di Cinzia Frassi

Nell'ultimo Consiglio dei Ministri, l'uscente Presidente Romano Prodi accorda un sostanzioso prestito alla compagnia aerea di bandiera, gettando sostanzialmente alle ortiche ben 300 milioni di euro. Staremo a vedere le reazioni conseguenti di Bruxelles, che potrebbe dire no ad un prestito che in realtà concretizza un aiuto di Stato, anche se la fantasia tutta italiana prova a giustificarlo in nome “dell’ordine pubblico”. Alitalia brucia 1 milione di Euro al giorno, con un bilancio che pare un incubo: come si può immaginare che possa restituire 300? Ma ciò che appare paradossale, anche se in perfetto stile bipartisan, sono le dichiarazioni di Prodi: "L’onorevole Berlusconi ha chiesto di provvedere ad un prestito ponte più sostanzioso di quel che avevamo prospettato". Infatti pare che inizialmente Prodi e l'uscente ministro dell'Economia Padoa-Schioppa limitassero il "prestito" a circa 150 milioni. Poi deve essere arrivata la telefonata del Cavaliere. Pensare che proprio a quest’ultimo va addebitato il passo indietro di Air France-Klm, sulla base delle fantasie da cordata italiana. Insomma l’ennesima boutade da campagna elettorale. Nonostante tutto però, colui che ha come sogno quello di passare alla storia come “statista”, dichiara che “sarebbe stato meglio lasciare al governo attuale di concludere con Air France. È una patata bollente tra le mani, ma interesse nazionale è non perdere la compagnia di bandiera. Questo per orgoglio nazionale e per interesse economico”.

La vicenda Alitalia ha dell'incredibile oltre che essere tremendamente emblematica delle concezioni localistiche economiche italiane, delle mosse in stile "furbetti del quartierino" e del protezionismo cui si ispira senza nemmeno nasconderlo molto. Così, tanto l'uscente governo che quello che a breve si insedierà, si fanno in quattro in nome del patriottismo in tricolore fantasticando sulle sorti di una società che secondo molti commentatori anche internazionali è sicuramente destinata a portare i libri contabili in Tribunale. Infatti, basti vedere le reazioni dei mercati, che proprio non ci credono e che, nonostante il maxi prestito e l’interesse di Aerflot, lasciano andare sotto di tre punti teorici il titolo.

Dalle pagine di La Repubblica Giuseppe de Rita, sociologo del Censis, sostiene che “al Nord si punta allo sviluppo spontaneo del mercato, mentre al sud arrivano i miliardi ma non sanno usarli per lo sviluppo". In realtà pare che il denominatore comune sia uno per tutto il territorio nazionale: clientelismo e denaro a pioggia. Alitalia è solo uno dei tanti. Ce n’è per la Tav e il ponte sullo Stretto di Messina nel futuro programma del Pdl, ce n’è per le varie emergenze che immancabilmente non si risolvono e che divorano milioni di Euro, ce n’è per leggi “straordinarie” per il salvataggio di compagnie da salvare. Ricordiamo tutti il caso Parmalat, il crack finanziario e la legge Marzano, mentre i risparmiatori ancora aspettano.

Come aveva ipotizzato il ministro dell'Economia Padoa-Schioppa, la legge Marzano torna infatti in auge con Alitalia ad un passo del fallimento. La legge, che prevede interventi per salvare grandi imprese in stato d’insolvenza e che fu ispirata dai casi Parmalat e Cirio, viene rispolverata oggi più che mai dopo il nulla di fatto con i francesi di Ari France-Klm. Sarà difficile, infatti, evitare la dichiarazione dello stato di insolvenza. Va da se che la conseguente amministrazione straordinaria avrebbe 180 giorni per stendere un convincente piano di ristrutturazione. Guarda caso i 300 milioni dovrebbero bastare per dare un po’ di ossigeno fino alla fine dell'anno.

Ma queste previsioni non sembrano coincidere con quelle del futuro presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che rifiuta categoricamente l’accusa di essere responsabile per il dietro front francese di Spinetta addebitandolo ai sindacati. Due-diligence, niente insolvenza né commissariamento, salvataggio della compagnia e - ahimè - "dolorose riduzioni di personale" cui andrà, assicura, "la debita assistenza grazie ai mezzi che lo Stato ha per chi perde il lavoro". Questa la soluzione firmata Pdl. Perchè se non ci sono risorse per aiutare la crisi delle tasche degli italiani, né tanto meno per il lavoratori di Alitalia, per tutto il resto ce n’è per tutti.

Ma lui, il cavaliere statista è contento: “Ora c'è il modo per cui la compagine di imprenditori interessati ad Alitalia si facciano avanti, chiedano di valutare i conti e presentare una proposta. Il tutto assistito da banche italiane, da società importanti, da compagnie aeree italiane e straniere che non pretendono di farla da padrone” in Italia. Dove il padrone, sia chiaro, è uno e uno solo: lui. I soldi invece, sono i nostri.

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