di Fabrizio Casari

Speciale, non c'è che dire. Speciale nell'abilità di tecnico e di motivatore, certo, ma speciale anche nel cattivo gusto. L'addio di Josè Mourinho dall'Inter, va detto, ha deluso quanti ritenevano - e ritengono - che proprio agli esseri speciali tocchi un comportamento speciale. Invece no. Mourinho ha esposto una sorta di bancarella del cattivo gusto e di bugie sulle sue scelte che certo non gli permettono di lasciare Milano con tutti gli onori.

Mourinho ha dato tanto all'Inter e una grande parte del triplete nerazzurro é merito suo; ma anche l'Inter ha dato molto a Mourinho: una grande squadra, libertà assoluta, sostegno in tutto (anche in ciò che non convinceva), denaro e fama ulteriore. Se é vero che prima di Mourinho erano passati 45 anni dall'ultima Champions, é anche vero che prima di arrivare all'inter Mou non aveva mai fatto un triplete, tra l'altro con una filiera di vittorie simili. Dunque poteva e doveva finire con nostalgia reciproca, certo, ma con correttezza da parte di chi ha voluto interrompere il cammino comune.

E invece no, Mourinho ha scelto diversamente. Con tifosi, giocatori e società ancora in festa, solo due ore dopo il trionfo al Bernabeu, invece di accompagnare la squadra nel ritorno a Milano (dov'era attesa da 50.000 tifosi che, all'alba, l'hanno ricevuta festanti al Meazza) preferì andarsene sulla macchina di proprietà del suo nuovo Presidente, Florentino Perez. Nell'occasione lo stile di Mourinho é somigliato proprio a quello di chi si reca all'udienza di divorzio sulla macchina del nuovo amore che ha soppiantato quello precedente. Davvero un cafone speciale.

Alla vigilia della vittoria in campionato, a chi gli chiedeva di confermare le notizie che tutti i giornalisti già sapevano, cioè di un suo accordo già raggiunto con il Real Madrid, aveva risposto che il suo futuro non lo conosceva nemmeno lui e che dopo la fine della Champions si sarebbe dato alcuni giorni di riflessione nel suo buen retiro di Setubal per decidere. Moratti aveva in qualche modo voluto credere che le manfrine dello Special One fossero una tattica per un nuovo allungamento e ritocco verso l'alto del contratto, come del resto era avvenuto esattamente un anno prima, quando aveva agitato lo spauracchio del Real Madrid per rimpolpare il contratto.

D'altra parte, Moratti riteneva che esattamente il raddoppio della penale per la rescissione anticipata di uno dei contraenti, voluta tra l'altro da Mourino proprio in occasione del rinnovo, rappresentasse una chiara volontà di costruire un rapporto più lungo tra l'allenatore e la società. Del resto, rifletteva il Presidente dell'Inter, anche l'anno prossimo non saranno pochi gli stimoli: Supercoppa italiana, Supercoppa europea e Mondiale per club (la vecchia coppa Intercontinentale), che avrebbero potuto configurare, in teoria, persino un esa-trionfo, unico nella storia del calcio mondiale. Pareva questa, al presidente dell'Inter, medicina sufficiente per l'ego smisurato di Mourino.

Dunque si preparava a ritoccare ulteriormente stipendio e benefit all'imbronciato allenatore. Ultimo, ma non da ultimo, Moratti non era mai stato avvisato da Mourinho circa le sue intenzioni, e riteneva dunque che, per la correttezza del rapporto tra i due, il portoghese non avrebbe usato i giornali per annunciare decisioni così importanti. Anche perchè se lo avesse informato, Moratti si sarebbe mosso per tempo per assicurarsi Capello, Hiddink o Guardiola, che solo poche settimane addietro si sono impegnati con nazionali e club. L'Inter avrebbe avuto così un allenatore bravo e vincente quanto Mou.

Magari sembrerà malizia pura, ma dalla dinamica del comportamento di Mou emerge un disegno difficile da contestare: lo Special One aveva già deciso da qualche mese (lo sapeva persino l'allenatore della squadretta giovanile in cui gioca suo figlio) di andar via in caso di vittoria, ma non ha voluto dare modo a Moratti di attrezzare l'Inter con un altro big per la panchina.

Perchè? Perchè Mourino per primo sa che non sarà affatto semplice vincere con chi un tempo furono galacticos, ma che da diversi anni non vincono nemmeno un torneo di briscola, pur avendo messo quasi un miliardo di Euro sul mercato. E sa che, anche senza di lui, l'Inter resta una delle squadre che potrebbero stroncare i sogni europei della sua nuova compagine, che di pazienza ne ha poca e trita allenatori come le cipolle.

A maggior ragione se l'Inter avesse da subito ingaggiato Capello per la prossima stagione: sai che smacco per Mou e Florentino vedersi magari sconfiggere da Inter e Capello? Arricchire lui e rafforzare il Real attraverso l'indebolimento dell'Inter, insomma: anche per questo, con ulteriore e più grave cattivo gusto, prova a fare shopping nella squadra milanese e a svolgere il ruolo di procuratore (interessato) di Milito, salvo poi in un'intervista al quotidiano spagnolo online As, annunciare di conoscere bene le debolezze dell'Inter e come batterla. Poteva davvero risparmiarselo.

Adesso la situazione non è semplice da risolvere: Mourinho chiede a Florentino Perez di non pagare perché "non vuole che il suo presidente sborsi denaro inutilmente"; ma é ruffianeria verso il Real, destinata ad irrigidire ancor più l'Inter. La stessa Inter che - giustamente - pretende tutto il pagamento della penale prevista (16 milioni di Euro, pari allo stipendio di due anni dello Special One).

Li pretende anche sapendo che, a parti inverse, Mou li avrebbe pretesi. Che li paghi il Real o che li paghi Mou, poco importa, ma li pagherà il Real. Con quei 16 milioni l'Inter pagherà il suo sostituto o, forse, il nuovo campione destinato a sostituire chi dovesse partire. Il Real ha bisogno di lezioni di diritto, non di aiuti economici.

E se il procuratore di Mou, Mendes, racconta la balla dell'accordo verbale e minaccia di ricorrere al Tas, l'Inter sa che il ricorso lo vincerebbe Moratti e che anzi, se volesse, potrebbe denunciare Mou e Perez per violazione del regolamento Uefa e Fifa in ordine alle trattative illecite tra associati sotto contratto in altre squadre, cioè quello che Mou e Florentino hanno fatto nei mesi precedenti. L'accordo, è chiaro, si troverà, non è interesse dell'Inter tenersi i piatti sporchi del dopo festa e non è interesse del Real l'apertura di un contenzioso giuridico che lo condannerebbe, senza contare la figuraccia di annunciare un allenatore che non arriva.

per questo la vicenda si chiuderà a favore di Moratti. Sta a Mourinho trovare un modo per lasciare Milano da personaggio amato dalla metà della città o detestato. Sarebbe davvero da evitare una rottura brusca tra un uomo e una squadra che hanno vinto tutto e che si sono amati reciprocamente. L'importante é che Mourinho capisca che l'Inter non è il Pizzighettone e che se lui - come ebbe a dire all'esordio italiano - non è un pirla, meno che mai lo sono a Milano.

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