di Rosa Ana de Santis

L’Europa bacchetta pesantemente l’Eliseo sull’espulsione indiscriminata dei rom e apre ufficialmente una procedura di infrazione. La Francia, madre del diritto europeo, si dice esterrefatta delle sterili polemiche, infastidita del fatto che la decisione politica del governo francese passi per una spietata caccia all’uomo o un’oculata epurazione etnica, simil nazista.

Ma non é cosi, assicura Sarkozy. E siccome non è così chiude la polemica con un brutale “Se li prenda a casa sua i rom”, rivolgendosi al Commissario alla Giustizia Viviane Reding. Svelando, proprio quando penserebbe di averlo smentito, la più viscerale intolleranza e soprattutto la motivazione principale della cacciata.

C’è tutto Sarkozy in questa risposta: l’arroganza e la boria di un miracolato dalla fine della politica e della “grandeur” della Francia, che ha prodotto una degenerazione senza freni in quella che fu la capitale europea del diritto. E, se da una parte c’è un ometto tronfio, marito di una più celebre donna, dal’altro c’è la difficoltà e le fierezza di essere rom.

E proprio mentre l’Europa si accorge da subito che questo atteggiamento francese apre pericolosi precedenti, proprio mentre il Vecchio Continente ricorda (per quanto ipocritamente) le clausole sociali proprie della sua unità, l’Italia in tutta fretta si schiera a difesa di Sarkozy. Berlusconi non usa mezzi termini. E come potrebbe se questo è il paese in cui il Ministro dell’Interno può giustificarsi dell’erroneo agguato alla motovedetta libica, argomentando che si pensava si trattasse di immigrati?

Come se fosse accettabile, e un po’ da mettere nel conto, che se sei naufrago o clandestino qualcuno ti sparerà. Si può fare il tiro a bersaglio con i clandestini in mezzo al mare perché c’è un accordo con la Libia di contrasto all’immigrazione illegale? Si possono caricare in massa, su treni o aerei, gli zingari? Non viene niente alla memoria?

Non a caso la Germania, che con la sua storia ha imparato a fare i conti senza reticenze, pur prendendo le distanze dai modi e dai toni del Commissario Reding, si allinea completamente con la posizione UE e con il presidente Barroso. La sola lontana ipotesi della discriminazione etnica è un male talmente grande che ogni misura preventiva deve sembrare lecita al paese che ha originato l’orrore più grande della storia. Solo a loro, a quanto pare. All’Italia meno, che pure qualche schizzo di memoria dovrebbe ancora averlo, anche solo per ricordare di essere stato il primo paese al mondo a proclamare leggi razziali.

Ma cosa si può chiedere al governo guidato da un signorotto brianzolo che definiva il confino come villeggiatura? L’Europa, però, ritiene che la guardia non vada abbassata, né sulla forma, né sulla sostanza. E non a caso l’attenzione europea sul caso nasce soprattutto dal giallo - ma poi nemmeno troppo - delle due circolari che si sono repentinamente succedute al Ministero dell’Interno francese. Sembra che la prima fosse molto meno politically correct di quella poi divenuta ufficiale.  Ed è qui che l’Europa vuole vederci chiaro, come ha fatto su diverse scelte del nostro governo.

In Italia, in diverse occasioni, si è fatta sentire anche la voce della Chiesa contro alcune derive poliziesche del governo, ma per il Cavaliere ormai i voti padani sono molti di più del bottino di consensi che un tempo gli assicurava la Chiesa. E la campagna elettorale, come un’autentica campagna pubblicitaria, deve andare avanti ad ogni costo. Quello che non si possiede lo si può sempre comprare.

I rom cacciati dalla Francia, quasi tutti tornati a Bucarest, risultano partiti volontariamente, con qualche spicciolo in tasca. Stando alle dichiarazioni francesi, i casi di espulsione sarebbero stati valutati singolarmente, non c’entrerebbe nulla il dato etnico. Strano che fossero famiglie intere, donne e bambini, e che fossero tutti rom. Una finta coincidenza come quella per cui abbiamo sparato su una barca che credevamo piena d’immigrati o abbiamo chiesto ai medici di denunciare gli ammalati clandestini. Quando chiederemo di farlo con proclama governativo per un camorrista o un mafioso o un politico corrotto potremo pensare che non ci siano forme di discriminazione xenofoba. Fino a quel giorno, uno spettro si aggirerà di nuovo per l’Europa. E non è il comunismo, purtroppo.

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