di Mariavittoria Orsolato

Lo scorso mercoledì le Fiamme Gialle romane hanno fatto nuovamente visita a viale Mazzini ma stavolta il povero - e immaginiamo ora distrutto - Minzolini non c’entra nulla; in ballo ci sono i diritti tv pagati per i film trasmessi dalla Rai. L’ipotesi è che queste pellicole siano state vendute a prezzi maggiorati per evadere più facilmente le imposte e che le aziende di mediazione abbiano a tale scopo emesso tonnellate di fatture false. Dal momento che la Rai rimane pur sempre un’azienda pubblica, i magistrati stanno ora accertando in base a quali criteri i dirigenti di viale Mazzini abbiano autorizzato questi pagamenti gonfiati.

L’inchiesta è stata avviata dalla Procura di Roma ed è intesa a verificare tutte le irregolarità che possono essersi verificate dal 2003 in poi: si tratta di affari da decine di milioni di euro e i reati ipotizzabili vanno dall' evasione fiscale alla truffa, al falso in atto pubblico.

I pubblici ministeri che si stanno occupando del fascicolo sono gli stessi titolari dell’inchiesta Mediatrade - la società ormai opportunamente estinta di Mediaset - per cui lo scorso 18 ottobre Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri sono stati rinviati a giudizio. Gli inquirenti hanno preso le loro mosse proprio da quei faldoni e hanno deciso di esaminare anche quelle che -Deborah Bergamini docet - avrebbero potuto essere facilmente le stesse dinamiche.

Esaminando i bilanci delle società che si occupavano di mediare i rapporti tra le majors americane e gli acquirenti italiani, hanno infatti scoperto che anche negli affari siglati con la Rai ci sono cifre che non tornano: le spese risultano troppo alte e questo ha fatto sorgere il sospetto che anche l' azienda di Stato abbia utilizzato il cosiddetto “metodo Agrama”. Il padre putativo di questo raffinatissimo espediente per evadere il fisco è infatti Mohamed Farouk Agrama, noto ai più come Frank, ex regista di origine egiziana ora a capo della Harmony Gold USA, una casa di produzione cinematografica e televisiva statunitense.

Nel caso Mediatrade i magistrati hanno accusato l'imprenditore egiziano di aver creato delle società utilizzate appositamente per far lievitare i costi, di modo che le aziende del gruppo Mediaset potessero poi portare le cifre in detrazione. Nel caso Mediatrade si è appurato che i manager di Cologno Monzese selezionavano i film da acquistare e quando Agrama chiudeva l'affare con le majors, ottenevano un compenso a titolo personale per la consulenza.

Quando i magistrati hanno chiesto delucidazioni sull’insolita procedura, è stato candidamente spiegato che Agrama non aveva la struttura e il know-how necessari per selezionare prodotti televisivi adeguati al mercato italiano e che dunque aveva il ruolo di semplice mediatore. Peccato che il passato da cineasta dell’alessandrino trapiantato a Los Angeles (gli appassionati di B-movies non si perdano Queen Kong) non deponesse certo a favore delle ragioni di Mediatrade.

Si è infatti scoperto che le transazioni di vendita erano tutto fuorché trasparenti: per i negoziati venivano utilizzate società offshore e gli acquisti prevedevano il frazionamento del periodo di licenza, con contratti multipli e certamente maggiorati rispetto ai costi originariamente previsti dalle stesse majors. Come già menzionato, capofila del gruppo di Agrama è la Harmony Gold USA che controlla la Wiltshire Trading, la Melchers Limited e la Meadoview Overseas, ma “Frank” può contare su filiali sparse tra Hong Kong, la Svizzera e l'Irlanda; ed è stata proprio la triangolazione estera a consentire l'accumulo di ingenti somme di denaro, poi portate in detrazione dai clienti compiacenti italiani.

L'analisi dei contratti acquisiti alla Rai servirà quindi a verificare quali costi siano stati iscritti a bilancio, ma soprattutto a stabilire che fine abbia fatto il denaro ottenuto grazie alle sovrafatturazioni, con tutte le eventuali responsabilità di chi si occupava degli acquisiti e di chi autorizzava i pagamenti. Per questo, dopo aver esaminato la documentazione contabile, è possibile che si decida di chiedere chiarimenti ai direttori generali che si sono succeduti in questi anni: Flavio Cattaneo, Alfredo Meocci, Claudio Cappon e Mauro Masi.

Per conto di Mediatrade, Agrama è accusato di aver emesso fatture false per 200 milioni di euro soltanto per gli anni 2003 e 2004. I costi sostenuti dalla Rai dovrebbero essere inferiori, ma soltanto l'esame comparato dei contratti e dei costi iscritti a bilancio potrà consentire di verificare a quanto ammonti la differenza. E soprattutto, dato che si tratta di soldi pubblici, che fine abbia fatto.

 

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