di Fabrizio Casari

Non era certo il Cesena l’addetto al ripristino del fascino del campionato. E così non è stato. Il Milan ha strappato con i denti la vittoria, mantenendo le distanze con le inseguitrici e guadagnando punti nei confronti di Lazio, Inter e Juventus. Quanto visto al Meazza dice che i rossoneri avrebbero meritato tutto, ma non di vincere, come spesso succede in questo campionato, dove il lato B e qualche aiutino hanno regalato punti importanti.

Ibrahimovic continua ad essere il 90% del valore complessivo della squadra: un autogol per impedirgli di segnare e un gol (pur se fortunoso) ne fanno il giocatore decisivo per il Milan e per gli avversari. Resta un dato: i rossoneri sono primi in classifica e, il fatto che lo siano con relativo merito, non gli riduce le possibilità di arrivare al titolo. Per il resto gara solita, tutt’altro che entusiasmante, ma i tre punti arrivano lo stesso.

La Roma alza i toni del campionato: batte il Cagliari con un sonoro 3 a 0 e “vendica" il rovescio pesante (5 a 1) subito all’andata al Sant’Elia. Torna così al terzo posto e ricomincia a guardare il campionato con occhio diverso, anche perché l’Inter, che l’aveva raggiunta, sconfitta ad Udine perde l’occasione per tenere il passo. Non incanta la Roma, è vero: ma prende punti. Ha battuto la Lazio quasi distrattamente in coppa Italia e l’ha poi superata in classifica e ha sistemato la pratica Cagliari senza mai rischiare. Se non ricomincia a dedicare più energie ai contrasti nello spogliatoio e mantiene la concentrazione sul campo, con l’organico di cui dispone non può che arrivare fino in fondo a disputarsi il titolo.

Tutt’altro discorso per la Lazio, che sembra non sappia più vincere e, dopo aver perso il derby di coppa Italia, le prende anche a Bologna: tre, per la precisione. La rissa nel finale ad opera di Zarate e Dias non fa certo onore al chiacchierone Lotito che dissemina perle analfabete sui valori del calcio. Quella della squadra di Reja appare ormai come un’evidente involuzione. La Lazio non sembra più nemmeno lontana parente di quella vista scorazzare nella prima parte del campionato.

Il Napoli di Mazzarri, invece, anche con qualche passo falso, continua comunque la sua corsa e non ci pensa nemmeno a mollare il secondo posto in classifica: Lavezzi segna, offre assist a Cavani e si sbarazza agevolmente anche del Bari di Ventura. Il Milan è a 4 punti e tutto è ancora da giocare. La Juventus, invece, non va oltre il pareggio con la Samp e ottiene solo di dividere la posizione con l’Inter, a sei punti dalla vetta.

La testa di serie della classifica rimane comunque una zona trafficata, con pochi punti e tante squadre in uno spazio stretto, ma fra tre o quattro turni comincerà il rush decisivo e allora, in attesa di ciò, accumulare punti ora è fondamentale, quasi quanto perderne. Come ha fatto l’Inter che vede interrompersi bruscamente la sua rincorsa, avendo lasciato punti allo stadio Friuli, dove l’Udinese ha impartito una lezione di agonismo ad una squadra visibilmente stanca e, soprattutto, lenta. Già contro il Cesena s’erano avvertiti i primi scricchiolii di tenuta fisica per una squadra che sta giocando ogni 3 giorni e più delle altre.

Certo, l’Inter ha numerose scusanti, prima tra tutte quella di avere la sua colonna dorsale assente per infortunio. Quando mancano Julio Cesar, Samuel, Snejider e Milito, si fa fatica a riconoscere la squadra che ha vinto tutto. Nessuna squadra italiana vincerebbe contro nessuno senza quattro titolari, meno che mai contro l’Udinese di queste ultime settimane. Ma, soprattutto, l’Inter ha una panchina priva di campioni - al massimo buoni giocatori - e un paio di titolari non certo all’altezza di una squadra che deve vincere.

Castellazzi tra i pali appare indeciso, confuso, comunque capace di parare solo quello che chiunque facesse il portiere parerebbe, ma non certo in grado di offrire il valore aggiunto che un grande portiere, come un grande attaccante, offrono in dote alle squadre vincenti. Per non parlare di Biabiany, buono davvero solo per squadre che devono salvarsi, non certo per chi deve vincere. E altrettanto chiaro dovrebbe risultare come Pandev sia non solo inutile, ma dannoso, comunque lo si schiera. Esterno fa meno danni, ma non si ricorda un contrasto vinto o un avversario anticipato.

Leonardo qualche responsabilità ce l’ha: magari Motta è uscito per motivi fisici, ma poteva far entrare Mariga  al suo posto o Santon, spostando Chivu a centrocampo. Non certo Biabiany. E Ranocchia non può continuare a vedere le partite dalla panchina per un Cordoba visibilmente non in grado di giocare il pallone. Ma l’Inter di ieri ha soprattutto documentato come nel calcio alcuni aspetti siano decisivi: la squadra più giovane del campionato gioca più veloce di quella più anziana. O Moratti prende atto di questo, o il 2010 resterà un anno straordinario, ma anche l’ultimo di questo ciclo. E non serve andare ad acquistare giovanissimi, ma giocatori che abbiano esperienza pur essendo ancora giovani, gente di 24-26 anni con fame di vittorie. Anche perché a Ibrahimovic prima e a Cassano poi, non si può comunque rispondere con Biabiany e Coutinho.

E’ vero: c’era un rigore netto a favore dell’Inter per un calcione a Cambiasso in area e i due gol dell’Udinese sono riultato di due punizioni discutibili, soprattutto sul secondo la barriera viene spostata da un fallo si sfondamento che le impedisce di saltare a intercettare il tiro (comunque bellissimo e letale) di Di Natale. Detto ciò, l’Udinese è straordinaria. Il suo centrocampo è solidissimo e di ottima qualità, giacché Inler, Asamoah e Isla sono di assoluto livello e Pinzi, il meno dotato, riesce comunque a giocare in modo utile.

L’attacco è straordinario, una gara di bravura continua tra Di Natale e Sanchez, un giocatore che solo vale il prezzo del biglietto. Il fatto che la difesa abbia invece solo Zapata e Handanovic ad un livello alto, viene compensato da una squadra che in fase difensiva vede 9 giocatori dietro la linea della palla e si dimostra capace di coprire adeguatamente ogni zona del campo. Pressing alto, ripartenze veloci e ottimo controllo palla completano il profilo di una squadra ottimamente allenata da Guidolin, maestro di calcio. Nelle ultime 17 gare, l'Udinese ha fatto 8 punti più di quanti ne abbia fatti l'Inter e nelle ultime due gare ha rifilato 7 gol a Milan e Inter.

Il Genoa, come la Samp, prende solo un punto contro il Chievo e il povero Bari, sconfitto, si trova davvero in una situazione di classifica ormai drammatica. E, per restare nelle Puglie, il Lecce, che pure s’era illuso, non va oltre un pari a Firenze, ma probabilmente alla vigilia i salentini avrebbero firmato per un punto a Firenze. Se non altro, serve a staccare il Cesena e il Brescia dalle ultime tre.

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