di Mariavittoria Orsolato

Dopo il rinvio della scorsa settimana, il presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai ha confermato ieri la convocazione per domani della seduta per l'elezione dei nuovi componenti del cda Rai. Un'elezione che già nei suoi prodromi ha scatenato le solite immancabili polemiche sulla lunga mano dei partiti a viale Mazzini e sull'urgente necessità di affrancarsenere, qualora si voglia realmente salvare il salvabile della televisione pubblica.

Sulla scrivania di Sergio Zavoli sono giunti oltre 300 curricula e, almeno nelle intenzioni manifeste, la scelta dei candidati dovrebbe - il condizionale qui è d'obbligo - attenersi a principi meritocratici e sulla base di competenze specifiche in materia televisiva. Assieme ai curricula sono però arrivate anche le proteste degli interessati per il silenzio caduto sui loro curriculum dopo l'enfatizzato annuncio della nuova procedura.

Uno fra tutti, il giornalista autocandidatosi al cda Rai Roberto Race, che, preoccupato dal silenzio successivo all'invio telematico delle proprie credenziali, ha reso noto di aver scritto a Zavoli per sollecitare trasparenza sull'esame dei candidati.

Pare infatti che nessuna delle autocandidature inviate abbia ricevuto un riscontro, almeno in termini di conferma dell'avvenuta ricezione e questo da inevitabilmente adito a quanti si sono rassegnati al fatto che anche stavolta le nomine dei consiglieri di amministrazione nulla avranno a che fare con la specificità delle singole competenze, quanto piuttosto con il grado di copertura politica.

Tra il turbinio di nomi e di polemiche squisitamente politiche, il nuovo Consiglio di Amministrazione della Rai sembra ormai già delineato: le poltrone assegnate secondo i rapporti di forza dei partiti in parlamento, nella vecchia e cara usanza della lottizzazione, hanno infatti già tutte un nome e un cognome.

In quota Pd è arrivato l'avallo di Bersani alle candidature di Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi, segnalate dalle associazioni "Libera", "Libertà e giustizia" e "Se non ora, quando". Sembra certa anche la riconferma di Rodolfo De Laurentiis, consigliere uscente da parte dell'Udc. Per i consiglieri in quota Pdl, dopo gli incontri a casa Berlusconi, sono quattro i nomi papabili: oltre a quello scontato di Antonio Verro, consigliere di punta di maggioranza del vecchio Cda riconfermato, ci sono Antonio Pilati, ex commissario Antitrust e Agcom, Enzo Jacopino, giornalista presidente dell'Ordine, ed Enrico Pazzali, amministratore delegato di Fiera Milano.

Ancora incerti i nomi che dovrebbero arrivare da Lega e Idv, che hanno pubblicamente annunciato di non aver la minima intenzione di candidare nessuno in aperta polemica con la logica della spartizione tanta cara a viale Mazzini. Il partito di Bossi e Maroni, presente nel Cda uscente, ha annunciato che voterà scheda bianca perché come ha affermato oggi il componente della Vigilanza Davide Caparini "il servizio pubblico è decotto: tra probabile fallimento o privatizzazione, meglio privatizzare". Per l'Italia dei Valori di Di Pietro invece, la questione è di trasparenza, perché - come ha spiegato il capogruppo Idv in Vigilanza Pancho Pardi- "i partiti devono restare fuori dal Cda per restituire il servizio pubblico ai cittadini".

Domani dunque i nomi dei consiglieri di quella che dovrebbe essere una Rai rinnovata saranno di dominio pubblico e il timore di quanti hanno a cuore la tv di Stato è che anche stavolta si cambi tutto per non cambiare niente.

 

 

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