Non ce l’ha fatta la Juventus a prendersi la Champions. Troppo forte il Real Madrid, al quale la squadra di Allegri ha opposto solo un buon primo tempo, chiusosi sul risultato di uno a uno grazie ad una prodezza di Manzukic che ha pareggiato il vantaggio spagnolo, manco a dirlo, siglato da Cristiano Ronaldo. Poi però, al rientro dagli spogliatoi, il Real ha tirato fuori il gioco in scioltezza che appartiene alle grandi nei momenti decisivi ed ha sfoderato il talento purissimo, straordinario, del suo fuoriclasse, al momento indiscusso numero uno al mondo della scienza pallonara.



E talento ed esperienza, corsa e dominio del campo da parte del Real, hanno messo a nudo la scarsa tenuta fisica e psicologica della Juve, che è stata decisamente messa sotto, quasi umiliata da un finale 4 a 1 che sa di disfatta.

Un esito davvero pesante per i bianconeri, che arrivano alla seconda sconfitta consecutiva delle sette ricevute su nove finali giocate. Il risultato ha ridimensionato comunque solo in parte la convinzione di una Juventus fortissima, maturata nei sei titoli successivi di campione d’Italia. Non vi sono dubbi circa la forza della squadra che gli consentono di dominare in lungo e largo il nostro campionato, ma è indubbio che per imporsi a livello internazionale manca ancora qualcosa.

Aver battuto il Barcellona in semifinale ha forse generato l’illusione di poter battere il Real, ribadita nelle ore precedenti al match da tutti, Allegri in testa. Ma il Barcellona di oggi è lontano parente di quello con Xavi, Iniesta, Messi e Ibrahimovic che incantò il mondo intero. L’uscita di Xavi, l’età avanzata di Iniesta e il leggero appannamento di Messi ne fanno una squadra comunque fortissima ma non più quasi invincibile come quella del 2008-20011. Dunque, benchè batterla è comunque una impresa, non comporta, di per sè, la possibilità di battere chiunque, men che mai una squadra come il Real Madrid.

Questa considerazione avrebbe dovuto indurre a maggiore prudenza, anche nell’assetto tattico, che avrebbe avuto bisogno di un centrocampista in più per limitare il palleggio del Real. E, spiace dirlo, pensare che Modric possa dirigere l’orchestra poco contrastato o che Cristiano Ronaldo sia annullabile senza predisporre una gabbia nella quale limitarne i movimenti (e non è detto che sarebbe sufficiente) denota scarsa prudenza ed un eccesso di presunzione.

La Juventus torna insomma da Cardiff con la medaglia dei secondi. C’è chi sostiene si tratti di un blocco psicologico che, da troppo tempo, fa cadere la squadra all’ultimo sforzo prima del traguardo più prestigioso. Ma la delusione di sabato sera brucia perché è maturata proprio dove non ci si aspettava potesse succedere.

Proprio i fuoriclasse juventini – da Buffon a Higuain e Dybala – hanno deluso le aspettative e gli stessi Khedira e Dani Alves, pure esperti di vittorie internazionali, sono apparsi al di sotto dei loro standard abituali.

La difesa, sulla impenetrabilità della quale si basavano i commentatori che prevedevano la vittoria della Juventus, è diventata perforabile di fronte alla velocità dei guizzi di Cristiano Ronaldo e non ha certo trovato in Buffon l’uomo dei miracoli, anzi.

Nonostante la sconfitta, comunque, la Juventus si prepara per attrezzarsi ulteriormente. Buffon ha appena dichiarato l’intenzione di riprovarci subito per tentare di strappare all’ultimo anno di carriera il titolo così ambito. Com’è noto, non conta quante volte si cade ma quante ci si rialza. Solo, stavolta, sarà più faticoso.

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