di Tania Careddu

Le città italiane sono un percorso a ostacoli per dieci milioni di persone e le scuole, una castrazione del diritto allo studio per i bambini diversamente abili. I quali, già nell’accesso agli istituti, subiscono una discriminazione. Nel 43 per cento di queste, mancano posti auto riservati nel cortile o nel parcheggio interno, raggiungere il portone dell’edificio è ostico per l’assenza di un marciapiede, nel 18 per cento delle volte, o, quando è presente, per il fatto che il percorso, nel 30 per cento dei casi, non è praticabile.

Presenza di scalini all’entrata nell11 per cento degli edifici monitorati dall’indagine XIV Rapporto Sicurezza, qualità, accessibilità a scuola di Cittadinanza Attiva. All’interno, poi, solo il 23 per cento degli istituti scolastici su più piani dispone di un ascensore e, quando ne sono dotati, in uno su quattro non è funzionante.

A livello dei servizi didattici, le barriere architettoniche sono particolarmente diffuse nel 35 per cento delle biblioteche, nel 27 per cento delle aule computer, nel 24 per cento dei laboratori, nel 28 per cento dei bagni. Inaccessibile anche il 17 per cento delle palestre, il 14 per cento delle mense, il 9 per cento dei cortili e il 16 per cento delle aule, dove, nel 78 per cento, è carente lo spazio per consentire il movimento della carrozzina e, nel 73 per cento, non ci sono attrezzature didattiche e tecnologiche per facilitare la partecipazione alle lezioni.

Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Toscana e Veneto, le Regioni, dice il Miur, che si sono maggiormente dotate di accorgimenti per il superamento delle barriere. Negli enti pubblici, l’investimento di risorse dedicate da parte dello Stato di settanta milioni di euro alle Regioni per le funzioni relative all’assistenza per l’autonomia e la comunicazione degli studenti con disabilità, nonché per i servizi di supporto organizzativo al loro diritto allo studio (ma dimenticando le funzioni relative al trasporto scolastico, stanno lentamente cambiando le cose. Sono, però, ancora troppe le Province italiane, dati ANMIL, che in fatto di vivibilità e accessibilità sono sotto la sufficienza.

Quarantacinque di loro, ultime in classifica, con voto due, L’Aquila, Campobasso e Agrigento, e solo quattro, Cremona, Ferrara, Siracusa e Torino, in testa alla lista, con votazione pari a otto. Grandi città come Roma o Napoli non superano il quattro in pagella e Firenze non arriva al sei. Destinazioni dal patrimonio storico e artistico insuper-abile, vedi Venezia, che si aggiudica lo stesso voto di Roma nonostante il progetto di gondola accessibile, che compromettono la possibilità di viaggiare dei cittadini con disabilità. Lesi, anche, del diritto di cittadinanza e di inclusione sociale. Altro che Belpaese.

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