di Fabrizio Casari

In una conferenza stampa dal tono soft, avara di sorrisi ed orfana di battute memorabili, José Mourinho si è presentato al Bernabeu. Grande affetto per la squadra milanese che ha condotto al triplete e pochissime informazioni circa la sua nuova squadra e le strategie di mercato che dovranno parzialmente trasformarla. Ma il cammino spagnolo è cominciato e, nostalgia reciproca a parte, il dopo-Mourinho riguarda l’Inter molto più di quanto il dopo-Inter riguardi Mourinho.

A Milano, infatti, il toto-allenatore imperversa. In fondo è una situazione originale, anche se poco piacevole per i nerazzurri: non si ricorda, infatti, una squadra italiana che abbia vinto tutto in un anno, certo; ma nemmeno di una società così titolata e squadra così forte che non trovi un allenatore all’altezza pronto a sbarcare ad Appiano Gentile.

L’incertezza sul successore dello special one nasce da alcune considerazioni tutt’altro che banali: la consapevolezza che il migliore di tutti sia andato va bene solo per le premesse del ragionamento. A Corso Vittorio Emanuele si valutano invece le difficoltà di un’eredità quasi impossibile e, da qui, il convincimento che il nuovo allenatore della Beneamata non possa essere un uomo qualsiasi.

Le ipotesi sono quelle che si leggono sui giornali e possiamo passarle al setaccio per tentare d’individuare la strada che si percorrerà. Capello e Guardiola sono i big, mentre Benitez, Hiddink, Spalletti o Mihajlovic sembrano scelte subordinate. Ma, principali o subordinate che siano, tutte queste scelte hanno un loro coefficiente di difficoltà. Capello ha un contratto con la nazionale britannica e, alla vigilia del mondiale, difficilmente potrebbe dare un annuncio di fine corsa all’11 luglio.

Né lo farebbe la federazione, che rifiutandogli il rinnovo automatico otterrebbe solo di vedersi addossare la responsabilità di un mondiale che dovesse finir male; perché se l’Inghilterra vincesse, è chiaro, sarebbe merito di Don Fabio. Capello, però, che pare intenzionato comunque a godersi la pace di Londra e della sua casa spagnola di Marbella, vorrebbe con sé anche Baldini. Ma Branca è un fuoriclasse, è il regista di tutte le operazioni più importanti del mercato interista degli ultimi 5 anni (da quando cioè ha cominciato a vincere) ed incarna il nuovo andazzo di palazzo Saras: parametro zero o affari in plusvalenza; le campagne sciupone e perdenti sono di un’altra epoca.

C’è poi da aggiungere che Capello non raccoglie consensi unanimi a Corso Vittorio Emanuele: juventino dell’era Moggi e berlusconiano doc, é uomo di ferme promesse, ma incline a non rispettarle. Proprio per questo bisognerà attendere l’ultimo minuto utile per vedere.

Benitez, che comunque ha ancora un contratto con il Liverpool, è un grande tecnico e (cosa non secondaria) parla un’ottimo italiano. Considerato un uomo più da Champions che da campionato, ha il limite di pretendere di portarsi una pletora di collaboratori che all’Inter non ritengono necessari. Ma non é detto che, alla fine, non possa essere lui a sedere sulla panchina nerazzurra del Meazza. Stesso discorso per Spalletti. Lo Zenit non pensa affatto ad un suo prematuro addio alla Russia, ma...

Guardiola è un discorso a parte: campione in campo e in panchina di valore assoluto, è un’insegnante di calcio. Amico di Roberto Baggio (legato all’Inter e a Moratti, che vorrebbe vederlo con un incarico societario) avrebbe il favore di tutto lo spogliatoio. Guardiola é il Top e, non avesse fatto l’errore di scambiare Eto’o con Ibrahimovic, il Barcellona avrebbe avuto un’altra annata. Ma è legatissimo al Barcellona e appare difficile che il nuovo presidente dei bleugrana possa dargli il benservito. Ma se Guardiola, che con il Barca ha solo un’impegno verbale, dovesse dare la sua disponibilità ad andare all’Inter, verrebbe accolto a braccia aperte.

Hiddink è comunque legato alla nazionale turca e non pare che ad Ankara vedano con piacere andarlo via. Certo, potrebbe tenere entrambi gli impegni (Inter e Turchia), come già avvenne quando sedeva sulla panchina del Chelsea. E Mihajlovic? In teoria sarebbe il prossimo allenatore della Fiorentina, però a Firenze hanno alzato una polemica velenosa contro di lui. Sotto accusa le sue opinioni politiche sulla guerra nella ex-Jugoslavia. Tra l’inutile Della Valle e il fuggitivo Prandelli, ai viola mancavano solo le polemiche stupide. Il serbo potrebbe anche decidere, se l’Inter chiamasse, di mandare a quel paese la viola e i suoi intellettuali. La difficoltà è rappresentata dalla sua inesperienza e dai rapporti difficili con parte della società (Branca) e dello spogliatoio.

E allora? Si ritiene che in questo mazzo Moratti dovrà scegliere il nuovo allenatore e ha ripetuto, anche nelle ultime ore, di non avere fretta. Ma se invece la sua scelta non cadesse su nessuno di questi?  Sarebbe curioso vedere, ad esempio, cosa risponderebbe Van Gaal ad una sollecitazione proveniente dai campioni d’Europa…

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