di Roberta Folatti

Tra ingenuità e voglia di riscatto

E' un esempio emblematico dell'incontro-scontro tra mondi diversi, tra uomini e donne cresciuti nell'alveo di culture differenti. Divisi da tradizioni e stili di vita ma uniti dai sentimenti. L'approccio della regista Laura Muscardin è improntato al realismo, con tocchi acuminati di satira sociale e risvolti divertenti e romantici. Billo, il Grand Dakhaar è una riuscita fotografia della situazione di moltissimi clandestini che arrivano nel nostro paese, scaraventati in una dimensione che all'inizio faticano a comprendere, venendo da terre che hanno un sistema di decodificazione del mondo per molti versi ancora primitivo (uso questo termine senza giudizi di sorta).

Si è abituati a pensare che il loro massimo desiderio sia di vivere in Occidente adottando i nostri (irresistibili?) costumi, questo film ci aiuta a comprendere che le cose non stanno esattamente così. C'è spesso un orgoglio forte delle proprie origini e la paura di tradire i valori secondo cui si è stati cresciuti.

La storia racontata nel secono lungometraggio della Muscardin è giocata su due piani temporali, il presente del protagonista, Thierno Thiam, detto Billo - senegalese deciso a migliorare la sua situazione economica lavorando in Italia (e coltivando nel suo intimo un preciso obiettivo professionale) e il passato del giovane, prima in un piccolo villaggio africano e poi a Dakar, a studiare per diventare sarto modellista. L'esperienza italiana di questo ragazzo, serio e pacato, riflessivo sin da bambino, gli riserverà belle e brutte sorprese, ma a conti fatti il nostro paese saprà accoglierlo dignitosamente.

"Billo, il Grand Dakhaar" è amaro e divertente al tempo stesso e sa mettere in luce paradossi che diventano emblematici, ribaltando molti luoghi comuni. Ad esempio nella scena in cui il protagonista, un "pennellone" nero ultratletico, confessa alla sua ragazza italiana di essere alla sua prima volta. Tirato su con rigidi principi, pur all'interno di una famiglia povera, sino al momento in cui una disinvolta donna europea non gli fa spudoratamente la corte, rimane "al riparo" dalle tentazioni sessuali. E anche a storia avviata, si fa mille scrupoli a parlare con la madre, severa e all'antica, di quanto gli è accaduto, sapendo che lei non accetterà mai una nuora bianca. Mentre all'opposto la famiglia della sua fidanzata italiana lo ha accolto (quasi) senza problemi.

Il clou della storia viene toccato quando Billo si ritrova ad aspettare un figlio dalla sua ragazza italiana e contemporaneamente novello sposo di una giovane senegalese, che la famiglia ha scelto per lui."Billo il Gran Dakhaar" è stato realizzato con il metodo The coproducers (sia il cast artistico che quello tecnico sono gli unici proprietari della pellicola), che consente una maggiore libertà rispetto ai circuiti produttivi tradizionali . Si tratta inoltre della prima coproduzione cinematografica tra Italia e Senegal.

Billo, il Grand Dakhaar (Italia, Senegal, 2008)
Regia: Laura Muscardin
Sceneggiatura: Marco Bonini, Mbacke Gadji
Musiche: Youssou N’Dour
Cast: Thierno Thiam, Susy Laude, Marco Bonini, Paolo Gasparini, Paul N’dour
Distribuzione: Achab Film




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