di Bianca Cerri

Nessuno ha il diritto di rallegrarsi per l’arresto di una persona ma se mai è esistito un uomo che meritava di conoscere quello che la detenzione riesce a fare alla mente e all’anima di un essere umano questi è Jon Burge, ex-capo della polizia di Chicago per oltre un ventennio, arrestato in Florida il 21 ottobre scorso. Per il momento Burge, che aveva accolto l’arrivo degli agenti con la consueta arroganza, è riuscito ad ottenere i domiciliari contro una cauzione di 250.000 dollari ma le autorità gli hanno ritirato il passaporto. L’11 maggio del 2009 verrà processato per aver autorizzato l’uso della tortura durante gli interrogatori e ostruito il corso della giustizia dichiarando il falso sotto giuramento davanti al gran giurì. Rischia dai nove ai quaranta anni di carcere. Jon Burge aveva lasciato il corpo di polizia nel 1993 e credeva che ormai la tempesta fosse passata, ma per il reato di tortura non esiste prescrizione, neppure negli Stati Uniti, dove gli interrogatori a base di coercizione fisica sono la regola. Non si sa esattamente quante siano state le sue vittime e quanti, per mettere fine alla sofferenza, abbiano “confessato” delitti mai commessi poi scontati con anni ed anni di carcere. Esistono però le dolorose testimonianze di detenuti ed ex-detenuti che subirono sevizie atroci durante gli interrogatori che dimostrano come Burge avesse trasformato il comando di polizia di Chicago in una vera e propria centrale del terrore dove i fermati venivano sottoposti a scariche elettriche sui genitali, finte esecuzioni, annegamenti simulati, privazione del sonno, ecc. A Mark Wiggins, un ragazzino di tredici anni appena, un poliziotto infilò un sacchetto di plastica sulla testa che tolse solo quando Wiggings iniziò a sanguinare dal naso nel disperato tentativo di respirare.

L’obiettivo più aberrante di Burge e dei suoi uomini era soprattutto mostrare alle vittime, tutte afro americane, il dominio incontrastato degli ariani sulla legge. Spesso alle torture fisiche si aggiungevano i tormenti verbali riferiti alla razza. Non a caso il manganello elettrico usato durante gli “interrogatori” era stato soprannominato dalla squadra “attrezzo per negri” e gli insulti più comuni miravano a denigrare soprattutto il colore della pelle. Le “confessioni” estorte con la tortura portarono alla condanna a morte di tredici afro americani innocenti. Fra questi c’era Frank Bounds, che morirà di cancro ai polmoni nel penitenziario di Menard prima di riuscire a provare la sua estraneità al delitto di cui era stato accusato.

Nel gennaio del 2003, George Ryan, che all’epoca era governatore dell’Illinois,decise di commutare in ergastoli tutte le condanne capitali inflitte nello stato. Ryan disse di aver scoperto solo da poco tempo la presenza di macroscopici errori procedurali anche molto gravi nel sistema penale e per questo non avrebbe permesso che degli esseri umani venissero giustiziati senza aver avuto un processo regolare. Parole encomiabili, che valsero a Ryan addirittura la candidatura al premio Nobel per la pace.

In realtà, quello che poteva sembrare a prima vista un atto di generosità non era altro che una mossa molto astuta per proteggere Burge ed evitare alla municipalità di Chicago, già dissanguata dai risarcimenti per danni a persone maltrattate dalla polizia, di finire sul lastrico. Ryan sapeva benissimo quello che accadeva nella lugubre stanza situata al secondo piano del comando centrale ma, essendo ormai giunto alla fine del suo secondo mandato, pensò bene di approfittare della situazione per crearsi un’allure che non era riuscito ad avere come figura pubblica. Nel clima di euforia generale, nessuno si accorse che: la Corte Suprema dell’Illinois aveva intanto ribaltato le decisi del governatore uscente confermando nove condanne a morte su tredici; che i quattro detenuti in attesa di esecuzione riconosciuti innocenti tornarono liberi solo dopo aver firmato un documento nel quale s’impegnavano a rinunciare a qualsiasi azione legale contro i loro aguzzini. Da allora, i tribunali dell’Illinois hanno inflitto altre undici condanne a morte ad altrettanti imputati. Ma tant’è: la fama del governatore dal volto umano era ormai arrivata anche in Europa e l’associazione “Nessuno Tocchi Caino”, legata al partito radicale, nominò Ryan presidente onorario.


Ci sono voluti 15 anni per incriminare Jon Burge che nel frattempo aveva lasciato l’Illinois per stabilirsi in Florida, dove con i soldi della liquidazione si era comprato una casa imponente. Se il procuratore generale dell’Illinois vorrà fare il suo dovere fino in fondo dovrà necessariamente chiamare in causa anche Richard Daley, attuale sindaco di Chicago, che continua a negare quello che tutti ormai sanno. Daley non fece assolutamente nulla per mettere fine agli interrogatori a base di tortura né risulta abbia mai risposto all’accorata lettera inviatagli da John Raba, un medico che aveva visto da vicino la sofferenza delle vittime e lo pregava di intervenire. Raggiunto dai giornalisti, il sindaco si è limitato a chiedere scusa alla gente di Chicago per “eventuali” omissioni assicurando che assisterà al processo.

Parole aleatorie, che hanno profondamente irritato le famiglie delle vittime che da anni si battono per la liberazione ed il riconoscimento dei diritti dei loro congiunti. Al processo Burge ci saranno anche loro, mancherà solo Costella Bounds Cannon, uccisa da un tumore nel giugno del 2003. Per cinque anni dopo la morte del figlio aveva continuato a lottare a fianco dei detenuti all’interno del movimento che cerca di porre termine a eccessi e crudeltà di misure correttive che costituiscono la loro sorte quotidiana.

A Costella non piaceva vedere la gente in carcere e sosteneva che la galera serve soltanto a distruggere l’orgoglio e la mente degli uomini trasformandoli in robot apatici. Eppure forse anche lei avrebbe gioito alla notizia dell’arresto dell’uomo che torturò suo figlio. Perché è vero che non è bello rallegrarsi quando un essere umano finisce in carcere, ma quando a finire in carcere sono coloro che abusano dei loro poteri per torturare, umiliare ed imprigionare altri esseri umani rallegrarsi si può, anzi si deve.


Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy