettorato in un momento in cui la situazione sembrava ancora gestibile, il parlamento decretò a suo tempo che il testo non violava il diritto pubblico internazionale e che quindi poteva essere sottoposto al voto del popolo. A quel punto, per arginare il progetto dell'Udc è emersa un’idea tristemente nota in Svizzera: il "Controprogetto".

In sostanza, il documento prevedeva sempre l'espulsione degli stranieri per reati gravi, ma stabiliva che non dovesse essere automatica. Anzi, bisognava valutare caso per caso, garantendo agli interessati la possibilità di fare ricorso, in modo da rispettare il diritto svizzero ed europeo. In uno slancio di titanico progressismo, si ribadiva perfino il dovere di promuovere l'integrazione degli stranieri in Svizzera.

I verdi hanno bocciato il "Controprogetto", mentre i socialisti si sono spaccati (tutto il mondo è paese). Alcuni lo hanno rifiutato perché non distingueva fra gli stranieri di passaggio e quelli nati in Svizzera e perché venivano posti sullo stesso piano reati economici e delitti come l'assassinio o lo stupro, in palese violazione del principio di proporzionalità della pena.

Le uniche forze politiche davvero rilevanti a sostenere questa riforma light sono state il Partito Liberale Radicale (Plr) e il Partito Popolare democratico (Ppd). Risultato: il povero "Controprogetto", anch'esso sottoposto a referendum, è stato bocciato con il 54,2% dei no. Non è stato approvato in nessuno dei 26 cantoni.

A vincere è stata l'Udc. I super-conservatori hanno saputo cavalcare le paure più ingenue, quelle che si accontentano di associazioni rozze, del tipo straniero-criminale. Paure istintive, che di fronte a problemi complessi trovano rassicurazione in risposte chiare, semplici e sbagliate. 

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