di mazzetta

Con le ultime condanne a morte seminate tra gli oppositori e con la chiusura di tre giornali ostili al governo, il presidente Ahmadinejad e Alì Khamenei hanno mostrato di aver riacquistato un certo controllo sul paese. La rivoluzione verde sembra essersi sopita, anche se la vendetta del potere sembra destinata ad allungare la sua ombra sulla società.Una soluzione che non dispiace a Washington e che delizia Tel Aviv, che da tempo contano su  Teheran per distogliere l'attenzione dalle proprie responsabilità. Quando Teheran è stata invasa dalle folle all'indomani delle elezioni, nelle due capitali c'è stata incertezza. Netanyahu aveva già commentato l'affermazione di Ahmadinejad reiterando le solite minacce e Washington non era proprio disposta a mettere in discussione la legittimità del suo presidente. Non l’ha mai fatto nemmeno in seguito e il potente apparato mediatico della propaganda occidentale non si è posto il problema dei brogli in Iran.

Un sostanziale via libera a una repressione feroce e non appariscente, che il regime ha perseguito con velocità ed efficienza una volta che la pressione della piazza è calata, potendo contare sul massiccio disinteresse del “free world”. Ahmadinejad va bene dove sta e questo l'ha capito da un pezzo.Inadatto al governo, tanto che lo stesso Khamenei ha svuotato i poteri presidenziali per affidarli ad altri pochi mesi dopo la sua prima ascesa alla carica, Ahmadinejad può contare solo su una retorica molto elementare che contrappone il suo patriottismo e la sua onestà ai nemici esterni e ai corrotti che minacciano la rivoluzione iraniana dall'interno. Se gli iraniani non fossero profondamente offesi nel loro patriottismo dalle pressioni contro il programma atomico, Ahmadinejad mancherebbe di una stampella.

Problemi ancora più grossi li avrebbe il governo in Israele, che continua ad accusare istericamente l'Iran di volere la distruzione d'Israele, ma che dal 2001 ha invece bombardato la Siria e devastato il Libano e Gaza che non potevano proprio distruggere nessuno. Allo stesso modo da quando gli Stati Uniti hanno invaso l'Iraq, la propaganda occidentale ha elevato l'Iran al ruolo di minaccia principale e incombente. Una situazione che ha trovato il suo equilibrio nel gradimento dei tre governi, svelti e in singolare sintonia nell'approfittarne.

Un'animosità sospetta e infondata a ben vedere. Israele che rinfaccia all'Iran di non rispettare il Trattato per la Non Proliferazione che si rifiuta di sottoscrivere è la spia evidente di un doppio standard che priva di qualsiasi legittimità qualsiasi obiezione del genere, ancora di più perché l'Iran rispetta gli impegni presi. Il cambio dell'amministrazione americana non ha ancora portato cambiamenti su questo fronte, pur offrendo trattative l'amministrazione Obama non si è risparmiata quando c'è stato da denunciare l'esistenza di un impianto nucleare iraniano “segreto”.

Denuncia ridicola. L'Amministrazione si vanta di aver scoperto un sito che l'Iran ha notificato all'AIEA secondo le procedure e molto prima di introdurvi materiale radioattivo. Nessuno ha scoperto niente, hanno fatto finta per fare un po' di rumore e si sono detti scandalizzati anche perché l’hanno costruito vicino a una base dell'aeronautica militare per difenderlo meglio. Un comportamento davvero sospetto, ci dicono, che sembrerebbe non voler tenere conto che l'Iran è minacciato di bombardamenti ogni settimana da anni. C'è da capire che anche i nemici interni di Ahmadinejad apprezzano l'idea di un deterrente nucleare iraniano; il paese è circondato da potenze che sono tutte dotate di armi nucleari e ogni genere di ordigno bellico in grande numero, alcune delle quali molto minacciose. Che l'Iran stia cercando o meno di dotarsi di armi nucleari cambia ben poco, l'unico cambiamento reale è che diventerà molto più difficile attaccare l'Iran.

Pochi giorni dopo la denuncia della clamorosa “scoperta”, Obama ha ricevuto lo stesso premio Nobel per la Pace che è stato di Mohamed el Baradei, il capo dell'AIEA che ha tenuto testa a Bush prima sulle armi di distruzione di massa irachene e poi sul nucleare iraniano, dimostrando di essere nel giusto e resistendo anche al tentativo da parte di deputati americani, poi confessato, di calunniarlo. Un peso più che un premio: Obama ha già sbattuto il naso sulle prime difficoltà mediorientali, Netanyahu ha rifiutato le sue richieste fiutandone le debolezza e per ora il Dipartimento di Stato non ha trovato di meglio che assestarsi sulla linea disegnata da Bush, pur “concedendo” tempi lunghi all'Iran. Quel premio sarà un promemoria e un invito a procedere verso la pace, se non altro i giurati norvegesi hanno ci hanno provato.

Una farsa in grande stile: la “minaccia iraniana” non esiste e, anche con il possesso di ordigni nucleari, non sarebbe più minacciosa dell'Iraq di Saddam. L'Iran non può bombardare Israele con le atomiche senza cancellare anche i palestinesi e molti altri e senza farsi cancellare da una risposta anche più violenta. L'Iran non possiede aviazione, non ha una marina, non ha copertura antiaerea, non ha alcuna capacità di proiezione militare all'esterno, non ha nemmeno una dottrina militare o politica orientata oltre i suoi confini, tanto che ha collaborato con gli americani in Iraq e Afghanistan e non ha certo mobilitato le truppe in difesa dei fratelli musulmani.

Il tutto senza considerare che, per attaccare Israele o esserne attaccato, bisogna passare sui cieli dell'Iraq, attualmente presidiati dall'aviazione più potente del mondo e legalmente sotto la giurisdizione del governo iracheno. Impossibile per l'Iran, ma anche per Israele senza il placet americano o senza coinvolgere gli Stati Uniti, il che permette al governo Israeliano di minacciare attacchi senza poterli e doverli portare a termine fino a che gli Stati Uniti non siano disposti ad esserne corresponsabili.

Certo è che se Ahmadinejad non fosse attaccato dall'esterno, soffrirebbe sicuramente di più sul fronte interno. Altrettanto certo è che la società israeliana si regge ora sull'esistenza della minaccia esterna, ma adesso che è stata dimostrata l'inesistenza di minacce reali da Libano, Siria e Gaza, non resta molto oltre l'Iran. Nella stessa misura l'Iran serve agli Stati uniti per continuare a vestire la divisa del poliziotto buono, una maniera come un'altra di coprire le torture di Guantanamo e Abu Grahib, i bombardamenti poco intelligenti e le ricostruzioni truffaldine.

E allora che sia la lapidazione dell'Iran cattivo, ma non perché impicca gli oppositori o chiude i giornali, ma perché deve vestire i panni del feroce Saladino contro il quale mantenere mobilitato un dispositivo bellico ipertrofico, un capro espiatorio da offrire alle opinioni pubbliche mentre strateghi sempre più stanchi cercano di rammendare la coperta logora della War on Terror.


 

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy