di Sara Michelucci

Il racconta storie, l’affabulatore, il narra-favole. Paolo Poli è l’attore in tutta la sua essenza, dissacrante e istrionico, sagace e meravigliosamente ironico anche quando racconta favole classiche, quelle che appartengono all’infanzia di tutti i bambini, come La bella addormentata nel bosco, La Bella e la Bestia, Pollicino, ma anche grandi opere come Giulietta e Romeo di Shakespeare o le storie che fanno parte della tradizione popolare.

Le Fate (Favole) è lo spettacolo teatrale che l’attore fiorentino sta portando in tutta Italia, richiamando un pubblico fatto non solo di adulti, ma anche di bambini che, incuriositi da maschere e balletti, ascoltano la voce del grande attore accompagnare le gesta dei personaggi più diversi.

Collodi, dieci anni prima di scrivere la celebre storia del più famoso burattino dell’immaginario collettivo, Pinocchio, aveva raccolto e tradotto in un volume, I racconti delle fate, le fiabe di Perrault e di M.me le Prinoc Beaumont riuscendo, anche grazie alle varianti sia di vocaboli, sia di andatura di periodo, sia di modi di dire, a trasportare la corte del re Sole in una Toscana insieme granducale e umile.

Un vero e proprio tesoro della tradizione popolare, con intrecci analoghi ai racconti di Straparola e Basile che dalla tradizione orale, sono passati alla letteratura scritta, assumendo un valore storico, e arrivando al teatro, ispirazione per musicisti illustri come Ravel e Prokof'ev. Musiche che accompagnano il racconto di Poli, intervallato dalle danze dei valenti ballerini Laura Bravi, Marta Capaccioli, Fabrizio Casagrande, Lucrezia Palandri.

Le note di Poulenc, poi, danno gloria alla storia dell'elefantino Babar, personaggio immaginario creato dal francese Jean de Brunhoff, che lascia la giungla, dopo che un cacciatore ha ucciso la sua mamma, per andare in città ospite di una ricca signora e ritorna nella giungla per portare agli altri elefanti il “beneficio” della civilizzazione.Danza, musica e parole scorrono allora sul palcoscenico, facendo tornare tutti un po’ bambini.

L’82enne Poli, fisico eccezionale e lucidità impeccabile, dimostra ancora una volta il carisma e le peculiarità di una figura che sa andare oltre il tempo e qualsiasi tipo di convenzione. I suoi spettacoli sono sempre caratterizzati da una forte connotazione comica, rifacendosi alle commedie brillanti, surreali e oniriche.

E la fiaba diventa anche in questo caso uno strumento eccezionale nelle sue mani. Non mancano le scenografie importanti e i giocattoli, elementi fanciulleschi, ma dall’efficace rappresentatività, che conducono per mano lo spettatore verso mondi altri.

Dopo la laurea in letteratura francese, Poli si afferma come attore nei primi anni Cinquanta, prima con esordi nei piccoli teatri cittadini, come ‘La borsa di Arlecchino’ di Genova. Successivamente si fa strada grazie al garbato istrionismo, con una poetica surreale, in cui si alternano in maniera impeccabile momenti comici e giochi linguistici.

Le favole fanno parte del suo repertorio e oggi tornano sul palcoscenico in questo spettacolo dove Poli torna a essere un narratore di fiabe. Nei primi anni Sessanta, l’attore è stato infatti protagonista di una trasmissione televisiva sulla Rai in cui leggeva favole per bambini tratte da Esopo e da altri famosi racconti della tradizione. Insomma la favola assurge a strumento importante, che riesce a parlare a tutti, ma che allo stesso tempo parla un po’ di ognuno di noi.

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