di Carlo Musilli

La Spagna, da sola, non ha più le risorse per sopravvivere, ma dovrà comunque garantire i prestiti che l'Europa sta per inviare alle sue banche, gonfie di titoli tossici legati alla bolla immobiliare. Non è chiaro come riuscirà a farlo, né quale credibilità possano avere queste garanzie. L'unica certezza è che Madrid non avrà scelta, in ossequio all'intransigenza tedesca.

Intanto il governo di Mariano Rajoy, che fin qui non ha fatto nulla se non obbedire alle imposizioni altrui, continuerà a tormentare i cittadini con un'austerità che puzza di macelleria. E' questo il messaggio che emerge da una giornata di allarmi incrociati per il Paese iberico.

Ad aprire le danze è stato Cristobal Montoro, ministro del Bilancio spagnolo, che ieri ha acceso la sirena: "Non abbiamo un soldo in cassa per pagare i servizi pubblici - ha annunciato candidamente in Parlamento - e se la Bce non avesse comprato i titoli di Stato, il Paese sarebbe già fallito".

L’Esecutivo spagnolo ha seguito "le raccomandazioni dell'Ue, che sono in realtà degli obblighi - ha aggiunto Montoro - e se intendiamo essere Europa e costruire l’Europa dobbiamo accantonare parzialmente le nostre convinzioni. Bisogna rinunciare a quello che non può essere finanziato". Il ministro ha tentato così di giustificare le misure varate pochi giorni fa, fra cui spiccano il taglio alle tredicesime agli Statali, la riduzione dei sussidi di disoccupazione e l'aumento dell'Iva.

Poi sono arrivati i mercati, che hanno messo il punto esclamativo alle parole di Montoro mandando a rotoli l'ultima asta di titoli di Stato spagnoli. Ieri il Tesoro di Madrid ha collocato Bonos a varia scadenza per quasi tre miliardi. Risultato pessimo: i rendimenti sono schizzati alle stelle e la domanda si è indebolita rispetto agli ultimi collocamenti. I tassi d'interesse sui bond decennali già in circolazione sono saliti oltre la linea rossa del 7%, portando lo spread al nuovo record storico di 583 punti base (per intenderci, il picco toccato dall'Italia alla fine dell'era Berlusconi era stato di 575). Il debito "ci sta schiacciando e condizionando - ha detto ancora Montoro e stiamo attraversando  una seconda recessione economica, un prolungamento di quella del 2009. Dobbiamo uscirne per come siamo, cioè in Europa, e con l’euro".

In ogni città del Paese sono scese in piazza le vittime dell’inconsistenza politica del governo. Più di ottocentomila persone hanno attraversato le strade chiedendo uno stop immediato alle manovre del governo che stremano la Spagna oltre ogni limite per proseguire inginocchiati di fronte alla speculazione finanziaria e ai diktat europei.

E proprio da Bruxelles gli spagnoli attendono la medicina per restare in vita. Oggi a metà giornata è previsto un Eurogruppo straordinario in teleconferenza, al termine del quale i ministri economici di Eurolandia dovrebbero dare il via libera ufficiale al piano di aiuti per Madrid. In tutto si parla di fondi che potrebbero raggiungere i 100 miliardi di euro, ma nel corso dell'ultimo vertice europeo si era deciso di varare già entro fine luglio un primo prestito da 30 miliardi per aiutare il sistema bancario. Un tampone sulla ferita più profonda.

Se l'accordo dovesse saltare, la bancarotta del Paese non sarebbe più un'ipotesi di scuola. E un crack si rivelerebbe molto più disastroso per la finanza europea degli eventuali fallimenti di Grecia, Irlanda e Portogallo (gli altri paesi che ricevono aiuti). Lo sanno benissimo anche in Germania, al punto che ieri perfino il rigoroso Wolfgang Schaeuble, ministro tedesco delle Finanze, ha spronato i suoi parlamentari a dare il via libera al piano: "Anche la semplice apparenza di una minaccia alla solvibilità dello stato spagnolo - ha detto - può portare a un aumento del pericolo di contagio nell'Eurozona, così come potrebbe farlo la debolezza di alcune banche spagnole".

Poi però il Bundestag si è rilassato ascoltando la solita precisazione del ministro: "E' la Spagna che chiede aiuto, è la Spagna che riceve i fondi e sarà la Spagna ad esserne garante". Come a dire che Berlino, dopo aver imposto la mattanza sociale, non intende accollarsi alcun rischio.

In realtà, a fine giugno i leader europei si sono accordati sulla possibilità che il futuro fondo salva Stati permanente (l'Esm) possa ricapitalizzare direttamente le banche, senza passare per la mediazione dei governi nazionali. La nuova procedura toglierebbe dalle spalle dei singoli Paesi l'obbligo di garantire per i propri istituti ed eviterebbe di appesantire i debiti pubblici. Il meccanismo, tuttavia, non potrà entrare in vigore finché la vigilanza bancaria europea non sarà accentrata nelle mani della Bce. E ci vorrà un po', visto che ancora non ci sono nemmeno delle proposte di riforma. Nel frattempo, gli spagnoli devono cercare di resistere.

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