di redazione

Più che Inter-Milan sembrava un Celtic-Rangers vecchia maniera. Fatta eccezione per il colpo di genio di Palacio, che con il tacco segna e risolve la partita a cinque minuti dalla fine, il derby milanese di ieri è stato uno dei più mesti degli ultimi anni. Dopo aver fatto la storia del nostro calcio, le due big lombarde si scontrano senza nemmeno una pallida velleità di scudetto, lontane come non mai perfino dalla zona Champions.

E il campo spiega perché: errori a valanga, tasso tecnico generale a dir poco deludente, muscoli e botte come nella miglior tradizione scozzese. E' forse questo il manifesto più chiaro della decadenza del Campionato italiano, ingiustamente considerato per anni il più bello del mondo e ora tristemente ai margini della scena internazionale.

Nel primo tempo gioca meglio il Milan, anche se Poli che sparacchia fuori dallo stadio a porta vuota dopo un'uscita a farfalle di Handanovic. L'Inter è schiacciata, fatica a ripartire, ma si vede anche negare un rigore cristallino per un fallo netto di Zapata su Palacio (che, come dice Caressa, "canta e porta la croce"). Nella ripresa il gioco perde velocità: se i nerazzurri sono stanchi, i rossoneri sono stremati, e in più occasioni si fanno infilare dai raid di Nagatomo e Guarin. Alla fine il capolavoro di Palacio regala la prima gioia a Thohir e l'ennesima notte insonne a Galliani. L'Inter rimane quinta a 31 punti (-2 dalla Fiorentina, +2 sul Verona), mentre il Milan (19 punti) scivola addirittura in 13esima posizione.

Nelle posizioni di testa Juve e Roma confermano la loro supremazia, passeggiando rispettivamente su Atalanta (4-1) e Catania (4-0). I bianconeri sembrano avere qualcosa in più in termini di continuità e compattezza, ma il distacco di 4 punti dai capitolini regalerà uno scontro diretto con le scintille il giorno dell'Epifania.

Perde invece ancora terreno il Napoli, che sabato si fa fermare sull'1-1 dal Cagliari. Al di là delle solite amnesie difensive, Benitez dovrebbe essere preoccupato dalla tenuta atletica del centrocampo: il muro d'inizio stagione si è trasformato in qualcosa di più simile a uno scolapasta. I sardi non demeritano e, nel complesso, il pareggio va stretto a loro. In ogni caso, con 36 punti, gli azzurri sono ancora terzi, ma ormai la Fiorentina è a un passo e bussa alla porta della Champions. A trascinare i Viola, ieri non esaltanti ma comunque vittoriosi per 1-0 sul Sassuolo, è ancora una volta Rossi, sempre più capocannoniere della Serie A con 14 reti.

A un passo dalla zona Europa League c'è il Verona (29 punti), che in casa viaggia come un rullo compressore e continua a parlare di obiettivo salvezza solo per ridicola scaramanzia. L'ultima vittima dei veneti è la Lazio, travolta 4-1. Senza Biava - il solo a rammentare il concetto di anticipo -, la retroguardia biancazzurra si produce nelle solite magre figure: c'è chi ruzzola a terra mentre dovrebbe chiudere una diagonale elementare, chi si scorda di marcare un certo Toni sui calci piazzati.   

La Lazio si fa raggiungere così a quota 20 punti dall'Udinese, che batte 2-1 in trasferta il Livorno. Stessa posizione in classifica per il Genoa, sconfitto 1-0 dal redivivo Bologna, che si scuote dal torpore e esce momentaneamente dalla zona retrocessione grazie a una botta da fuori di Diamanti, in gol dopo nove mesi di digiuno. Gli emiliani agganciano a 15 punti il Chievo, travolto 4-1 da un Torino sempre più bello. I granata, che potrebbero insegnare a molte grandi l'arte del contropiede, ormai occupano in tranquillità la settima posizione con 25 punti. Chiude il quadro della giornata l'1-1 di ordinaria amministrazione fra Sampdoria (Eder ancora in gol) e Parma. 

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