A cinque giornate dalla fine del campionato, con la vittoria per due reti a una contro il Milan, l’Internazionale è diventata Campione d’Italia 2023-2024 e aggiunge quindi un altro trofeo alla Supercoppa italiana vinta a Gennaio. Il sesto derby consecutivo perso assegna al Milan il mesto avvio verso la fine di una stagione persa mentre vede l’Inter protagonista del delitto perfetto: campioni in casa dei rivali cittadini, cucendosi la seconda stella con chi non riesce ancora a vederla. La seconda stella del 20° scudetto, infatti, viene raggiunta vincendo  in casa di chi è fermo a 19 e chiude un campionato perfetto, quello a tinte nerazzurre. E chissà che hanno pensato i tifosi milanisti nel vedere nella sera dello sudetto interista il gol di un ex come Acerbi e il trionfo di un altro ex, Hakan Chalanoglu, dal Milan cacciato in malo modo e approdato all'Inter dove è diventato regista tra i primi 3 d'Europa.

 

La squadra allenata da Simone Inzaghi ha strameritato la vittoria del campionato con un gioco spumeggiante, spettacolare, il più bello in assoluto in Italia e forse, in Europa. E non solo per l’estetica di un modulo come il 3-5-2 che si vorrebbe difensivo e che con l’Inter ha mostrato un micidiale valore offensivo.

L’Inter ha fatto segnare numeri pazzeschi in tutti gli aspetti della partita, dai clean sheet ai gol fatti e subiti, grazie ad una rosa competitiva in ogni livello (limitata solo dalle due punte, almeno una non all’altezza degli altri) ed è stata l’opera d’arte di una dirigenza guidata da Beppe Marotta, Piero Ausilio e Javier Zanetti che sono riusciti a costruire una squadra fortissima nonostante la scarsa disponibilità finanziaria (il solo Pavard, straordinario giocatore già campione d’Europa e del mondo, ha rappresentato un investimento degno di nota) e l’uscita di campioni come Dzeko, Onana e Handanovic, Skriniar, Brozovic, Lukaku. Insomma il primo e il secondo portiere, il cenrale di destra, il regista e due delle tre punte. Non a caso finissimi intenditori di cose pallonare che fanno i direttori a Mediaset davano l'inter al quinto posto, giudicando i nuovi arrivi al di sotto dei partenti. E invece...

Come già fatto scegliendo Inzaghi dopo la rottura di Conte, anche sui giocatori le scelte sono state perfette. I partenti sono stati sostituiti da giocatori con nomi forse meno pesanti ma che hanno migliorato l’assetto della squadra e il conto economico della società. Thuram e Pavard, Sommer, Frattesi, Carlos Augusto e Bissek sono stati più decisivi di quelli che hanno sostituito. La capacità di Marotta e Ausilio di lavorare sui giocatori a parametro zero, oltre a migliorare i conti societari, ha alzato il valore sportivo della squadra e i nuovi acquisti di Zielinski e Taremi (a parametro zero anche loro) per il prossimo anno indicano un ultriore arricchimento di qualità di una rosa già di assoluto spessore.

L’Inter ha sbriciolato tutte le statistiche europee. E’ stata la squadra che ha vinto più partite e che ne ha perse meno, che ha realizzato il più alto numero di gol e subiti meno. Ha la coppia di attaccanti più prolifica e ha mandato in gol i suoi difensori più di chiunque altra squadra. Ha giocato esibendo superiorità sulle fasce e sovrapposizioni, scambiando i ruoli tra attacco e difesa, portando regolarmente sei-sette giocatori nella fase offensiva e schermando con due centrocampisti e tre difensori il ripiegamento. Il gioco parte sempre da dietro e non spreca un pallone. con classe e grinta lavora sugli scambi più che sull'uno contro uno. Va sulle fasce e verticalizza indifferentemente, a seconda di come si mette la partita e di come si svolge l'azione. Gioca con due trequartisti a centrocampo che hanno imparato a coprire difensivamente oltre che a costruire offensivamente. Uno spettacolo per gli occhi, evoluzione di un calcio che vince insegnando calcio.

Inzaghi, che celebra il sesto trofeo vinto in due anni all’Inter, è stato l’elemento centrale di un progetto di gioco e della costruzione di una comunità. Il suo metodo di lavoro, le sue idee tattiche, la maniera di relazionarsi con i giocatori sono stati ingredienti straordinari per la vittoria finale. Aver costruito un gruppo di amici, solidale in campo e unito anche fuori, ha costituito un valore aggiunto.

E proprio a proposito del valore in sé dell’unità del gruppo, un ulteriore, piccolo ma significativo dettaglio di sapore, riguarda proprio chi quell’unità l’ha rotta. Parliamo del voltafaccia scorretto di Lukaku, andato a Roma come ultima spiaggia dopo le giravolte e dove non ha brillato, somiglia alla vicenda di Ibrahimovic del 2010, quando decise che doveva vincere tutto e chiese a Moratti di lasciarlo andare a Barcellona. Mourinho chiese in cambio Eto’o, uno dei più grandi attaccanti della storia del calcio, con il cui contributo vinse il Triplete e il titolo mondiale per club mentre il Barcellona perse anche la Liga. Simbolicamente, anche ieri sera in tribuna, Ibrahimovic, uomo dall’ego superiore ad ogni altra qualità, era nelle vesti di dirigente del Milan a ingoiare la vittoria dell’Inter. Un destino ineluttabile per chi vive gonfiandosi e finisce sgonfio.

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