di Carlo Musilli

Il filo su cui balla l'Italia ha ricevuto uno scossone più forte del solito. Stamattina i Credit default swaps (Cds) sul nostro debito hanno fatto segnare il record storico a 505 punti base. Non si tratta di un tecnicismo inutile, ma di un serio campanello d'allarme. I Cds sono titoli derivati usati come polizze assicurative sul rischio di default e vengono considerati un termometro piuttosto attendibile del rischio-Paese, anche più del beneamato spread.

Tanto più che neanche su quel terreno le cose sono andate bene. Il differenziale fra Btp e Bund (cioè la quota che lo Stato deve pagare per convincere gli investitori a comprare i bond italiani invece dei tedeschi) è schizzato nuovamente a 384 punti. Anche questo è gravissimo, per due ragioni. Primo: lo spread sta tornando ai livelli dei primi di agosto, con la differenza che allora eravamo abbandonati a noi stessi, oggi siamo tenuti in vita dalla Bce, che continua ad acquistare i nostri titoli a piene mani. Il trucco che ci ha regalato qualche settimana di tregua, evidentemente, non funziona più.

Secondo: siamo in periodo di aste, quindi se lo spread viaggia fuori controllo il Tesoro è costretto a vendere titoli con un interesse sempre più insostenibile da pagare. La dimostrazione è arrivata questa mattina. Durante l'ultima asta dei Bot a un anno, il rendimento è salito fino al 4,152%. Una cifra altissima, che non veniva toccata dall'autunno del 2008, quando eravamo ancora in mezzo alla bufera Lehman Brothers.  Non basta. Oggi sono crollate anche le Borse, con Milano in rosso del 3,9%. Il tonfo si spiega per lo più con le ultime voci su un possibile default della Grecia, che rischierebbe di contagiare l'intera Eurozona (e i primi ad essere infettati saremmo noi italiani).

Atene non sta rispettando i patti con l'Ue in tema di bilancio e questo potrebbe impedirgli di ricevere la nuova tranche di aiuti, avvicinando l'incubo della bancarotta. Purtroppo non tutti in Europa si rendono conto di quello che significherebbe l'insolvenza di un Paese euro, al punto che diversi parlamentari tedeschi ipotizzano la strada del default "ordinato" per sbrogliare la matassa. Forse una strada impervia che avrebbe bisogno di particolari condizioni ed una condivisione politica che al momento, nella loro totale assenza, trasformano l’idea in un incubo.

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