di Rosa Ana De Santis

Il film é da qualche giorno nelle sale, dove misura un buon successo. Si dice da più parti che al successo abbiano concorso in modo determinante proprio le ire e le stroncature della stampa vaticana, Avvenire in testa, che ha duramente criticato il film attraverso la lettera del vaticanista dell’Agi, Salvatore Izzo. Da dove viene tanta acrimonia? Il film ritrae la figura di un Papa appena eletto che sente di essere inadeguato al ruolo di guida della Chiesa Cattolica di cui il Conclave l’ha appena investito. Un’invasione della psicoanalisi e dell’umanità nella santità dell’occasione che finora, tra le fonti cattoliche, ha suscitato più curiosità che biasimo.

A pochi giorni dalla beatificazione di Woityla non c’è dubbio che quest’affresco impietoso in cui i cardinali diventano spesso personaggi caricaturali e il Pontefice viene ritratto in un atteggiamento troppo umano, viene tolto fascino e mistero ai segreti custoditi nella Chiesa.

A pochi giorni dal Papa beato il film acquista un sapore decisamente provocatorio. Nella conferenza stampa di presentazione Moretti aveva tenuto ad evidenziare che non c’è alcuna sovrapposizione tra il protagonista e il papa polacco, ma la concomitanza di eventi calamita attenzione anche da parte del pubblico. Secondo Izzo è proprio questa la trappola del regista. Il film, così addentro alla Chiesa, annoierebbe il pubblico laico e cercherebbe il successo proprio dai cattolici di cui nello stesso tempo offenderebbe religione e autorità ecclesiale.

Avvenire precisa che la lettera non rappresenta automaticamente la linea del quotidiano, ma non c’è dubbio che le parole di Izzo hanno il sapore di un autentico boicottaggio. Quello contro cui si sono espressi altre fonti e autorevoli personaggi del panorama cattolico. Radio Vaticana che ha commentato il lavoro di Moretti come un’opera affatto anticlericale, Zeffirelli, Vittorio Messori e lo stesso vescovo Mogavero, che si riserva di andare a vederlo prima di esprimere giudizi.

Non c’è dubbio che la figura dello psicoanalista che cerca di guarire la vulnerabilità di un futuro Pontefice mette attenzione e insinua dubbi su uno dei dogmi principali e più controversi in seno alla storia della Chiesa Cattolica. Il primato di autorità del Vescovo di Roma come successore di Pietro, infatti, e il dogma dell’infallibilità ex cathedra, pone una frattura importante tra il Papa uomo e il Papa rappresentante di Dio sulla terra. E ripropone quindi l’intera questione della Riforma protestante e del disconoscimento delle chiese cristiane d’Europa all’autorità di Roma, che dal Papa in giù, pone i presbiteri in una posizione di dottrina molto diversa da quella dei pastori protestanti.

Se Moretti prova a scansare le polemiche e propone il suo lavoro come un raffinato e quasi ludico gioco di psicoanalisi, non può certamente negare che aver proposto tutto questo in un ambiente sacro costituisce un atto di “umana violazione” di una scelta e di un’elezione che la storia della Chiesa pone al vertice della sua santa potestà. Una gustosa sfida insomma, che mette un po’ di nervosismo alla CEI che, non a caso, decide di dare ampio spazio all’invito di Izzo a disertare il botteghino senza voler cadere nel boomerang della censura ufficiale.

Su un dato la polemica del vaticanista ha certamente ragione: saranno i cattolici forse i più desiderosi di vedere la scena di un Papa che non si affaccia alla finestra dopo la fumata bianca. Sono loro e non gli agnostici a vivere quel momento con vibrazione e misticismo, loro i più colpiti da questo ritratto della Chiesa, privo di fede. Questo affresco di una Chiesa fatta solo di uomini, dei loro vizi e tormenti, così come Moretti la immagina, può prestarsi anche ad una serie di riflessioni che non sono poi così estranee al mondo dei credenti.

Senza dio, il clero diventa solo una sfilata di tratti umani privi di qualità e di particolare valore spirituale. Senza dio il Papa è solo un uomo cui non sono risparmiate debolezze e bisogni. E forse la Chiesa, quella di oggi e quella di tanta storia passata, non ha sempre avuto dio dalla sua parte. Magari c’è anche questo nel film, in una finzione che non è priva di veridicità. Chi pensa che questo offenda la fede dei cattolici rimarrà deluso. Il paradosso di un papa spaventato e inadeguato serve a dirci quello che la storia ha comprovato ben prima di Moretti e non in una finzione scenica: l’umanità della Chiesa.

Del resto, a chi s’infastidisce per l’ombra che questo pone sulla celebrazione di Giovanni Paolo II, dovrà essere ricordato che fu lui il primo, se pur in ritardo, a ricordare l’umanità della Chiesa, chiedendo scusa per i crimini, i peccati e gli orrori commessi in nome di dio. Un dio che non c’era, come non c’è nella Chiesa di questo film.

 

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