di Fabrizio Casari

L’Inter non è più quella dello scorso anno e il Milan nemmeno. La vittoria del Milan, con il solito rigore di Ibrahimovic, interrompe al numero 46 la fila di partite che l’Inter non perdeva a San Siro e riporta i rossoneri al comando della classifica. Le due milanesi, che negli ultimi quattro anni avevano dato luogo ad un film del campionato che vedeva i nerazzurri davanti a vincere e i rossoneri dietro a perdere, quest’anno sembrano aver invertito vittorie e, forse, destini.

Il Milan, come sempre, gode di una certa accondiscendenza arbitrale; solo l’affetto di Trefoloni, infatti, consente a Gattuso di rimanere in campo con solo un giallo dopo 5 falli consecutivi, di cui due su Eto’o che andava verso la porta. A nessuno sarebbe stato permesso, a Gattuso sì. Ma il Milan ha meritato di vincere; è stato più attento in difesa e più pericoloso in attacco, più rapido e ordinato a centrocampo. Anche quando è rimasto in dieci ha controllato la partita senza particolari affanni.

L’Inter è in crisi piena di gioco. Sebbene abbia mostrato progressi sul piano fisico-atletico, è proprio l’assenza di schemi e sincronismi che ingabbia il gioco dei nerazzurri in uno sterile susseguirsi di appoggi laterali. E’ lenta, totalmente priva di fantasia, non cerca mai di velocizzare il gioco e le fasce non sa nemmeno dove si trovino. Se questo era il modo con cui Benitez pensava di migliorare il gioco dei Campioni d’Europa, era meglio tenere lo spagnolo lontano da Milano. Aver perso il primato in classifica, la Supercoppa europea, l’imbattibilità del suo campo e aver cacciato uno straordinario dirigente come Oriali, è per ora il triste bilancio di una società che pare essere lei, più che i giocatori, orfana di Mourinho.

E ovviamente non poteva mancare un infortunio muscolare, non sarebbe l’Inter di quest’anno. Stavolta è toccato a Obi e sempre al bicipite femorale. E’ il 18esimo consecutivo. Speriamo che Benitez non dia anche a questo la colpa del mondiale e del Triplete. Ma parlare chiaro al tecnico spagnolo, che ha cambiato tre volte l’assetto della squadra senza mai capire molto cosa fare, è ormai questione che non può essere più rinviata. Il Mondiale per club è alle porte e l’Inter rischia di perdere anche quello.

Quello tra Juventus e Roma è stato un pareggio che rispecchia più i limiti che non la forza delle due squadre. Che si temevano e si sono controllate, fino a quando ci sono riuscite. Poi la Juve ha provato a vincere, ma la Roma ha controllato bene la partita dopo aver acciuffato il pareggio. L’aspetto fastidioso di una partita comunque non spettacolare - e a tratti piuttosto nervosa - è che l’arbitraggio è riuscito a condizionare il risultato. Ma non nel senso che ha denunciato la Juventus, che ha accusato Rizzoli di scarso “rispetto” (Marotta docet) per aver concesso un rigore alla Roma (realizzato da Totti) per un colpo di gomito di Pepe che ha impedito alla punizione dello stesso Totti di prendere la via dello specchio della porta juventina.

Il rigore fischiato alla Roma era sacrosanto e, semmai, ne manca un altro, per fallo di Chiellini su Mexes. Marotta, riferendosi probabilmente al rigore risparmiato al Milan contro il Palermo la settimana scorsa (ancora più netto di quello di Torino, va detto) ha ritenuto che un regalo al Milan doveva essere compensato da uno alla Juve. Così era uso, infatti, ai tempi di Calciopoli: una cosa a Moggi e un’altra a Galliani. Nostalgia dei tempi andati, probabilmente. Non a caso in settimana la società della famiglia Agnelli ha ritenuto di dover ritirare le querele contro il duo monnezza (Moggi e Giraudo) e ha colto l’occasione per far dire al suo ultimo rampollo quanto stimi Lucianone, nonostante qualche incidente di famiglia. Ma per quanto riguarda il campo, Marotta e Del Neri si ritengano fortunati: la Roma, di rigori, poteva averne due. Si consolino dunque con lo splendido gol di Iaquinta.

A proposito di professionisti del lamento, non poteva mancare Mazzarri, che accusa Zarate di aver toccato con un braccio il pallone, in occasione del gol laziale. Mazzarri dimentica che, tre giorni prima, il suo Napoli ha preso i tre punti con un gol viziato da un fallo e con un’estensione del recupero arbitrale oltre quanto annunciato. Se non si vince in campo è inutile tentare di vincere davanti alle telecamere. Se un giorno Mazzarri riuscirò a vincere qualcosa forse comincerà a tacere: dunque, temiamo, lo sentiremo ancora a lungo.

L’Udinese strapazza il Lecce, il Genoa passa a Cagliari, il Bologna batte il Brescia e la Fiorentina batte il Cesena. Per il Palermo ci pensa Pastore, che manda il Catania al pascolo. Con una tripletta straordinaria il fuoriclasse argentino ha risolto il derby regionale siculo. Delio Rossi ha dichiarato: “Dio ha dato il talento a Pastore e i grandi giocatori si vedono nelle partite importanti”. A fine partita Pastore, commentando le voci di mercato che lo riguardano, ha detto che il prossimo anno giocherà a Palermo. Davvero servirà dio o una grande banca perché ciò accada davvero.

La Lazio ha dato invece un segnale di ripresa importante e l’esito della partita non è mai stato in discussione. Zarate e Floccari vanno in gol per la gioia dei tifosi e per far tacere un allenatore che solo sul campione argentino sembra voler concentrare ogni sua critica. Sarebbe meglio lasciarlo giocare come sa.

 

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