di Carlo Musilli

Scordatevi la slitta, le renne e i camini: Babbo Natale lavora per Goldman Sachs. In tempi di crisi i regali sotto l'albero sono diminuiti, e così l'omone in rosso ha scelto d'impiegarsi dodici mesi l'anno in una delle più grandi banche d'affari del pianeta. Non c'è davvero altro modo per spiegare gli ultimi dati in arrivo dalla City.

Secondo alcuni documenti ufficiali citati dal Guardian, nel 2011 i 95 dipendenti di livello più alto nella sede londinese di Goldman hanno ricevuto in media 1,8 milioni di sterline a testa (poco meno di due milioni e 190mila euro). In tutto, il bottino vale 169 milioni di sterline, di cui il 45% è stato versato cash e la quota rimanente in titoli di varia natura.

Ma chi sono questi fortunati paperoni? Si tratta del cosiddetto "code staff", ovvero di quei dipendenti responsabili dell'assunzione e della gestione dei rischi. Le regole dell'Unione europea obbligano le banche a comunicare quante siano queste persone e quanti soldi si mettano in tasca. I nomi, naturalmente, restano segreti.

 Su questo terreno è difficile confrontare i dati di Goldman con quelli degli altri giganti della City, perché la nozione di "code staff" è soggetta a qualche interpretazione. Barclays, ad esempio, ha comunicato che i suoi dipendenti di questa categoria sono stati 238 nel 2011 e hanno ricevuto in media 1,2 milioni di sterline a testa.

Ancora più poveri i 386 lavoratori della Royal Bank of Scotland, che nello stesso periodo hanno infilato nel portafogli appena 820mila sterline (meno di un milione di euro, poverini...). Entrambi gli istituti hanno il quartier generale a Londra, per questo il loro "code staff" risulta superiore a quello della cugina Goldman, che invece è di casa a New York.

Questa pratica comunicativa di minima trasparenza sui soldi in uscita è una novità: nella storia della finanza è solo la seconda volta che dettagli del genere vengono resi pubblici. Ma le banche hanno davvero di che consolarsi: accanto a un danno d'immagine assai ridotto (praticamente irrilevante), i mega-istituti hanno fin qui schivato il pesante taglio di bonus e pagamenti ai manager che i governi minacciano dal 2008, anno d'inizio dell'ultima crisi finanziaria.

Il tema non è affatto secondario. Anzi, svolge un ruolo fondamentale nell'attuale perversione del sistema economico mondiale. Con la prospettiva d'incassare un lauto premio in denaro, i trader e tutti gli operatori che hanno la responsabilità di calcolare i rischi delle varie operazioni sono incentivati a puntare sul jackpot. Se perdono la scommessa, ci rimette la società, ma la loro vita opulenta non viene sconvolta. Se però il cavallo vince la corsa, il conto in banca di chi ha piazzato la giocata si gonfia a dismisura. Non c'è modo migliore per cercare la prossima buca dove cadere.

Cerchiamo ora di capire un po' meglio di chi stiamo parlando. Nel decennio scorso l'americana Goldman Sachs è stata protagonista assoluta dello scempio speculativo all'origine dell'intera crisi globale, compresa quella dei debiti sovrani europei. In sintesi, l'istituto piazzava i titoli derivati legati ai mutui subprime spacciandoli per investimenti sicuri, pur sapendo che si trattava di carta straccia.

La truffa è andata avanti per anni grazie alla complicità delle agenzie di rating, che, in un incredibile conflitto d'interessi (erano pagate dalle stesse banche che emettevano i titoli), attribuivano a questi derivati la mitica "tripla A", il voto più alto in assoluto.

All'inizio gli attori di questa gigantesca associazione a delinquere erano accecati dai guadagni favolosi che riuscivano a incassare. Poi hanno capito che stravano scavando la voragine in cui sarebbe crollata l'economia mondiale, ma hanno continuato tranquillamente con il loro business. Come sanzione per questa frode, Goldman ha pagato alla Sec (la Consob americana) una multa record da 550 milioni di dollari (ed è stato un patteggiamento).

Ora però i tempi bui per la Banca sono alle spalle. Visto che a pagare ci pensano i contribuenti di mezzo mondo, i manager dell'istituto possono crogiolarsi nelle loro voluttuose buste paga. Ironia della sorte, i dati sul "code staff" relativi al 2011 arrivano poco prima di un altro bel regalino. Nelle prime settimane del nuovo anno, i manager di Goldman e delle altre super-banche attive nella City si vedranno recapitare i bonus per il 2012. Anche stavolta Babbo Natale dovrà fare gli straordinari.

 

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