di Vincenzo Maddaloni

BERLINO. Se si va in compagnia di Bianca Bialas, il “Café Sibylle”, costruito negli anni Cinquanta sulla Karl Marx Allee, si rivela in tutti i suoi significati. Perché esso sta quasi al centro della grande arteria di Berlino (Est) che si contraddistingue per lo stile dei grandi edifici che vi si affacciano lungo i tre chilometri di tracciato, da Alexanderplatz a Frankfurter Tor e che, dopo la caduta del Muro, i tedeschi definiranno con non senza sarcasmo ''Zuckerbäckerstil”, che in italiano significa “stile torta nuziale”.

Questo e altro ricorda Bianca Bialas, www.eastsidestories.de  che fuggì all'ovest proprio negli ultimi giorni, il 9 ottobre del 1989, mentre a Berlino si festeggiavano i quarant’anni della Repubblica Democratica. Volò con un visto turistico per l'Ungheria e da lì raggiunse la Germania occidentale e poi l’Italia, dove vi rimase quasi vent'anni.

Tornata a Berlino, le è venuta l'idea di far incontrare italiani e tedeschi «per raccontare come si viveva a quei tempi». Li conduce alla ricerca del Muro dissolto o alla centrale della Stasi, la polizia segreta che controllava la vita di tutti i cittadini, e anche nei bar, nei ristoranti, della Berlino orientale; quelli sopravvissuti ai tempi come il “Café Sibylle” lungo la ''Zuckerbäckerstil ”, appunto. Così osservando questo defilé di palazzi che rimangono l’espressione del Potere, il pensiero va subito ad  Hegel  http://www.emsf.rai.it/interviste/interviste.asp?d=476 quando, sulla sconfitta di Napoleone a Waterloo, scrisse che l'impotenza della vittoria non era mai stata così evidente, sebbene sia un’illusione pensare che la vittoria sia di per sé potente poiché lo è soltanto quando ha un progetto politico e sociale da proporre.

Infatti, i fasti architettonici della Karl Marx Allee, l’ex Stalin Allee, fanno tornare alla mente che il capitalismo  ha conseguito contro il socialismo reale una vittoria epocale, come più d’uno sostiene, ma senza avere alcuna idea costituente. Senza nessun progetto per il dopo, alimentando un disagio che ha già travolto un’intera generazione.

Cosicché, una visita (ma anche due, meglio tre) guidati da frau Bianca in questa Berlino che non rientra nei normali giri turistici, potrà aiutare a capire molte cose. Si tenga a mente che subito dopo la caduta del muro è iniziato un meticoloso restauro di tutta questa parte di Berlino (Est) per riportala al suo assetto originario.

Questo è accaduto per ricordare non soltanto che fu ideata da un gruppo di architetti e ingegneri tedeschi che si rifecero ampiamente all'architettura monumentale dell'Unione sovietica, ma soprattutto perché è politicamente importante. Infatti, nel 1953 furono gli operai dei cantieri a iniziare - sulla Karl Marx Allee che allora portava ancora il nome di Stalin - la famosa rivolta contro la Sed (il partito che guidava la DDR), che poche ore prima aveva deliberato l'aumento del monte ore di lavoro per tutti gli operai, senza aumenti salariali.

Soltanto dopo il rapporto Krusciov al XX congresso del Pcus le autorità della DDR le cambiarono il nome in quello attuale. Ma va pure ricordato che il progetto urbanistico fu volutamente ignorato dall’Occidente, proprio perché esso mirava a modernizzare il patrimonio edilizio della disastrata Berlino (Est) postbellica e allo stesso tempo doveva esaltare il genio ingegneristico della Ddr nel mondo. E’ fu anche questo il motivo per il quale l’unico boulevard europeo costruito dopo il 1945, come lo definì l’architetto Aldo Rossi, è così poco conosciuto. Pertanto, non diventa difficile, per frau Bialas, condurre i suoi viaggiatori alla ricerca di una realtà sparita o tenuta nascosta, e a raccontare a loro le storie sovente sconosciute legate a quei luoghi. Ella non ha alcuna necessità di inventare.

Dopotutto, nell’agosto di quest’anno si sono celebrati i cinquant'anni della costruzione del Muro e l'anniversario ha offerto un fascino supplementare per i nostalgici di quello che fu definito «il più crudele confine d'Europa», e per tutti coloro che comunque sono interessati alla storia, perché qualunque siano o siano stati i suoi ideali politici, Berlino, da sempre squassando sé stessa, pone degli  inquietanti interrogativi. Come questo: il faraonico recupero edilizio e l’interesse esponenziale dei turisti (in maggioranza italiani) sono delle semplici curiosità dei nuovi tempi oppure nascondono qualcosa di più profondo?

S’è appena detto che sebbene il socialismo reale sia crollato con il muro ventidue e passa anni fa, il sistema del capitalismo non ha ancora vinto, in quanto non ha nessun programma per un nuovo ordine mondiale. Molti però continuano a considerare il crollo del Muro, dell’Urss, di tutto il sistema comunista, come una “vittoria”, non soffermandosi sulle “anomalie” che ne sono nate. Una di queste è il cambio di mentalità incoraggiato dal sistema secondo il quale la felicità vera risiede nell'acquisizione di oggetti, nell'accumulo delle cose non nelle qualità di ogni singolo individuo che forma la comunità.

Il risultato è che ogni giorno vengono distrutti migliaia di posti di lavoro senza che nessuno pensi a difenderli, a meno che non sia minacciato il proprio interesse personale. Insomma le lotte sono diventate esclusivamente di categoria, con la tendenza ad evitare che alcunché le subordini a qualcosa di più generale. Cosicché, in un mondo dove gli insoddisfatti si addizionano ma non si aggregano, anche per il sindacato più agguerrito la vita diventa difficile.

Accade perché l'etica della responsabilità individuale non è più considerata un valore, dal momento che  la tecnica rendendo gli effetti delle azioni più che mai imprevedibili, condiziona ogni iniziativa dell’individuo. Insomma, nel mercato tecnicizzato non c'è più spazio per l'agire, ma solo per il fare, dove ciascuno esegue azioni già descritte e prescritte dall'apparato, che poi è lo stesso mercato. Non a caso Hans Tietmeyer, ex governatore della Banca centrale tedesca, avvertì già nel 1998 che accanto al plebiscito delle urne esiste il «permanente plebiscito dei mercati mondiali». http://www.libreidee.org/2011/08/botte-a-chi-protesta-sempre-impuniti-i-sovrani-della-crisi/ .

Dunque non c'è libertà. Anche senza il Muro. E’ paradossale, eppure succede perché la più grande vittoria del sistema sta proprio nell'aver persuaso le genti che esso non pretende di essere perfetto, ma che tuttavia non esistono altre alternative. Sicché s’è venuta a creare una nuova scala dei valori nella quale le azioni non sono più classificate come morali o immorali, ma sono esaltate soltanto quelle supportate dal potere politico o dalla forza del denaro. E quindi il sogno, e perciò l'utopia, sono considerati la massima trasgressione e la massima minaccia. Stando così le cose c’è ancora spazio per sperare - diciamolo così - in un cambio di tendenza?

Nel “Sibylle” dove si può ascoltare, sollevando la cornetta dei  telefoni di bachelite nera degli anni Cinquanta, la storia del Caffè e degli edifici che gli stanno intorno, frau Bialas http://www.eastsidestories.de/touren_it.html ripescando negli anni della sua adolescenza, ricorda che gli italiani che venivano nella Ddr finivano sempre col litigare con i loro compagni tedeschi dell'Est. Suo padre gli spiegava che i comunisti italiani volevano scoprire in Germania il paradiso rosso comunista, ma poi restavano delusi e non approvavano le rigidità dei compagni teutonici. Secondo frau Bialas  una interesse tutto culturale per questi luoghi, per quelle vicende, insomma per il Muro sopravvive e alla grande poiché, «vedo che anche i giovani, che non hanno conosciuto quei tempi, sono ansiosi di farne la conoscenza».

Beninteso non è un amarcord pilotato sui “ personaggi e i grandi eventi” del mondo di quegli anni che hanno fatto di gran lunga il loro tempo. Anche se - va sottolineato - la scomparsa dei “punti di riferimento” che caratterizza i nuovi tempi è fonte di grande malessere per le giovani generazioni poiché essa rammenta loro che  il socialismo reale è crollato, senza che il capitalismo abbia offerto qualcosa di valido in alternativa. E tuttavia, l’idea socialista vive, sebbene non sia ancora riuscita a riorganizzarsi come forza capace di riempire quel vuoto lasciato dal capitalismo.

Così, in mezzo alle contraddizioni, emerge una realtà nella quale i protagonisti sono il sistema finanziario mondiale che si mantiene ormai in uno stato d’imponderabilità; la crisi sociale che si accentua, gli squilibri demografici che lievitano e via dicendo. A far da fondale c’è la straordinaria capacità del sistema mondiale di recuperare a proprio profitto ogni cosa che possa, «attirare l'attenzione, a distrarre, a far pensare ad altro, o più precisamente a impedire di pensare», come avverte Alain de Benoist uno dei maggiori esponenti della destra francese.

Allora, se questa vittoria del capitalismo non ha incoraggiato la consapevolezza che il vivere assieme si sostiene sui valori condivisi, perché stupirsi se i giovani sono attratti dalle storie di quegli anni vissuti dalle genti dietro al Muro? Perché, a sentir loro, il fatto che vi si potesse sognare è scontato.

 

 

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