di Mario Braconi

L’uomo che, in un elegante ristorante parigino, siede davanti a  Dorian Lynskey, il critico musicale del Guardian, sembra proprio Prince. O per lo meno una sua versione insolitamente sobria e disciplinata: pantaloni e polo neri, capelli ancora perfettamente neri ed in ordine, unica concessione alla stravaganza, una grande catena d’argento lucido. Anche se il cantante di Minneapolis, a dispetto dei suoi 53 anni, conserva l’aspetto di un ragazzo, l’intervista finisce per rivelare quanto l’uomo sia cambiato con il passare degli anni, al punto da farlo assomigliare ad un Dorian Gray in negativo.

Musicista geniale ed eclettico, in 35 anni di carriera ha pubblicato almeno altrettanti album in studio (80 milioni di copie vendute), muovendosi disinvoltamente tra rock, soul, jazz, r&b, rap, dance, psichedelia. Nell’immaginazione dei fan ha addirittura assunto dimensioni mitiche la cosiddetta “cassaforte” di Prince, ovvero l’archivio del materiale da lui prodotto e mai pubblicato: secondo un musicista che ha curato una raccolta di successi, conterrebbe centinaia di spartiti e di canzoni registrate e remixate, alcune decine di album completi e perfino una cinquantina di video musicali.

Ma Prince non verrà ricordato solo per la sua torrenziale creatività e per il suo talento chitarristico: forse pochi artisti mainstream, ad esempio, hanno saputo impregnare di sesso la loro musica con altrettanta forza ed insistenza. Sono bastati due soli versi della sua “Darling Nikki” del 1984 (“L’ho incontrata nella lobby di un hotel / mentre si masturbava con una rivista”) a provocare un effetto epocale sulla cultura popolare americana.

Per niente divertita dall’incongrua situazione descritta dal testo della canzone, la ex Second Lady Tipper Gore (ex moglie del Al Gore) prese la palla al balzo e si diede, assieme ad altri pudibondi insegnanti e genitori, alla costituzione del Parents Music Resource Center (PRMC), un’associazione esplicitamente dedita alla censura. Tra le altre cose, la PRMC impose l’esposizione dell’etichetta “Parental Advisory - Explicit Content” (“Consiglio per i genitori, contenuti non adatti ai minori in quanto espliciti”) sulle copertine dei CD reputati troppo libertini (a riprova di quanto assurda e ridicola sia questa iniziativa, perfino un album interamente strumentale di Frank Zappa ricevette l’anatema).

Talento musicale a parte, il look kitsch, eccessivo e talora sessualmente ambiguo di Prince era proprio quello che ci voleva per sfondare ai tempi della musica diffusa via tubo catodico. Per dirla con le sue stesse parole: “Michael [Jackson] ed io siamo usciti in un momento in cui non c’era praticamente niente. MTV non aveva nessuno con il look giusto. Ecco, Bowie, magari. Sì, un mucchio di gente faceva buoni dischi, ma andava in giro vestita come se andasse a fare la spesa”.

Prince, pur essendo un artista singolarmente inquieto e talora non molto affidabile, può essere considerato l’emblema della ribellione di un artista contro gli eccessi mercantili delle major. Anche i più maliziosi ritengono che a motivare Prince sia più l’ossessione a non farsi sfuggire neanche un centesimo di royalty più che questioni di principio. Celeberrima è stata la querelle che l’ha contrapposto per molti anni alla Warner, colpevole, secondo Prince, di sfruttamento e di scarsa attenzione verso le sue potenzialità artistiche.

Fra i primi a reagire allo strapotere delle società discografiche, Prince fu uno dei primi artisti a vendere le sue canzoni (esclusivamente) via internet. E a tentare in seguito metodi distributivi inediti ed intelligenti, con discreti risultati: ad esempio far pagare il biglietto del concerto 10 dollari in più in cambio di una copia originale dell’album, ovvero distribuire il nuovo disco assieme ad un quotidiano (è successo in Gran Bretagna, dove, a luglio del 2010, il suo disco 20TEN è stato regalato assieme alle copie del Daily Mirror).

Sfortunatamente, quel Prince oggi è scomparso, forse segnato da un evento tragico che ha marchiato la sua vita privata (la morte di un figlio neonato), certamente a causa della sua conversione religiosa (nel 2000 è si è divenuto testimone di Geova). Ha rinnegato il suo passato sexy e provocatore che tanto bene si attagliava ad un soul-man di fine millennio, trasformandosi nel bell’uomo di mezza età dall’eloquio sentenzioso ed oscuro e dalle idee reazionarie.

Basta con internet, fine della musica digitale: “Personalmente, non sopporto la musica digitale. Il suono ti arriva in bits. Va a toccare una parte diversa del cervello [rispetto a quella analogica]. Quando la suoni, non senti niente. Siamo gente analogica, non digitale.”

Prince è particolarmente arrabbiato contro la pirateria, uno dei sottoprodotti indesiderati della musica digitale di cui a suo tempo fu pioniere. La sua “attenzione” maniacale ai diritti d’autore si è spinta a far rimuovere da YouTube un video dei fan che lo ritraeva mentre eseguiva dal vivo una cover di “Creep” dei Radiohead, suscitando le vibrate proteste perfino della band britannica. In generale, se si cerca un video di Prince su YouTube, spesso il sonoro è sostituito con un altro brano mentre un pop up spiega: “audio rimosso perché Prince non vuole la sua musica su YouTube”.

Nell’intervista non manca un momento di catechesi particolarmente indigesto: "Quando sei in un posto dove non ti senti stressato, dove non si sentono allarmi di macchina, né jet che ti rombano sulla testa, capisci che cosa vuol dire inquinamento sonoro. Una società senza Dio, senza un collante sociale, è una forma di rumore. Non possiamo fare ogni volta quello che vogliamo. Cosa succederebbe se non vi fossero confini?”. La frase successiva fa rizzare i capelli non solo ai fan che ancora ricordano un Prince grande estimatore della bellezza femminile: “E’ fico vivere nei paesi islamici, sapere che c’è solo una religione. C’è ordine. Ti metti il burqua. Non c’è scelta. La gente è contenta”. E se ci sono persone non contente, prova a buttar lì l’esterrefatto cronista. “Alcune persone non sono mai contente, è questo il fatto”. A dispetto di tutto, alla fine spunta fuori un po’ della vecchia intelligenza di Prince: “Non è mia intenzione fare comizi. Possiamo star qui a parlare per sempre della mia visione del mondo. Ma io sono soprattutto un musicista”. Fortunatamente, verrebbe da dire...

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