di Roberta Folatti

Sconfinando nel fantastico

Ricky è un bambino fuori dal comune, potrebbe essere un angelo o la matafora di un angelo se non fosse così concreto, ripreso durante il film nella fisicità della sua crescita e dei suoi bisogni. Ricky è il frutto della passione fra un uomo e una donna che non sempre sanno comprendersi e che arriveranno a lasciarsi a causa della sua stranezza di bambino prodigio.  La pellicola, firmata dal regista francese François Ozon, da molti considerato il più promettente dei quarantenni in circolazione, è capace di sorprendere anche perchè esordisce come dramma sociale e si evolve assumendo i toni del racconto fantastico. Ma la particolarità è che continua a rimanere ancorato a un contesto estremamente reale, case squallide, fabbriche dai lavori ripetitivi, supermercati di periferia. Un’ambientazione che sembrerebbe assolutamente aliena da favole e lieti fine.

Eppure quando il piccolo comincia ad alzarsi in volo o a tentare di farlo con le sue alette da pollo (che poi diventeranno ali adatte alle grandi distanze) il film cambia completamente registro, lasciando sconcertati gli spettatori. Ricky. Una storia di amore e libertà barcolla leggermente sul crinale che separa il surreale dal grottesco, ma tutto sommato se la cava, trascinandoci in un’atmosfera da favola metropolitana, con una buona dose di momenti ironici che tolgono drammaticità al contesto. Il neonato che da principio complica la vita ai suoi genitori col pianto continuo e la sua strana irrequietezza, provocando indirettamente la loro separazione, diventa un vanto, una consolazione, un’autentica gioia per la sua famiglia. Quando si manifesta la sua incredibile particolarità, che sembra renderlo più sereno, quasi felice, la madre aderisce totalmente alla sua stranezza senza farsi troppe domande. S’ingegna per facilitargli la vita e il volo, intuendo che quella è la sua vera natura. A un certo punto Ricky da problema si trasforma addirittura in possibile fonte di reddito, perché i mass media lo individuano come “fenomeno”, “mostro” e vorrebbero fagocitarlo.

Scatta qua la sua inconsapevole ribellione che rispecchia la visione di Ozon stesso che spiega . Insomma preparatevi ad essere stupiti, anche se “Ricky. Una storia di amore e libertà” è una pellicola riuscita solo in parte, alla ricerca di un equilibrio che non sempre trova e che in certe parti rasenta pericolosamente l’autoparodia.


Ricky. Una storia di amore e libertà (Francia/Italia, 2009)
Regia: François Ozon
Sceneggiatura: François Ozon in collaborazione con Emmanuèle Bernheim
Musiche: Philippe Rombi
Cast: Alexandra Lamy, Sergi Lopez, Arthur Peyret


Distribuzione: Teodora

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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