di mazzetta

Gli Stati Uniti invasero l'Iraq dopo aver preso accordi con tutti i paesi confinanti. Lunghi colloqui preliminari coinvolsero non solo i paesi mediorientali tradizionalmente alleati, ma anche Siria ed Iran, che collaborarono con gli americani attraverso lo scambio di informazioni e le convenzioni di frontiera, affidate completamente alla loro benevolenza poiché gli americani rinunciarono fin da subito a controllare le frontiere irachene. In quel momento gli Usa che attaccavano Saddam sembravano spingere per accordi storici con Siria, Libia ed Iran, affermando di voler stabilizzare la regione con le buone o con le cattive. La Rice trovò buona accoglienza, la Siria fece di tutto per accondiscendere alle richieste americane, un cammino che poi ha portato anche allo storico ritiro dal Libano, la Libia concluse un accordo-quadro per il quale ora è un paese rispettabile e anche l'Iran mostrò di ambire a una soluzione anche a costo di concedere contropartite non scontate. Anche l'Iran mostrò buona volontà, agevolando sia l'invasione dell'Afghanistan che quella dell'Iraq e catturando anche sospetti appartenenti ad al Qaeda su segnalazione americana. Purtroppo l'amministrazione Bush non era per nulla interessata alla normalizzazione dei rapporti con Teheran e da allora, era il 2003, ha mantenuto le ostilità chiamando gli alleati europei alla lotta contro lo "stato canaglia". Questa scelta politica ha scatenato prima di tutto una enorme propaganda contro l'Iran, accettata senza battere ciglio dai media globalizzati e riversata acriticamente attraverso i media locali sulle opinioni pubbliche nazionali.

Sull'Iran gli Stati Uniti mentono e hanno mentito diffusamente e con loro gran parte dei media occidentali; esattamente come successe per l'Iraq, la propaganda americana trova corifei ben contenti di assecondarla con grande sprezzo del ridicolo. Nel nostro paese la "guerra all'Iran" è già cominciata da tempo, con gli stessi protagonisti di quella all'Iraq. Gli stessi giornali che non si sono mai scusati per aver propagandato le balle di Bush sull'Iraq ( negli Usa i giornali più importanti hanno chiesto scusa) ora, senza fare una piega, ci raccontano ora un Iran che non c'è, trascendendo nella propaganda più spudorata.

La questione del nucleare iraniano non ha ragione legale di esistere; le pretese degli Usa e dei paesi europei non hanno alcuna base legale. Oltre le questioni legate al Trattato di Non Proliferazione, le pretese degli Usa non hanno alcun fondamento logico; nessuno ha mai potuto spiegare perché l'Iran non possa fare quello che fanno il Giappone o il Brasile con la loro industria nucleare, o perché l'Iran sia da considerare "canaglia" mentre tratta e accetta le ispezioni dell'A.I.E.A., mentre nessuno si cura che India Israele e Pakistan le eludano da sempre, o che analoghe pressioni abbiano spinto al Corea del Nord ad uscire dal T.N.P. e a farsi la sua bomba in pace senza che altri potessero mettere becco.

Gli Usa "creano il nemico", ma se l'amministrazione Bush è abbastanza coerente con la follia che la caratterizza, non si capisce proprio perché i media italiani dovrebbero tenerle la parte, se non fosse che non parliamo di media indipendenti, ma di media embedded nell'espansionismo mercantilista e colonialista ora allineato alle "idee" dei neocons.

Quasi tutto quel che sapete sull'Iran è falso. L'Iran è sicuramente una repubblica teocratica, il che vuol dire che il potere supremo spetta al "papa" iraniano. Questo non vuol dire però che il leader supremo controlli il paese come in altri paesi retti da monocrazie come appunto la Corea del Nord e la Libia, per stare agli "stati canaglia". In Iran ci sono più partiti, c'è una stampa abbastanza plurale (tutte cose che non esistono nemmeno in Libia o in Corea del Nord), ma soprattutto c'è una divisione del potere molto orizzontale al di sotto del supremo leader. C'è tanta orizzontalità che una vita politica come quella iraniana è impensabile in gran parte dei paesi dell'area alleati con gli Stati Uniti, una orizzontalità che spesso scatena confusioni e conflitti di attribuzioni, tutte cose sconosciute nei regimi autoritari. In Iran ci sono partiti abbastanza diversi tra loro, che nei limiti posti da Khamenei danno vita a un vivace dibattito politico e a una vera lotta per il potere. Questo ovviamente nulla toglie al fatto che la teocrazia non sia una meraviglia, o al fatto che gli iraniani aspirino effettivamente a qualcosa di diverso, ma ci sono molti paesi al mondo nei quali ci sono molte meno libertà che in Iran, e sono quasi tutti fedeli alleati o partner blanditi dagli USA.

La delusione degli iraniani per le mancate promesse di apertura dei cosiddetti riformisti ha portato all'affermazione di Ahmadinejad, che ha vinto perché gran parte dell'elettorato ha disertato le urne per punire i suoi avversari. Il modesto pasdaran si è così trovato alla guida del paese votato da una minoranza. I media amici di Bush e i loro giornali ci dicono che Ahmadinejad rappresenta la maggioranza degli iraniani, in modo che le opinioni pubbliche identifichino gli iraniani con il loro agitato presidente. Il 4 ottobre 2005 inoltre, a pochi mesi dalla sua elezione, è stato operato un "trasferimento di poteri" da parte di Khamenei, che li detiene tutti al massimo grado, all'Assemblea del Discernimento degli Interessi dello Stato (ADIS per questo o SEC in altri testi - Security Expediency Council). Il Leader Supremo ha trasformato un organo che precedentemente funzionava da organo consultivo e di mediazione tra il Parlamento (Majlis) ed il Consiglio dei Guardiani, in un governo oligarchico al di fuori e al di sopra di ogni formalità e in posizione superiore rispetto a tutti gli organismi che partecipano al potere esecutivo, legislativo e giudiziario. Alla guida della Sec Khamenei ha poi nominato i concorrenti sconfitti da Ahmadinejad alle elezioni.
Il segretario della Sec, Mohsen Rezaee, ha dichiarato che ora la Sec supervisiona le tre branche del potere costituzionale.

All'epoca, Ahmadinejad, ancora incapace di formare un governo (ci riuscirà solo nell'aprile del 2006, piegandosi a ministri a lui sgraditi neo posti-chiave), cercò di galvanizzare le "sue" folle con l'antica retorica contro Israele, ormai in disuso dai tempi di Khomeini. I media amici di Bush ci dissero - e ci dicono ancora - che l'Iran è un pericolo perché, come il suo presidente, vuole distruggere Israele; ovviamente sorvolano sulle dichiarazioni di segno contrario di chi conta più di lui e ignorando come il presidente minoritario sia stato legato mani e piedi dal più prudente leader supremo. Da pochi giorni si è saputo che ai primi di maggio del 2003, quando gli americani parlavano con l'Iran degli affari iracheni, il governo di Teheran inviò all'amministrazione USA una proposta di accordo molto equilibrata quanto storica.

L'Iran si impegnava a riconoscere Israele e il principio dei due stati, che fino ad allora aveva osteggiato; si impegnava a non sostenere gruppi "terroristici" nei paesi mediorientali; a spingere Hezbollah verso la transizione in forza politica parlamentare. Un accordo quadro attraverso il quale l'Iran chiedeva garanzie per la sua integrità territoriale e per la possibilità di procedure nello sviluppo della tecnologia nucleare civile, accettando qualsiasi controllo dell'A.I.E.A. e chiedeva la fine delle sanzioni americane contro il paese. Lo stesso accordo che gli USA hanno concluso con la Libia e vastamente pubblicizzato come un successo. Come ha confermato Flynt Leverett, allora specialista anziano al Middle East National Security Council, non passarono pochi giorni che gli USA rifiutarono la proposta, esprimendo per giunta dispiacere all'ambasciatore svizzero che aveva fatto da tramite consegnando la missiva.

Sui giornali italiani non troverete questa notizia, come non avete trovato traccia delle vicissitudini del governo di Ahmadinejad, come avete trovato solo rarissime tracce del più grande scandalo internazionale del 2004, quando il mondo venne a sapere che a fornire la tecnologia (e non solo) nucleare all'Iran, alla Libia e alla Corea del Nord era il governo del Pakistan. Allo stesso modo non troverete traccia delle preoccupazioni dell'A.I.E.A riguardo alla Libia, e nemmeno notizie degli acquisti da parte di Gheddafi di qualche tonnellata di uranio.
Qualcuno tra i lettori ha mai sentito dire che la Libia avesse le stesse "cose nucleari" il cui possesso da parte dell'Iran preoccupa tanto Washington?
Qualcuno ha mai sentito i nostri politici o i giornali che si affannano a raccontarci quanto sia pericoloso l'Iran, preoccuparsi del fatto che Gheddafi stesse procurandosi bombe atomiche? Parrebbero fantasie, se non fosse che la stessa stampa americana ne ha dato conto, anche se offrendo loro poca evidenza ed evitando accuratamente di dibatterne in grande stile.

Non è il frutto di una distrazione, ma la dimostrazione dello sdraiarsi di gran parte dei media italiani ed occidentali sulla propaganda americana anche a costo di coprirsi di ridicolo; non esiste altra parola per definire la prestazione dei nostri maggiori quotidiani, capaci di prendere una notizia completamente inventata da un esule iraniano (quella secondo la quale in Iran era entrata in vigore una legge che imponeva agli ebrei di girare con un nastro giallo), scrivere che "probabilmente" era falsa e intanto mettere (quella che era tutti gli effetti una non-notizia) in prima pagina con titoli che annunciavano paragoni tra l'Iran e la Germania nazista. L'ABC del giornalismo violato per produrre un tipico esempio di propaganda.

La questione è molto semplice: chi è nelle grazie di Bush e dell'Europa può fare quel che vuole a dispetto di qualsiasi trattato, gli altri sono "nemici" a prescindere, anche se si adeguano più degli "amini" alle leggi e ai trattati internazionali. A Bush, come ai nostri media, non importa nulla del Trattato di Non Proliferazione e lo dimostrano sia il recente impulso dato alla proliferazione concedendo all'India tecnologia nucleare in abbondanza senza alcun riguardo per il TNP, che le storie più datate, come quelle di Israele e Pakistan, che hanno potuto contare sull'omertà e sulla protezione americana per sviluppare in segreto i loro arsenali atomici. Per gli Stati Uniti l'A.I.E.A. è un ostacolo, un nemico, fin dai tempi della vicenda delle armi di distruzione di massa in Iraq: la cosa è evidente anche senza ricordare il tentativo di due deputati repubblicani di accusare el Baradei (il direttore dell'agenzia, poi premio Nobel per la Pace) di loschi traffici al fine di procurare la tecnologia nucleare al suo paese (l'Egitto), o il fatto che, come rivelato dal Washington post, l'Agenzia fosse spiata al fine di "incastrare" i suoi funzionari e chiederne la rimozione.

Illuminante in tal senso l'articolo di Joska Fischer pubblicato da Repubblica: Fischer dice che l'Europa: "ha non soltanto degli obblighi morali nei confronti di Israele, ma anche interessi nell´ambito della sicurezza che la legano al Mediterraneo Orientale, una zona strategicamente fondamentale." E poi dice anche :"Chi domina il Medio Oriente, l´Iran o gli Stati Uniti?". I
leader iraniani trascurano quanto questa domanda, e la sua risposta, sia cruciale per gli Stati Uniti come potenza globale e di conseguenza per il loro stesso futuro". Con questa frase Fischer dice papale papale che la questione, per come la vede l'alleanza atlantica, è quella del "dominio del Medio Oriente", con tanti saluti alla legalità internazionale e con l'ammissione esplicita dei motivi che spingono gli USA e l'Europa ad accusare l'Iran: il dominio del Medio Oriente e delle fonti energetiche.

Gli Stati Uniti, potenza globale vogliono il dominio del Medio Oriente, e Fischer da buon alleato prova a consigliare la strada per ottenerlo, non dimenticando di mettere l'Iran dietro la lavagna dei cattivi. Ovviamente su Repubblica nessuno si è azzardato a far notare che non esiste nessuna ragione, se non quella delle armi, che autorizzi simili pretese di dominio da parte di USA ed Europa, mentre esiste almeno quello dell'Iran a "dominarsi" da solo all'interno dei propri confini.

Per i media italiani va bene così, come va bene accettare acriticamente che l'annunciata annessione, unilaterale e illegale, dei Territori palestinesi da parte di Israele possa essere definita "un ritiro" o "una mossa verso la pace"; a ruota lo stesso va bene anche ai politici italiani, anche alla maggior parte di quelli di sinistra, che sull'attenzione di questi media fondano un potere ormai lontanissimo dalla gente e dalla realtà. Restate sintonizzati, anche se negli USA hanno appena denunciato 77 emittenti televisive perché trasmettevano clip prodotte del Dipartimento di Stato o da grandi aziende, spacciandole come servizi giornalistici, la macchina della propaganda atlantica non si fermerà; il brutto sceneggiato sull'Iran continua sui migliori schermi e sulle più autorevoli testate.

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