Dall’inizio di ottobre il possibile invio di truppe nordcoreane in Russia e poi in Ucraina per combattere al fianco delle forze di Mosca, probabilmente nel settore di Kursk, tiene banco come tema prioritario nelle cancellerie e sui media occidentali.

La notizia non dovrebbe scandalizzare né rappresentare una novità considerando i combattenti di tante nazionalità che in oltre due anni di guerra hanno affiancato gli eserciti ucraino e russo, anche se l’eventuale discesa in campo delle truppe di Kim Jong-un potrebbe rappresentare il primo caso in questo conflitto di una nazione alleata che diventa belligerante al fianco di uno dei due contendenti. Ipotesi peraltro tutta da verificare dal momento che i militari nordcoreani vengono segnalati in Russia con uniformi ed equipaggiamenti forniti da Mosca, un impegno simile a quello adottato dai combattenti occidentali che operano al fianco degli ucraini.

Prima di esaminare la vicenda sotto i diversi aspetti vale la pena ricordare sommariamente la cronologia dei fatti così come sono stati resi noti.

3 ottobre: Sei ufficiali dell’esercito della Corea del Nord sarebbero stati uccisi in un attacco missilistico ucraino contro i territori della regione nel Donetsk controllati da Mosca. Fonti dell’intelligence militare di Kiev (GUR) lo hanno riferito all’agenzia Interfax-Ucraina aggiungendo che altri 3 militari nordcoreani sono rimasti feriti.

Il GUR aveva già reso noto nei mesi scorsi l’arrivo tra le file russe di un piccolo contingente di militari di Pyongyang, in particolare un’unità del Genio che Pyongyang avrebbe inviato nel giugno scorso per eseguire attività di ricostruzione nell’oblast di Donetsk. Precedentemente erano emerse alcune prove dell’impiego bellico da parte dei russi di munizioni d’artiglieria e qualche missile balistico KN-23 e KN-24.

5 ottobre: Il Ministero della Difesa britannico annuncia di avere osservato movimenti di artiglieria nordcoreana in supporto alle operazioni russe sul campo di battaglia ucraino, indicando che l'assistenza di Pyongyang potrebbe migliorare significativamente le capacità dell'artiglieria russa.

8 ottobre: La Casa Bianca conferma la possibile collaborazione tra Mosca e Pyongyang, ma evita dettagli sulla presunta presenza di soldati nordcoreani. Viene avanzata l'ipotesi di un incremento della collaborazione su questioni tecniche e logistiche.

10 ottobre: Media ucraini riportano la presenza di militari nordcoreani nei pressi di Bakhmut. Il governo sudcoreano esprime preoccupazione e invita a un monitoraggio attento delle operazioni congiunte tra Russia e Corea del Nord.

12 ottobre: L’intelligence giapponese suggerisce che la cooperazione possa includere tecnici nordcoreani impegnati nell'addestramento delle truppe russe, il che potrebbe riflettere un'espansione del supporto strategico da parte di Pyongyang.

15 ottobre: Fonti della NATO riferiscono che la collaborazione potrebbe comprendere supporto logistico e operativo, con l’utilizzo di artiglieria e personale addestrato dalla Corea del Nord.

18 ottobre: Il Ministero della Difesa sudcoreano dichiara che monitorerà attentamente la situazione. Voci occidentali suggeriscono che l’impegno nordcoreano potrebbe avere implicazioni significative per l’equilibrio militare del conflitto.

25 ottobre: Zelensky rivela che i soldati nordcoreani inizieranno a combattere contro le truppe ucraine da domenica 27 ottobre. “Secondo i nostri servizi di intelligence, il 27 e 28 ottobre la Russia utilizzerà le prime truppe nordcoreane nelle zone di combattimento”, ha scritto su Telegram.

Secondo fonti della NATO citate da Bloomberg le risposte dell’Alleanza Atlantica all’invio di soldati nordcoreani in Russia per partecipare alla guerra contro l’Ucraina sono limitate, ma potrebbero includere almeno due opzioni: il rafforzamento del sostegno all’Ucraina e lo sviluppo di partenariati nella regione dell’Indo-Pacifico.

Fine ottobre: Notizie di militari nordcoreani in Ucraina continuano a diffondersi, con media sudcoreani che rilanciano la possibilità di un coinvolgimento crescente e organizzato delle forze di Pyongyang a supporto delle unità russe, indicando che alcuni reparti nordcoreani potrebbero essere assegnati a compiti di protezione e presidio.

3 novembre: Il Presidente russo Putin ringrazia pubblicamente Kim Jong-un per l’appoggio fornito, anche se non menziona esplicitamente l’invio di truppe o munizioni. Tuttavia, osservatori internazionali vedono in questa dichiarazione un ulteriore segnale della crescente cooperazione tra i due paesi.

4 novembre: I media sudcoreani riportano un'intensificazione della presenza militare nordcoreana in Ucraina. L’informazione, sebbene non confermata ufficialmente, alimenta le preoccupazioni degli alleati occidentali e del governo di Seul, che teme un consolidamento dell’alleanza tra Mosca e Pyongyang, con un possibile impatto sulla stabilità della regione e sugli equilibri geopolitici.

La ricostruzione dell’inseguirsi e sovrapporsi di informazioni circa l’impegno militare nordcoreano in Ucraina nell’arco di un mese permette di trarre alcune indicazioni:

Le previsioni ucraine di un ingaggio bellico dei nordcoreani il 27 ottobre non si sono concretizzate. L’impressione è che il GUR e Zelensky abbiano tentato di ingigantire il peso dell’eventuale contributo nordcoreano alle operazioni belliche nel tentativo di coinvolgere gli alleati occidentali e ottenere il via libera all’impiego di armi alleate a raggio esteso contro obiettivi in Russia.

USA e NATO dapprima non hanno potuto confermare le notizie sulla presenza di truppe nordcoreane in Russia ma dopo le conferme statunitensi anche NATO e UE si sono uniformate, anche se non per questo sono state assunte iniziative.

Il governo di Seul ha colto l’occasione per cercare di incassare un maggiore sostegno occidentale e per valutare l’invio di armi e munizioni a Kiev che finora aveva evitato di fornire per non compromettere i rapporti con Mosca. Il timore di Seul sembra riguardare l’opportunità che le forze armate nordcoreane possano acquisire dall’intesa con Mosca tecnologie avanzate e possano maturare rilevanti esperienze belliche. Nessuno dei due eserciti coreani ha mai combattuto. Del resto neppure le forze armate delle nazioni della NATO hanno esperienze di combattimento in un conflitto convenzionale come quello in Ucraina, che contiene elementi del tutto nuovi ed altri vecchi ma ormai dimenticati.

Il tentativo statunitense di coinvolgere la Cina in questa vicenda non ha avuto successo. Pechino ha sottolineato che le relazioni tra Mosca e Pyongyang non la riguardano.

Nell’ambito dei rapporti sempre più stretti tra Pyongyang e Mosca il 28 ottobre il report “Putin’s Partner”, pubblicato dalla fondazione tedesca Friedrich-Naumann, sostiene che la Corea del Nord ha fornito a Mosca aiuti militari per un valore di miliardi di dollari. Secondo rapporti di intelligence, i documenti trapelati e i prezzi delle munizioni precedentemente esportate da Pyongyang, la stima del valore del volume delle consegne di armi nordcoreane alla Russia dal febbraio 2022, secondo il rapporto, è compresa tra 1,7 e 5,5 miliardi di dollari.

Cifra che appare più che approssimativa e che difficilmente potrà trovare conferme o smentite. Del resto la Corea del Nord non pubblica dati ufficiali sulle sue esportazioni di armi, rendendo praticamente impossibile ottenere stime più accurate. Secondo l’intelligence sudcoreana, che basa i suoi rapporti principalmente su foto satellitari che monitorano le spedizioni tra la Corea del Nord e la Russia, Pyongyang supporta l’esercito russo principalmente con proiettili di artiglieria (proiettili per obici e razzi) e missili balistici a corto raggio.

I primi provengono dagli ampi depositi che l’esercito di Pyongyang ha accumulato per far fronte a una guerra convenzionale con USA e Seul e le munizioni fornite alla Russia per il rapido impiego bellico potrebbero ragionevolmente essere quelle scadute o vicine alla scadenza.

Circa i missili balistici tattici è invece possibile che le forniture a Mosca riguardino numeri limitati, idonei a valutarne l’impiego in un contesto bellico. In questo contesto è quindi inevitabile la presenza di tecnici, ufficiali e personale militare o dell’industria nordcoreana, esattamente quello che avviene sul lato opposto del fronte per diverse tipologie di armamenti occidentali forniti a Kiev.

Qualora scendessero davvero sul campo di battaglia, i nordcoreani non sarebbero certo i primi combattenti stranieri a prendere parte al conflitto in Ucraina. Molte nazioni della NATO hanno inviato “volontari” a combattere al fianco degli ucraini indossando uniformi dell’esercito di Kiev, come hanno mostrato decine di video.

Molti i caduti tra gli stranieri. Oltre 5mila secondo i dati forniti da Mosca nel marzo scorso. Il 14 Ottobre i russi hanno mostrato che all’interno di un veicolo da combattimento 8×8 Stryker distrutto nella regione di Kursk era presente una scheda con l’elenco degli 8 occupanti: tutti americani.

Il governo ucraino ha istituito una Legione Internazionale che ha accolto secondo fonti russe oltre 20 mila stranieri inclusi sudamericani e taiwanesi. Recentemente la presidenza ucraina ha autorizzato l’inquadramento di stranieri nelle forze armate anche come ufficiali e sottufficiali.

Del resto l’espressione “al fianco della Russia fino alla vittoria” utilizzata dal ministro degli Esteri nordcoreano è la stessa utilizzata da NATO e UE per indicare il sostegno all’Ucraina, appunto “fino alla vittoria”.

Sul campo di battaglia non saranno certo 3mila, 8mila o 12mila nordcoreani privi di esperienza bellica e di armi pesanti a influenzare operazioni militari che coinvolgono ormai 700 mila militari russi. Anche le valutazioni di Zelensky circa le supposte difficoltà russe di mobilitazione non trovano riscontro concreto poiché Mosca impiega truppe professioniste e “militari a contratto”, che si arruolano volontari (al ritmo di 20/30 mila al mese secondo Mosca) per una ferma di un anno rinnovabile proprio per combattere in Ucraina.

Se si escludono i 300 mila riservisti mobilitati nel settembre 2022, la Federazione Russa non ha richiamato altri riservisti né ha attuato mobilitazioni di civili come invece continua a fare, con crescente insuccesso e ricorrendo alla forza, l’Ucraina che ha appena annunciato l’arruolamento di 160mila reclute nei prossimi tre mesi.

Sul piano giuridico il sostegno militare nordcoreano a Mosca nel conflitto in Ucraina è determinato dal rispetto del Trattato di cooperazione bilaterale siglato il 19 giugno scorso che include l’assistenza militare reciproca e nonostante nel testo non vi siano riferimenti espliciti al conflitto in Ucraina.

L’Articolo 4 dell’Accordo di Partenariato strategico tra la Corea del Nord e la Federazione Russa sancisce che: “Se una delle Parti subisce un attacco armato da parte di uno o più Stati e si trova quindi in uno stato di guerra, l’altra Parte fornirà immediatamente assistenza militare e di altro tipo con tutti i mezzi a sua disposizione ai sensi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite e in conformità con la legislazione della Repubblica Popolare Democratica di Corea e della Federazione Russa”.

L’aspetto che potrebbe avere offerto l’opportunità a Pyongyang per inviare proprie truppe da combattimento nell’ambito dell’accordo bilaterale con Mosca è stato probabilmente l’attacco ucraino al territorio russo nella regione di Kursk, episodio che crea un contesto aderente all’Articolo 4 poiché una delle parti ha subito “un attacco armato da parte di uno o più Stati e si trova quindi in uno stato di guerra”.

Al momento infatti anche gli ucraini ritengono che le truppe di Pyongyang opereranno sul fronte di Kursk.

La vicenda è stata sfruttata in termini propagandistici in Occidente, come dimostrano ad esempio recenti dichiarazioni pubbliche del segretario generale della NATO, Mark Rutte, e del portavoce per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, che hanno definito l’invio di forze nordcoreane il primo un “gesto disperato” da parte della Russia e di Putin e il secondo “un segno della disperazione crescente e del crescente isolamento della Russia”.

Dichiarazioni rivolte soprattutto al fronte interno, cioè all’opinione pubblica occidentale, alle prese con i dubbi e le perplessità scaturiti dai continui e crescenti successi militari russi conseguiti ormai su tutti i fronti e ai progressivi segnali di cedimento delle forze ucraine.

Del resto risulta sempre più difficile continuare a sostenere che il colossale supporto militare e finanziario offerto dall’Occidente all’Ucraina (80 miliardi di dollari solo dagli Stati Uniti) non costituisce un’escalation del conflitto in corso ma lo rappresenti invece l’intervento della Corea del Nord al fianco di Mosca.

Il supporto nordcoreano evidenzia in termini militari ciò che il recente summit dei BRICS di Kazan ha sottolineato in termini politici ed economici: cioè che la Federazione Russa non è isolata come avrebbe voluto l’Occidente. In termini politico-strategici inoltre uno degli effetti dell’iniziativa occidentale al fianco di Kiev è stata quella di consolidare, fino a trasformarli in vera e propria alleanza, i rapporti di Mosca con la Corea del Nord e l’Iran, rendendo così ancora più critiche le tensioni nel Golfo e nel Pacifico.

Comprensibile quindi che Corea del Sud e Giappone temano che l’asse di ferro con la Russia migliori le capacità di combattimento delle forze nordcoreane e porti a un netto miglioramento tecnologico le forze armate di Kim Jong-un anche in campo aeronautico, balistico e navale.

 

di Gianandrea Gaiani

Fonte: Analisi Difesa

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