di Roberta Folatti

Quante cose dietro a un matrimonio felice

Il tema del film non è nuovo ma lo sguardo sa essere originale, mordace, pieno di brio e di profondità. I lavori di Joanathan Demme non sono mai scontati, questo Rachel sta per sposarsi si può definire una commedia drammatica e ha picchi introspettivi davvero riusciti. Uniti a molti momenti in cui si ride di gusto, in modo intelligente. Un gruppo d’attori straordinario, compresi quelli di secondo piano e addirittura le comparse, dà vita a un affresco dell’America multietnica di oggi, fotografando un momento conviviale che ha però un retrogusto amaro. La sorella della sposa infatti, una convincente Anne Hathaway, sembra mettercela tutta per rovinare la festa ai suoi familiari facendo riaffiorare momenti dolorosi. E lasciandosi catturare nuovamente dai propri fantasmi.
L’originalità del film sta prima di tutto nel modo in cui Demme sceglie di raccontare la vicenda, attraverso la ripresa dei preparativi del matrimonio con mezzi tecnici molto dinamici. La camera a mano tallona i protagonisti mentre compiono gesti pratici, comuni, forse poco “cinematografici: puliscono casa e agghindano il giardino, si provano gli abiti e preparano le acconciature. Ma la camera a mano tallona anche le espressioni dei loro volti, i crucci improvvisi e le rilassatezze, l’entusiasmo e la paura per una scelta che cambia la vita. In America la normalità è rappresentata dalle famiglie allargate, dall’intersecarsi dei nuclei familiari, con mogli e mariti, ex mogli ed ex mariti, figli e figliastri. E’ normale anche il melting pot che nel film diventa una dichiarazione d’intenti, una presa di posizione politica. I membri della famiglia protagonista, bianchi, si relazionano con un ricchissimo, rutilante, stimolante universo di razze, culture, provenienze. Tutti felicemente mixati, uno specchio fedele (speriamo!) di ciò che sarà il futuro.
Questa armonia che nella parte finale si esprime nel canto e nelle danze degli invitati, nella gioia di un lungo festeggiamento, ripreso (quasi) in tempo reale, stride coi problemi della sorella di Rachel, personaggio tormentato, irrisolto, invaso dai sensi di colpa e da una aggressività prima di tutto autodistruttiva. La Hathaway, senza bisogno di calcare la mano, riesce a tratteggiare con efficacia la figura di una ragazza che si sente sola e incompresa. Non esiste la famiglia perfetta e anche quella descritta nel film di Demme ha un “retrobottega” saturo di tensioni, di discorsi mai veramente affrontati. Rachel in fondo è il parafulmini di una serie di cose che non vanno, i suoi continui errori e il suo comportamento irresponsabile dimostrano che qualcosa nell’evoluzione familiare non ha funzionato. Ma la disponibilità dei suoi e la sua presa di consapevolezza rendono il finale una iniezione di speranza, un po’ dolorosa ma senz’altro utile.

Rachel sta per sposarsi (Usa, 2008)
Regia: Jonathan Demme
Musiche: Donald Harrison Jr, Zafer Tawill
Fotografia: Declan Queen
Cast: Anne Hathaway, Bill Irwin, Debra Winder
Distribuzione: Sony






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