di Roberta Folatti


L’umanità ritrovata


A distanza di poco più di vent’anni quella Germania – popolata di spie e informatori, dominata da un apparato corrotto ma in grado di stritolare ogni voce contraria – sembra un incubo lontano. E’ la DDR dei primi anni ’80 quella raccontata ne Le vite degli altri, uno dei migliori film in circolazione in questo periodo. Esordio di un regista tedesco con un po’ di sangue italiano, tale Florian Henckel von Donnersmarck, è partito l’anno scorso dal Festival di Locarno e, di premio in premio, è arrivato a vincere l’Oscar come miglior film straniero. Un percorso esaltante per un’opera prima.

Von Donnersmarck si è documentato per anni sulla situazione della Germania Est prima del crollo del muro, ha rovistato tra le migliaia di pratiche puntigliosamente archiviate dai funzionari della Stasi, che ora chiunque può consultare. Le sue ricerche trovano un corrispettivo nella scelta delle ambientazioni, tutte sui toni del grigio: le strade, le abitazioni e soprattutto gli uffici della Stasi sono permeati da un monocromatismo avvilente, che spegne qualunque tentativo di differenziarsi.

In questo scenario tristissimo sembra trovarsi perfettamente a suo agio Gerd Wiesler, agente della Stasi, rinomato per la sua puntigliosità e per la fede cieca nell’ideologia. Nella prima scena del film lo vediamo dare lezioni di “interrogatorio” a una platea di giovani, con consigli anche inediti su come fiaccare la resistenza psicologica dei presunti traditori – e, ora che almeno l’Europa sembra essersi liberata da certi “vizi”, la reazione da spettatori è un misto di repulsione e curiosità per i metodi ingegnosi escogitati da quel terrificante apparato. Decenni di simili pratiche, che costringevano la gente comune a spiare il vicino, con ricatti ignobili a chi cercava di sottrarsi, avevano azzerato qualsiasi guizzo culturale e assoggettato gli intellettuali al più mortificante e squallido conformismo. I coraggiosi pagavano prezzi altissimi, se anche non finivano in carcere, veniva impedito loro di lavorare e non pochi decidevano di togliersi la vita.

Il nostro protagonista si trova dunque con l’incarico di spiare uno degli ultimi intellettuali non perseguitati dal regime, che però comincia a dare fastidio, ed è inviso soprattutto a un ministro che si è invaghito della sua donna. Il regista mette subito in luce il contrasto tra chi eseguiva i suoi compiti credendo ancora in certi presupposti ideologici - il capitano Wiesler in questo caso - e chi approfittava della propria posizione per fini personali, ambizione, avidità, prevaricazione anche sessuale.

I privilegi, la corruzione, le palesi ingiustizie minavano dal di dentro un sistema che, per funzionare, aveva bisogno di individui totalmente votati alla causa, come Wiesler. Ma quando quest’uomo grigio e dimesso, che vive per il suo lavoro e non ha rapporti di vera intimità con nessuno, viene in contatto – attraverso microspie, monitor, sopralluoghi in incognito – con un tipo di esistenza completamente diverso, agli antipodi dalla sua, tutte le certezze accumulate iniziano a sfaldarsi.

Sì, perchè lui spia un uomo e una donna che si amano, che pensano con la propria testa, che si lasciano invadere dai dubbi, che sono costretti a scelte difficili. Spia le loro debolezze, la loro coinvolgente intimità, l’orgoglio risvegliato dello scrittore, le umiliazioni e il dolore sopportato dall’attrice famosa ma fragile. Inizia a leggere le stesse poesie, ad ascoltare la stessa musica, sente le loro conversazioni animate, assorbe il loro struggimento... E a poco a poco in lui scatta qualcosa che gli fa ritrovare umanità e dignità. Che gli risveglia i sensi, gli scioglie il cuore, lo risolleva a un gradino più alto, quello della responsabilità personale.

“Le vite degli altri” in Germania ha suscitato un grandissimo interesse, con lunghe file ai botteghini, perchè riapre ferite recenti e lo fa in modo acuto, con sensibilità e pudore.

Le vite degli altri (Germania, 2006)
Regia: Florian Henckel von Donnersmarck
Musiche: Stephane Moucha, Gabriel Yared
Cast: Ulrich Mϋhe, Sebastian Koch, Martina Gedeck
Distribuzione: 01


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