di Sara Michelucci

La musica è uno degli elementi fondamentali dei film firmati dal grande regista Stanley Kubrick. Strumento centrale, che accompagna il racconta e sottolinea i momenti ‘sacri’ del film. Tutti ricorderanno il “Ludovico Van” di Alex che celebra la sua ultraviolenza in Arancia Meccanica, o lo swing dolce che sancisce la chiusura de Il dottor Stranamore.

Immagine e suono danno vita a un connubio unico nei film di Kubrick, raccontano a loro volta sentimenti e danno vita a situazioni, stravolgendo tutto ciò che è convenzionale. La musica è utilizzata come qualcosa che taglia in due i personaggi e svela quello che c’è dietro. E la musica è l’elemento ispiratore di Ears Wide Shut, idea nata un paio di anni fa tra quattro amici cinefili e cultori di Stanley Kubrick: Stefano Senni, Mauro Campobasso, Mauro Manzoni, Pino Bruni.

Tra chiacchiere a ruota libera, discussioni appassionate e giochi dell’immaginazione maturò l’idea di realizzare un montaggio di sequenze dai film di Kubrick per musicarlo con una nuova colonna sonora: il tutto in un concerto multimediale. Il progetto è stato prodotto dalla “Società del teatro e della musica Luigi Barbara” di Pescara, nell’ambito della stagione 2008-2009. Un’idea nata anche sulla scia di una mostra su Kubrick curata a Pescara da Pino Bruni, che aveva fatto incontrare i musicisti con la moglie del registra, Christiane Kubrick e il cognato Jan Harlan. “D’altra parte - dice Stefano Senni - questa prossimità al mondo kubrickiano, la vivevamo già grazie a Emilio d’Alessandro, uno degli storici collaboratori del regista, cui da qualche tempo ci legava e ancora ci lega una profonda e affettuosa amicizia.

Il jazz che accompagna i film (ovviamente muti) è diventato una sorta di sottogenere fortunato. Ma con Kubrick è un’altra storia. Anzitutto si tratta di cinema sonoro: il montaggio, forzatamente senza audio per consentire l’esecuzione della nuova musica, va a eliminare un elemento essenziale dell’opera, che può uscirne snaturata e impoverita”.

Il concerto, penultimo evento della rassegna di Visioni in Musica, utilizza quindi due linguaggi: quello della musica e quello delle immagini che, mute, scorrono sullo schermo. Si guarda e si ascolta, dunque, e lo si fa immergendosi totalmente in un montaggio sapiente che riesce bene a rappresentare tutti i momenti fondamentali del percorso autoriale di Kubrick e in una musica che sa innovare pezzi conosciuti, dando qualcosa in più.

Dai celebri brani classici come il Rossini di “Arancia meccanica” o lo Schubert di “Barry Lyndon”, alle canzoncine stile “I Want to marry a lighthouse keeper” che esce da una radiolina accesa nella casa dei genitori di Alex in Arancia Meccanica, Kubrick inventa un nuovo modo di mettere insieme cinema e musica. Non solo accompagnamento puro e semplice, ma parte integrante e fondamentale della narrazione.

Le danze irlandesi di Barry Lyndon, i pezzi ballabili anni Sessanta in Lolita, il romantico tema d’amore Spartacus e standard come Blame it on my Youth in Eyes Wide Shut sono tutti elementi ispiratori per il quartetto. “Il repertorio kubrickiano preso nel suo insieme può offrirsi quale punto di partenza per nuove musiche - raccolto, smontato, rielaborato - senza che questo stravolga l’originale rapporto con i film. È con questo spirito che è stato creato “Ears Wide Shut”, sviluppato musicalmente sulla traccia visiva montata per associazioni iconografiche e tematiche da Pino Bruni”, aggiunge Senni.

L’esperimento probabilmente sarebbe piaciuto al grande regista americano, che amava la sperimentazione e per secondo cui “Ci sono certe aree del pensiero e della realtà - o dell'irrealtà e dei desideri - che sono chiaramente inaccessibili alle parole. La musica può accedere a queste aree”.

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