di Carlo Musilli

Lo scudo anti-spread è sopravvissuto agli attacchi da Nord. Nel documento finale dell'Eurogruppo che si è chiuso fra lunedì e martedì, i ministri delle finanze dell'Eurozona hanno riconfermato l'impegno generico a proseguire lungo la strada imboccata nel corso dell'ultimo consiglio Ue di fine giugno.

I dettagli tecnici arriveranno solo con il prossimo vertice, in programma a Bruxelles il 20 luglio, ma il premier italiano Mario Monti si ritiene soddisfatto. Il rischio era che tutto fosse rimesso in discussione dopo le critiche al provvedimento arrivate nei giorni scorsi da Finlandia e Olanda. I due Paesi, spalleggiati da Berlino, hanno lanciato un segnale politico, una sorta di avvertimento a non tirare troppo la corda, ma alla fine non hanno avuto la forza di andare oltre.

Lo scudo prevede la Bce possa acquistare sul mercato secondario titoli di Stato per calmierare gli spread. Non con fondi proprio, ma attingendo alle casse dei fondi salva-Stati Efsf e Esm (ammesso che i 500 miliardi a disposizione siano sufficienti). Potranno beneficiarne - su esplicita richiesta e dopo aver siglato un memorandum, ma senza alcuna supervisione della troika - solo i Paesi virtuosi che, pur avendo fatto i compitini a casa in materia di conti pubblici, soffrono ancora di spread troppo alti a causa della speculazione. Una definizione che per ora sembra adattarsi all'Italia meglio che a chiunque altro. Martedì Monti ha però ribadito che il nostro Paese al momento non intende avvalersi del nuovo strumento. Allora perché mai darsi tanta pena per renderlo possibile?

Il Professore è preoccupato da quello che potrebbe succedere ad agosto, mese in cui di solito la speculazione è particolarmente accanita. La speranza era che l'effetto annuncio bastasse da solo a placare la sete di sangue di chi scommette al ribasso sul nostro debito. Purtroppo - ed era prevedibile - al momento il gioco non ha funzionato: il differenziale è sceso solo di una manciata di punti. A pesare sulla nostra credibilità sono due ordini di fattori. Da una parte c'è la politica: anche a voler apprezzare le riforme siglate da Monti, i mercati sono condizionati dallo spauracchio di chi verrà dopo di lui. E il Premier ha alimentato quest'ansia ripetendo che non ha alcuna intenzione di candidarsi alle elezioni politiche del 2013.

Il secondo aspetto è ben più drammatico e tecnico. Ha a che fare con i numeri. Sempre martedì l'Ocse ha diffuso cifre allarmanti sul mercato del lavoro italiano, annunciando che nel prossimo futuro la situazione è addirittura destinata a peggiorare: quest’anno la disoccupazione nel nostro Paese arriverà al 9,4% e nel 2013 salirà al 9,9%. Nelle stesse ore sono arrivate anche notizie scoraggianti sul Pil italiano, che secondo il Fmi dovrebbe contrarsi dell'1,9% nel 2012 e dello 0,3% l'anno prossimo.

Ma non basta. A dirottare gli speculatori contro di noi potrebbe pensarci anche la Spagna, che nel frattempo è diventata una preda meno ambita. Non solo perché le è stato concesso un anno in più per rientrare nei parametri del deficit, ma soprattutto per le decisioni prese a Bruxelles in tema di banche. Il prossimo Eurogruppo stabilirà che il fondo Esm potrà prestare soldi direttamente agli istituti di credito in crisi.

Saltare la mediazione del governo significa evitare di appesantire il debito pubblico, ma è anche necessario che dalle banche arrivino garanzie ulteriori. Per questo la misura non sarà immediatamente operativa, ma verrà subordinata alla centralizzazione della supervisione bancaria nelle mani della Bce. Un processo impossibile da concludere prima dell'anno prossimo.

Purtroppo gli istituti spagnoli, pieni zeppi di titoli tossici legati alla bolla del mercato immobiliare, non possono aspettare così a lungo. L'Eurogruppo ha deciso quindi che entro fine mese l'Efsf invierà una prima tranche di aiuti da 30 miliardi al Frob  (il fondo statale spagnolo per la ristrutturazione bancaria) come "riserva in caso di necessità urgenti". Lo scopo è placare la furia dei mercati. Ma proprio questa mossa rischia di far migrare più d'un avvoltoio nei cieli italiani.  

 

 

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