Alcuni dei temi più scottanti dell'opinione pubblica e delle posizioni più controverse sono al centro dell'ultimo lavoro di Luca Barbareschi, The Penitent, presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Venezia. Il film, ambientato interamente a New York e basato sull'opera teatrale omonima di David Mamet, è ispirato ad un fatto di cronaca, il caso Tarasoff. Segue le peripezie di uno psichiatra ebreo di nome Carlos Hirsch (interpretato da Barbareschi), la cui carriera e vita privata vengono improvvisamente sconvolte dal suo rifiuto di testimoniare a favore di un giovane paziente latino (Fabrizio Ciavoni) che ha ucciso otto persone.

 


Il paziente è membro della comunità LGBT e un errore di stampa – probabilmente non casuale – commesso da un editore di giornale, che ha citato alcuni scritti precedenti del dottore sull'omosessualità, attira l'attenzione dei media e del sistema giudiziario. Tecnicamente, Hirsch non ha commesso alcun reato, ma si trova di fronte a un dilemma morale. Si rifugia dietro il Giuramento di Ippocrate per difendersi dalle interrogazioni e non è disposto a consegnare i fascicoli del paziente per non tradirlo.


La premessa narrativa è coinvolgente, tempestiva e abbastanza originale. Tuttavia, alcune scelte registiche e di messa in scena non funzionano. Il film sembra molto simile a una pièce teatrale, con non più di due o tre personaggi in ogni scena, per lo più ambientate in interni piuttosto claustrofobici.


Purtroppo, la drammatizzazione regna sovrana: è vero che le situazioni affrontate dai personaggi sono estremamente tese, ma questo si traduce spesso in urla e sottolineature eccessive di certe parole. Anche se Barbareschi è il vero protagonista (e colui che dovrebbe essere il più arrabbiato), Catherine McCormack (che interpreta sua moglie sconvolta) offre una performance molto più discutibile, infondendo nella sua interpretazione un'isteria insopportabile dall'inizio alla fine. Barbareschi opta per un approccio più equilibrato, ma con l'aumentare della tensione emergono i limiti della sua performance.


Il film è molto verboso, e la maggior parte dei dialoghi – in particolare quelli tra Barbareschi, il suo avvocato Richard (Adam James) e il procuratore (Adrian Lester) – contengono idee e prospettive intellettualmente stimolanti e interessanti da analizzare, indipendentemente dal fatto che si sia d'accordo o meno con le loro posizioni. La messa in scena li fa sembrare versioni cinematografiche dei Dialoghi di Platone, e sono forse le parti più interessanti del film, sebbene difficili da seguire e piene di ripetizioni e figure retoriche pompose. In un particolare monologo di Barbareschi nella seconda metà del film, c'è anche un tentativo più esplicito di criticare il politicamente corretto e la cultura della cancellazione, ma sembra più una sfuriata che un sottotema capace di innescare azioni o conflitti.


La conclusione della trama ribalta tutto ancora una volta. In sintesi, l'intero film sembra un esperimento che, almeno sulla carta, aveva molto più potenziale. Il risultato finale è goffo, col risultato di avere scarso impatto sul dibattito pubblico in corso.

 

The Penitent (Italia, 2023)

Regia: Luca Barbareschi
Cast: Catherine McCormack, Luca Barbareschi, Adam James, Adrian Lester
Sceneggiatura: Luca Barbareschi
Fotografia: Michele D'Attanasio
Produzione: Èliseo Entertainment, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution

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