di Elena Ferrara

Uno scrittore che denunciava le gesta della malavita locale eliminato a colpi di pistola, un boss dell’industria nucleare implicato in grandi affari internazionali, un ministro dell’Interno che si dimette mentre la magistratura l’accusa di collusione con la criminalità organizzata, un “uomo d’affari” che nuota nel mare della mafia locale aiutato da banche e banditi… E’, in sintesi, il teatro di una Bulgaria che in questi giorni vede riemergere con forza e con sempre maggiore prepotenza la sua mafia mentre si alza lo scontro a livello politico. E l’allarme scatta non solo nel vertice di Sofia, ma anche negli ambienti comunitari di Bruxelles, che chiedono ai bulgari di adottare misure immediate per combattere la criminalità, condizione che era stata posta come essenziale all'ingresso nell'Ue nel 2007. Ma la Bulgaria non è riuscita a rispettare le regole proprio per il fatto che il sistema era corrotto all’inizio e che, col passare del tempo, si è andato sempre più caratterizzando per i suoi rapporti mafiosi. Ed ecco l’escalation delle ultime ore che aggiunge nuovi e drammatici dati alle statistiche ufficiali. Perché, a partire dal 2001, sono circa 200 gli assassinii attribuiti alla mafia locale. Esecuzioni e scontri armati, furti della cosa pubblica, fuga di capitali all’estero e delitti su commissione è quanto accade regolarmente nel paese. E tutto avviene - denuncia Mark Gray, portavoce dell’Esecutivo comunitario chiamato a “vigilare” sul comportamento della Bulgaria - “senza che si verifichino azioni reali tese a contrastare la malavita”. Tutti sono consapevoli dell’urgenza e della gravità della questione, ma nulla si muove.

I dossier dell’escalation criminale aumentano di ora in ora. Lo scrittore Gheorghi Stoev (35 anni) è ucciso da un killer che lo attendeva a pochi passi dal centralissimo albergo Pliska, in una delle zone più prestigiose della capitale. Era un personaggio noto. Autore di libri e articoli sui rapporti fra ex dirigenti comunisti e criminalità organizzata. Stoev in passato era stato legato alla malavita, ma poi era passato dall'altra parte della barricata. In un’intervista lo scorso gennaio alla Radio nazionale aveva annunciato la pubblicazione di un nuovo libro. Alla domanda se avesse ricevuto minacce per opere già uscite aveva risposto che nel mondo della malavita non ci sono minacce e si procede subito all'eliminazione della persona scomoda.

L'agguato è il secondo, a Sofia, nel giro di 24 ore. Perché è stato ucciso, con due colpi di pistola alla testa, anche il direttore generale della compagnia “Atomenergoremont”, Borislav Gheorghiev, 41 anni. Lo hanno freddato a colpi di pistola mentre rientrava a casa. Era un personaggio di spicco del mondo industriale, dal momento che la sua impresa si occupa della manutenzione dei reattori nella centrale nucleare di Kozlodui, nella Bulgaria settentrionale.

Ed ora c’è anche chi getta sull’impresa l’ombra di un colossale giro di truffe, dal momento che l’azienda aveva in programma una ristrutturazione tecnica ed economica. Tutto questo mentre il settimanale Capital, in un articolo titolato “Radiazioni criminali”, riferisce che l’Agenzia per le privatizzazioni bulgare avrebbe selezionato l’offerta della “Bulgarian Energy Company”, azienda legata al discusso uomo d’affari Konstantin Dimitrov, conosciuto negli ambienti criminali di Sofia con il nome di Samokovetsa.

Più volte sospettato di avere forti legami con la criminalità bulgara, Dimitrov è stato anche citato in una recente relazione del ministero degli Interni come coinvolto nei principali traffici illeciti nel Paese. Ma non è tutto. Perché il settimanale austriaco Format, con un’ampia inchiesta, dimostra che i candidati all’acquisizione dell’azienda nucleare bulgara non hanno alcuna esperienza pregressa in campo nucleare. Tutto questo, secondo l’organo austriaco, rappresenterebbe una minaccia seria alla sicurezza nucleare del Paese e dell’area intera. C’è poi dell’altro.

Perché la “Atomenergoremont” dovrebbe essere venduta entro breve. E qui risulta che i candidati all’acquisto sarebbero, perlomeno, ambigui. Tra i concorrenti vi sarebbe la holding “Nove”, il cui proprietario è Vassil Bozhkov, alias Skull, un personaggio i cui affari non sono certo del tutto limpidi. E così attorno a questa privatizzazione si muovono molti capitali frutto di attività illecite. Tanto che il settimanale di Sofia “Dnevnik” sostiene che si è al cospetto del più grande affare criminale dal 10 novembre 1989 che è appunto il giorno della caduta del regime comunista.

Sempre secondo lo stesso quotidiano la diplomazia americana avrebbe inviato al Procuratore generale di Sofia una lettera nella quale si esprimono alcune preoccupazioni in merito alla privatizzazione in atto, in particolare sulla possibilità che alcuni esponenti della mafia bulgara possano inserirsi in questioni riguardanti l’energia atomica ed in particolare in merito all’affare delle scorie radioattive. “Questa non è una semplice aziendina di riparazioni” afferma il ministro dell’Energia Milko Kovachev, riferendosi alla “Atomenergoremont“: si tratta della sicurezza dell’impianto nucleare di Kozloduy”.

Si chiede quindi un immediato cambio di rotta e il settimanale di Sofia Capital sollecita soluzioni radicali per dare alla Bulgaria nuova credibilità sul piano europeo e accordi capaci di fare chiarezza. Intanto è noto che i due agguati - questi i commenti che si registrano negli ambienti politici di Sofia - si danno proprio nel momento in cui il paese balcanico è scosso da rivelazioni su presunte collusioni di alti dirigenti del ministero dell'Interno con la criminalità organizzata. Ed è sullo stesso ministro, Roumen Petkov, che si concentrano le accuse maggiori, tanto che il personaggio è costretto ad ammettere le sue colpe e a dimettersi. Anche questo fatto segna la crescente debolezza delle istituzioni. Per queste ragioni - e mentre il vento mafioso soffia sulla Bulgaria - l'opposizione di destra chiede il voto di sfiducia al governo di coalizione guidato dal premier socialista Serghei Stanishev.

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