di Mariavittoria Orsolato

Anna Maria Tarantola è il nuovo presidente Rai. Lo ha deciso martedì sera il nuovo consiglio di amministrazione, confermando in pieno le indicazioni che il premier Monti - tenutario del Tesoro ad interim - aveva espresso ormai un mese fa. Non è stato però un voto semplice. Sebbene la votazione si sia chiusa con la maggioranza necessaria di 7 voti, il Pd ha registrato la pesante astensione del suo consigliere Antonio Verro - cha ha scelto di non votare in seno alle sue perplessità sull’ormai ex numero due di Bankitalia - e anche tra i pidiellini i malumori non sono mancati.

Le votazioni sulla nuova presidenza sono state infatti in forse fino all’ultimo, perché i consiglieri in quota Pdl avrebbero voluto votare contestualmente la nomina e un ordine del giorno sulla governance dell'azienda, cercando di limitare il conferimento di poteri speciali al nuovo presidente. Il Popolo della Libertà si era da tempo mostrato contrariato riguardo il progetto del premier Mario Monti di attribuire al nuovo presidente Rai una serie di deleghe operative - sia sulle spese, che su alcune decisioni tecniche e sulle nomine non giornalistiche - che lo trasformerebbero in qualcosa di più di un presidente, più simile a un amministratore delegato. Ma l'ordine del giorno presentato dal consigliere Antonio Pilati è giunto troppo tardi, secondo il parere dell'ufficio legale Rai, e non se n’è fatto nulla.

Secondo Alessio Butti, capogruppo del Pdl in Vigilanza, la colpa è da attribuire al Partito Democratico:  “Tutta la sinistra calpesta le prerogative del Parlamento, accettando di votare subito un'apprezzata signora della quale però non conosciamo né le competenze tecnico-televisive né l'opinione sui pieni poteri che Monti vorrebbe attribuirle. Vogliamo parlare delle deleghe o accettiamo tutto senza un minimo di confronto democratico e politico?”

A schierarsi con il Governo, in posizione sempre più prona, è invece il segretario del Pd, Pierluigi Bersani: “Il governo ha detto che vuole modificare deleghe e poteri e si fa così. Se il Pdl fa saltare il tavolo, il Governo trovi altre autorevoli soluzioni. Per quanto mi riguarda il commissariamento rimane sempre in piedi”.

Il problema, insomma, sono e restano le deleghe: quella sui contratti da 2,5 a 10 milioni, che sarebbero approvati dal presidente - su proposta del direttore generale - e quella sulla nomina dei dirigenti non editoriali di primo e secondo livello, ovvero la maggioranza, sempre in mano alla diarchia presidente-direttore generale; e c'è in Rai chi ipotizza una mediazione che lasci la nomina di una parte dei dirigenti, quelli di secondo livello, all'interno del Cda. La partita si sposta ora in Commissione parlamentare di Vigilanza, che oggi dovrà votare la "fiducia" alla Tarantola con almeno 27 voti sui 40 componenti.


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