di Roberta Folatti

Carcere reale e carcere mentale

Giulia non esce la sera e pensa di aver perso il diritto ad amare. La sua vita serena, lineare se l’è rovinata con le sue mani e ben pochi sono disposti a concederle delle attenuanti. Malgrado i suoi tentativi di rendersi invisibile è una donna molto bella, con occhi scintillanti e una grinta che traspare ad ogni suo gesto. Giulia ha ucciso un uomo, quello per il quale ha abbandonato la famiglia, un marito che non ha mai smesso di amarla e una figlia. Giulia non esce la sera perchè deve rientrare in carcere. Di giorno ha il permesso di lavorare come istruttrice di nuoto in una piscina, l’acqua è un elemento rasserenante per lei.

Quando nuota o insegna a nuotare si dimentica di se stessa, riesce a non pensare a quella figlia adolescente che è cresciuta odiandola.

Giuseppe Piccioni scieglie di raccontare la storia di una donna ammaccata dalla vita, piena di rimorsi, che ha deciso di non esistere se non attraverso la muta osservazione della figlia che diventa grande. La spia a distanza, controlla se mangia a sufficienza o se si copre quando fa freddo. Cerca di immaginare i suoi pensieri, è felice che sia spesso immersa nella lettura.

Questo sino a quando non incontra Guido, che fa sforzi patetici per darsi l’aria del nuotatore e in realtà sa stare a malapena a galla. Oltre ad essere un insicuro in acqua, non è molto convinto neppure delle sue capacità letterarie, malgrado sia uno scrittore abbastanza conosciuto e in odore di premi. Guido è la classica persona senza grandi qualità che tiene vivo un matrimonio nonostante l’evidente calo d’entusiasmo, considerato un intellettuale mentre in realtà legge poco e ha poche idee. Anche scarsa ispirazione a giudicare dai suoi inconcludenti tentativi di cominciare un nuovo romanzo, fortemente sollecitato dalla casa editrice.

L’incrociarsi tra la sofferta profondità di Giulia e l’annoiata superficialità di Guido cambia le prospettive ad entrambi, ma sarà la donna l’unica a pagarne davvero le conseguenze. Guido cerca di aiutarla facendole incontrare la figlia però i suoi modi sono quelli di un elefante dentro una cristalleria. L’uomo capisce troppo tardi che per Giulia era meglio limitarsi ad osservare la ragazza da lontano, coltivando la speranza segreta di una riconciliazione, piuttosto che sentirsi rivolgere da lei parole durissime, sprezzanti, definitive. Guido capisce troppo tardi che l’equilibrio di Giulia, faticosamente raggiunto tra mille sensi di colpa, è una costruzione fragile, sensibile a qualunque scossone. Alla fine a imprigionare sono più le situazioni, le scelte sbagliate, la mancanza di coraggio (nel caso di Guido) che il carcere vero e proprio.

Il film di Piccioni mi sembra solo in parte riuscito, il ritratto della protagonista è vivido, grazie anche all’interpretazione superba di Valeria Golino. La messa a fuoco della figura dello scrittore la trovo un po’ meno efficace, la sua inconsistenza e la sua pigra tendenza ai compromessi sono comunque ben delineate da Valerio Mastrandrea.

Giulia non esce la sera (Italia, 2009)
Regia: Giuseppe Piccioni
Sceneggiatura: Federica Pontremoli, Giuseppe Piccioni
Fotografia: Luca Bigazzi
Musiche: Francesco Bianconi
Cast: Valeria Golino, Valerio Mastrandrea, Sonia Bergamasco, Jacopo Domenicucci
Distribuzione: 01 Distribution






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