di Carlo Musilli

Lo scandalo Libor si stende come un macchia d'olio sul tavolo della finanza mondiale. Le indagini sulla manipolazione dei tassi d'interesse interbancari hanno già costretto alle dimissioni i vertici di Barclays, il maggiore istituto inglese. Il caso è arrivato poi anche in Germania, dove la Bafin, l'autorità di controllo sulla Borsa tedesca, ha aperto un'indagine speciale sul gigante Deutsche Bank. Pesanti ombre gravano anche su altri big assoluti come Rbs, Société Générale, Citigroup e Jp-Morgan. Ma non basta. Sul tavolo degli imputati c'è addirittura il forziere di di Sua Maestà: la prestigiosa e austera Bank of England.

Lunedì la Commissione parlamentare del Tesoro britannico ha interrogato Paul Tucker, vicegovernatore dell'istituto centrale, sospettato di aver indotto Barclays ad abbassare il Libor sotto la pressione dell'ex governo laburista. Come da copione, Tucker ha negato tutto: "Assolutamente no. Non mi è passato neanche per l'anticamera del cervello che le mie parole potessero essere fraintese". Da parte sua, la Banca d'affari aveva già ammesso le proprie responsabilità e, dopo aver fatto saltare le poltrone del ceo Bob Diamond e del presidente Paul Agius, aveva ricevuto una multa da 290 milioni di sterline.

Fino a poco tempo fa, Tucker era in prima fila per succedere a Mervyn King sul trono della Banca d'Inghilterra. Oggi invece la sua posizione è decisamente critica. La settimana scorsa Barclays ha diffuso un memorandum scritto da Diamond nel 2008 dopo una telefonata proprio con il vicegovernatore, che lascia intuire una qualche esortazione a limare i tassi. Nel testo si fa perfino riferimento alle preoccupazioni di "persone molto in alto" a Whitehall. Interrogato a sua volta in Parlamento, Diamond ha scagionato Tucker con una frase che ha dell'inquietante: "Stava semplicemente facendo il suo lavoro".

Lo scandalo si è però esteso a tal punto che a Bruxelles non potevano far finta di niente. Michel Barnier, commissario europeo agli Affari finanziari, ha annunciato da Aix-en-Provence di voler proporre una stretta sulle regole del mercato bancario. Il progetto sarebbe di allargare il campo d'applicazione delle regole sugli abusi di mercato in modo da impedire la manipolazione degli indici finanziari. "Chiunque avesse intenzione di manipolare i mercati - ha detto Barnier -, deve sapere che dovrà affrontare delle sanzioni, comprese possibilmente quelle di carattere penale". E un'inchiesta penale è già stata aperta dal Serious Fraud Office (Sfo), l'ufficio inglese che si occupa di crimini finanziari.

Ma che cos'è il Libor? L'oscuro acronimo sta per "London Interbank Offered Rate". Si tratta del principale tasso d'interesse a cui le banche si prestano denaro fra loro e viene preso a riferimento per fissare i tassi di moltissimi contratti. Poiché la finanza contemporanea vive di derivati (strumenti teoricamente legati ad attività economiche "sottostanti", rispetto alle quali possono tuttavia avere un valore decine di volte superiore), il Libor arriva ad influenzare asset pari a circa 10 volte il Pil del pianeta Terra.

Più questo riferimento è basso, più soldi hanno le banche per aumentare la leva finanziaria (indebitandosi) e giocare con i derivati. Quando va bene, questo meccanismo consente di guadagnare cifre astronomiche. Quando va male e scoppia un'eventuale bolla speculativa, è la tragedia. Per intenderci, erano derivati anche i titoli sui mutui subprime da cui la finanza anglosassone ha partorito la crisi, mettendo in ginocchio mezzo mondo.

Il Libor non è fisso: varia ogni giorno. A calcolarlo quotidianamente è la "British Bankers' Association" (Bba), la quale opera sulla base delle informazioni che riceve dalle principali banche inglesi. E indovina un po' chi era il presidente della Bba? Proprio lui, il buon Paul Agius, l'ormai ex numero uno di Barlclays. Un banchiere che insieme ad altri banchieri decide il tasso del mercato interbancario. Non serve essere dei trozkisti per vedere in questa prassi un abnorme conflitto d'interessi.

E' evidente che se il Libor viene tenuto artificialmente basso, le banche portano a casa guadagni illeciti. E non solo loro, visto che i soldi incassati dagli amministratori di quegli stessi istituti sono strettamente legati agli utili d'azienda. Tanto per fare un esempio, quest'anno Diamond - come premio per la sua sapienza - avrebbe dovuto intascare un super-bonus da 20 milioni di sterline (25 milioni di euro). Per fortuna ha avuto il buon gusto di rinunciare al bottino, ma non lascerà comunque la Banca a mani vuote: riceverà come "buonuscita" lo stipendio di un anno più altri benefit, per un totale di circa due milioni di sterline. E questo è il trattamento che la finanza di oggi riserva a chi dovrebbe essere allontanato con disonore. Non proprio un deterrente.



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