di Carlo Benedetti


Ignoriamo le gaffes berlusconiane, mettiamo da parte le passerelle da varietà anni ’50, lasciamo ai diplomatici il giudizio su quanto avvenuto nel teatrino di Villa Certosa nella Costa Smeralda, stendiamo un velo sulla “mitragliata” del nostro Cavaliere in direzione della giornalista russa Natalia Melikova, della Nezavisimaya Gazeta, che ha trovato la forza per chiedere al suo Putin notizie in merito alle (eventuali) storie d’amore con la affascinante campionessa di ginnastica artistica (ora onorevole alla Duma) Alina Kabaeva. Entriamo, invece, nella politica e nei rapporti bilaterali Russia-Italia. Cominciamo con Putin. Il personaggio ha lasciato alle spalle la presidenza e si sente già (senza che nessuno lo abbia eletto) premier di una Russia completamente assoggettata al volere del Cremlino. E così comincia la sua nuova campagna acquisti con l’obiettivo di realizzare un impero di tipo nuovo, tutto economico. Pensa infatti - e non da ora - al ruolo che dovrà avere quella piovra industriale e commerciale che si chiama “Gazprom” e che si sta estendendo in ogni continente.
E’ lui, tra l’altro, che ha tenuto a battesimo più volte questo ente e il suo delfino Medvedev ne è ancora il capo. E proprio nel contesto di questa organizzazione il Cremlino sta sempre più cercando di inserire nel giro consiglieri e politici stranieri. E’ il caso del tedesco Schroeder che, tramite Putin, ha ottenuto posti di rilievo nel Gazprom riuscendo anche a portare l’azienda Wintershall della Rft ad operare a fianco dei russi nell’estrazione del gas naturale in un campo siberiano.

Putin, quindi, va visto soprattutto come un grande uomo d’affari che ha raggiunto il vertice grazie ad una carriera politica sponsorizzata dai servizi segreti della Lubjanka. Ed ora - visto il vento favorevole - parte all’attacco del mondo economico mondiale. Tanto è vero che proprio alla vigilia della puntata in Sardegna si è impegnato in una "storica e strategica" visita ufficiale a Tripoli tutta concentrata sui temi dell’oro-nero, dell’energia in generale, sul nucleare civile (sul quale la Russia gioca il ruolo di costruttore esperto di centrali) ma anche su potenziali contratti nel settore della difesa, dei trasporti e delle costruzioni.

Un altro dossier importante per il premier russo in pectore è il previsto saldo del debito libico, ancora risalente ai tempi sovietici e legato a un contratto per la vendita di armamenti. All'inizio del 2006 ammontava, in base alle stime del ministero delle Finanze russo, a 3,5 miliardi di dollari. Un contenzioso del quale il capo del Tesoro russo, Aleksei Kudrin, ha promesso l'estinzione. Ma tale questione è stata rallentata da un fatto giudiziario totalmente estraneo ai rapporti bilaterali, ma dirompente per l'attualità politica della Federazione russa. L'arresto del vice di Kudrin, Sergey Storchak, ha infatti prodotto, di riflesso, una frenata sul dossier al quale lo stesso Storchak lavorava. Il fermo dell'alto funzionario è avvenuto alla fine del 2007, proprio a ridosso di una sua visita a Tripoli. Contemporaneamente sarebbero sul piatto nuove forniture di armi alla Libia. E il totale dei contratti potrebbe superare questa volta i 2,5 miliardi di dollari. Il discorso riguarda anche forniture di un sistema missilistico C-300Pmu2 "Favorit", circa 20 3RC "Top-M1" e due bombardieri Mig e Sukhoi, con aggiunta di elicotteri MI-17 MI35 e KA52, oltre a tecnica militare navale. Fin qui le armi.

Sul fronte energetico c’è poi da rilevare che la posizione del Gazprom è più che mai solida. Tanto più che tra la fine del 2007 e l'inizio del 2008 Gazprom ha vinto la gara indetta dalla Libia per l'esplorazione e lo sviluppo dei giacimenti di gas nell'area numero 64, blocchi 1, 2 e 3, nel bacino di Gadames. Il colosso dell'oro blu a dicembre scorso aveva annunciato di investire circa 100 milioni di dollari per l'esplorazione del progetto. E secondo le prime stime le riserve di petrolio nel sito numero 64 parlano di 20 milioni di tonnellate.

Questi gli interessi diretti di Putin, che si presenta sempre più come manager impegnato a tutto campo. Ma nei dossier restati nell’ombra ci sono pagine che si riferiscono agli interessi dell’italiana Mediaset. Non è un segreto, infatti, che negli anni sovietici il Biscione aveva tentato uno sbarco in Russia. Aveva aperto un suo ufficio di rappresentanza ed aveva avviato contatti con la televisione di Stato. Poi il crollo dell’Urss, l’uscita di scena di Gorbaciov e l’arrivo di uno Eltsin incontrollabile lasciarono il vuoto quanto a Mediaset. Ma con l’arrivo di Putin e con lo sviluppo dell’amicizia con Berlusconi la partita si potrebbe riaprire. Mediaset potrebbe mettere in piedi una sua filiale russa, inglobare alcuni oligarchi ed estendere la sua rete dal Baltico al Pacifico. L’obiettivo sarebbe quello di avviare un canale russo dedicato in gran parte alle notizie economico-commerciali italiane facendo così il pieno di pubblicità delle aziende di casa nostra: dai mulini bianchi all’olio d’oliva, dalle fettuccine ai pelati…

E mentre di parla di questi progetti molti giornalisti russi, in quel di Sardegna, tirano fuori alcune pagine di un settimanale moscovita - Vremja Novostey - dove si afferma che il nostro Berlusconi “soffre del culto della personalità”. E i russi, in merito, sono degli esperti.

Infine, quanto alla giornalista “fucilata” dal nostro premier, la povera collega piange ancora. E non è uno scherzo. Perché nella Russia putiniana, nel giro degli ultimi anni, i giornalisti fatti fuori a colpi di Kalashnikov o di Makarov sono stati più di duecento. Berlusconi non sa, ovviamente, che in casa dell’impiccato non si parla di corda. E Putin nel momento in cui il suo “caro Silvio” ha fatto quel gesto scherzoso, ha abbassato gli occhi. E tutti abbiamo pensato ad Anna Politkovskaja.

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