di Mario Braconi

Il Papa non è il benvenuto in Gran Bretagna: la sua visita di quattro giorni nel Regno, iniziata ad Edimburgo (Scozia), è talmente imbarazzante per i politici britannici che il Washington Post racconta di un memo riservato che girava al Foreign Office nel quale anonimi funzionari burloni suggerivano di invitare ufficialmente il Pontefice ad una cerimonia di benedizione di una coppia gay e in una clinica dove si praticano aborti.

Il documento è, in tutta evidenza, una goliardata e i buontemponi hanno subìto una lavata di capo: eppure il suo contenuto rappresenta efficacemente lo stato d’animo della maggioranza dei Sudditi nei confronti della visita papale. Secondo un sondaggio pubblicato dal Guardian, solo il 14% della popolazione è favorevole al viaggio papale, mentre al 54% non va giù il conto di 30 milioni di sterline (!) che il Papa lascerà da pagare ai contribuenti britannici.

A far infuriare gli abitanti del Regno Unito sono motivazioni politiche oltre che finanziarie. Tanto per dirne una, Benedetto XVI rappresenta un’organizzazione che si oppone fieramente alla diffusione dei preservativi in Africa, un atteggiamento che è la concausa della morte per AIDS di circa due milioni di persone ogni anno. Ben Goldacre, medico e columnist del Guardian espone un’antologia di dichiarazioni di Benedetto XVI e dei suoi cardinali in materia, una più imbarazzante dell’altra. Si va dal disinvolto nonsense delle parole pronunciate dal Papa in Camerun a maggio del 2009, (“questa tragedia non può essere fermata con i preservativi, che anzi rischiano di peggiorare la situazione”) alle idiozie mistificanti con cui a più riprese diversi cardinali hanno cercato di negare una semplice verità scientifica: l’impiego del condom riduce dell’80% la possibilità di contrarre l’infezione.

Piaccia o no, la lotta contro questa malattia si conduce con l’astinenza, la monogamia e i rapporti protetti; se Ratzinger (come anche Woytila) decide deliberatamente di abbattere una delle tre colonne su cui si basa lo stop al contagio, questo significa, né più né meno, che la chiesa romana costituisce “un grave problema di sanità pubblica”. Sostenere poi che la Chiesa è l’organizzazione che gestisce il più alto numero di ospedali per la cura dell’AIDS, nota sarcasticamente Polly Toynbee, Presidente della Associazione Umanista Britannica, equivale a dire che la chiesa gestiva le migliori unità di riabilitazione dalla tortura durante il periodo dell’Inquisizione...

Grazie alle reticenze e all’inerzia puntellate dai concordati bilaterali con i vari Paesi (Italia inclusa), la chiesa di Roma, inoltre, si è resa responsabile (e continua a rendersi responsabile) di quella che Goldacre definisce una “cospirazione internazionale finalizzata alla copertura di stupri di massa ai danni di bambini”. Oltre allo scandalo degli innumerevoli casi di pedofilia riscontrati negli USA e in Europa, ad irritare i sudditi del Regno è un report recentemente pubblicato in Gran Bretagna secondo cui oltre la metà dei preti pedofili finiti in carcere continuano a mantenere il loro stato di religiosi e una gran parte di loro riceve sostegno economico da parte della Chiesa.

Peter Saunders, rappresentante di un’associazione di vittime di abusi in età infantile (la NAPAC), nella conferenza stampa di mercoledì 15 settembre, si è detto scandalizzato dalla condotta della chiesa cattolica: “Le scuse non servono a niente: quello che desideriamo è verità, giustizia e magari anche una dimostrazione di senso di responsabiltà. [...] Vogliamo che il Papa dica: “Passerò tutti i documenti in nostro possesso alle autorità competenti dei Paesi nei quali i preti pedofili si stanno attualmente nascondendo”. Inoltre, la chiesa di Benedetto XVI porta avanti un’agenda politica innegabilmente retrograda nonché fieramente avversa ai diritti civili, in particolare in materia di interruzione di gravidanza e di discriminazione nei confronti degli appartenenti alla comunità GLBT, spesso contrastando nei fatti le disposizioni di legge dei Paesi che ospitano i suoi rappresentanti.

Ce ne è abbastanza per far arrabbiare una cinquantina di intellettuali, i quali hanno scritto una lettera aperta sul Guardian chiedendo la Governo di non concedere a Benedetto XVI l’onore di una visita ufficiale nel Paese: Ratzinger è libero, ovviamente, di recarsi in Gran Bretagna, ma in qualità di Capo di Stato non dovrebbe essere onorato per ciò che ha fatto e ciò che intende fare in futuro; un principio sano, certamente, ma che si spera possa essere in futuro applicato anche a capi di stato ugualmente vergognosi e criminali.

Anche agli Anglicani il Papa cattolico non fa mancare ragioni di disappunto: prima di tutto, corteggiando, in una sorta di grottesco “chiesa-mercato”, quei vescovi anglicani scandalizzati dalla recente apertura della loro chiesa all’ordinamento di sacerdoti omosessuali: pur di condurli nel suo “ovile”, Benedetto XVI ha messo a punto una piattaforma ad hoc, che consentirebbe loro di passare sotto le bandiere della chiesa cattolica, mantenendo però liturgia e tradizione di origine. In questo modo, la Chiesa di Roma, che non ammette il matrimonio per i suoi preti, avrebbe dei cardinali regolarmente (e legittimamente) ammogliati. Quando si dice la coerenza...

Come se non bastasse, il 19 settembre a Birmingham Ratzinger beatificherà il cardinale John Henry Newman, teologo e filosofo, oppositore del liberalismo e del relativismo (perché stupirsene?), ma soprattutto, divenuto cattolico dopo essere stato prete anglicano: più schiaffo morale di così! Vale la pena annotare che di Newman si racconta che fosse gay, particolare che rende particolarmente spassoso il riconoscimento tributatogli da uno dei papi più omofobi.

In questo scenario molto delicato si inscrive la gaffe del Cardinal Kasper, che, in un’intervista a Focus ha sostenuto che la Gran Bretagna somiglia ad un Paese del Terzo Mondo, parrebbe di capire, a causa della gran varietà etniche che vi sono rappresentate. Ovviamente, sulla scia dell’ulteriore irritazione provocata nel paese ospite dall’improvvida uscita del porporato, quest’ultimo è stato costretto a rinunciare alla visita, accampando l’improvvisa quanto provvidenziale insorgenza di una forma di artrite. Eppure si tratta del cardinale che, a valle della demenziale riabilitazione del lefevbriano negazionista Richard Williamson da parte di Ratzinger, fece parlare di sé (nei corridoi del Vaticano) rilasciando un’intervista insolitamente critica verso la decisione papale.

In effetti, l’uscita di scena di Kasper - certo non una colomba, ma riconosciuto come valido negoziatore con gli Anglicani - sembra funzionale alla strategia muscolare del muro contro muro tanto gradita al Pastore tedesco ma il cui successo è tutto da verificare; poiché il diavolo è nei dettagli, è interessante notare che il religioso che prenderà il posto di Kasper non ha un inglese particolarmente fluente, il che costituisce un ostacolo non proprio da sottovalutare in un contesto di grande tensione tra le due chiese. Forse l’obiettivo vero, viene da pensare, è proprio esacerbare a dovere gli animi.

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