di Fabrizio Casari

Emmanuel Chidi Namdi e la sua compagna erano riusciti a scappare dalla furia sterminatrice di Boko Haram, trovando riparo a Fermo, paese delle Marche, presso la struttura cattolica gestita da Don Vinicio Albanesi. Ma la scommessa di una vita nuova si è infranta mercoledì sera. Per colpa di Amedeo Mancini, 39 anni, ultrà allo stadio e fascista in strada, che ha sfogato tutta l’ignoranza nella quale è vissuto verso chi, indubbiamente, era più giusto di lui. Emmanuel e sua moglie passeggiavano nel paese che li aveva accolti quando si sono appunto imbattuti in Mancini, agricoltore di dichiarate simpatie fasciste.

La coppia di nigeriani andava per la sua strada, incolpevole di tutto tranne che di esistere. Al vederli, Mancini ha pensato bene di insultare la compagna di Emmanuel, definendola “scimmia”. Emmanuel ha reagito agli insulti rivolti alla donna come chiunque di noi avrebbe fatto: ne è scaturito uno scontro fisico, al termine del quale il corpo del profugo nigeriano è rimasto a terra senza vita.

Mancini era noto alle forze dell’ordine per precedenti di violenza e risultava tra i sospetti nelle indagini per gli attentati incendiari contro le parrocchie della zona, agli occhi dei razzisti colpevoli di fornire accoglienza ed assistenza ai migranti. Non serviva un genio investigativo per capire che andava tenuto d’occhio da vicino, che non poteva essere lasciato libero di circolare. Invece circolava eccome e, dopo l’omicidio di Emmanuel, in un primo momento era stato addirittura denunciato a piede libero (!). Solo successivamente, resasi conto del clamore suscitato dalla gravità del fatto, la Procura ha finalmente emesso un mandato di cattura e Mancini è stato arrestato. All’accusa di omicidio è stata successivamente aggiunta l’aggravante di razzismo e la speranza è che l’assassino possa risiedere a tempo indeterminato nelle patrie galere.

Non si tratta solo di una tragica fatalità, non c’è solo il rimpianto per un ignorante violento che ruba a due persone una vita che meritava di essere vissuta. Quanto avvenuto a Fermo racconta, benché con un epilogo drammatico, quanto succede tutti i giorni in molta parte dell’Italia. Dove i manutengoli di una destra che predica e pratica l’odio razziale, sostenuta da giornali indegni e politicanti ignobili, tentano di ridurre il Paese a un arena.

Bisognerebbe allora chiedersi cosa sarebbe successo a parti invertite. Se cioè una coppia di italiani fosse stata insultata da extracomunitari, quindi picchiata e uno di essi fosse stato assassinato. Dalle colonne de Il Giornale o Libero sarebbero partiti titoli con il consueto rivolo di bava contro l’immigrazione; ipotetici editorialisti avrebbero sostenuto trattarsi della prova provata di come l’accoglienza sia sbagliata, perché lo straniero è il nemico, la sua libertà una minaccia a noi rivolta e, dunque, nei confronti degli stranieri non può che esserci rifiuto, chiusura, respingimenti, con le buone o con le cattive.

Non a caso in queste ore tra i social media e nei giornali di destra si è scatenata una gara a far parte del collegio di difesa del Mancini. Giustificazionisti dell’ultima ora, docenti del cavilliamo con nozioni di diritto pari a zero ed identico livello di educazione civica, stanno sperticandosi nel cercare di ricostruire gli eventi in chiave assolutoria per l’assassino, il cui odio per l’Islam, paradossalmente, lo ha portato ad uccidere proprio una vittima del fondamentalismo islamico come Emanuel.

L’intelligenza non si attacca, ma l’idiozia sì e le parole in libertà degli xenofobi trovano sempre un emulatore, basti ricordare come “scimmia” fu l’insulto rivolto da Calderoli, deputato della Lega guidata da Salvini, all’ex ministro Cecile Kyenge.

E infatti l’avvocato del Mancini ricorda come l’epiteto di “scimmia” non possa costituire di per sé fondamento per l’aggravante di razzismo, dal momento che lo stesso insulto è stato usato da esponenti politici mai censurati. Infatti, il Senato votò all’epoca per assolvere gli insulti al ministro Kyenge, derubricandoli a intemperanze verbali. Il che dimostra come il razzismo viaggi ormai nell’intestino di questo paese, a cominciare dalla sua classe politica di destra, ben sostenuta dai suoi giornali di riferimento, che identificano tout court l’immigrazione con l’Islam e l’Islam con il terrorismo, mentre raccontano di invasioni mai esistite.

Sono penne intinte nell’odio strumentale, armi di chi si dice conservatore solo per vergognarsi di definirsi fascista e xenofobo, che formano il mercato del senso comune distorto, delle menzogne ripetute che divengono verità. E dal momento che l’emulazione era e resta la palestra dove si allenano tutti coloro che, in mancanza di una idea propria, debbono per forza assumere quella degli altri, succede che alcuni si trovano in uno stadio o su una strada ad uccidere innocenti. Armati con quelle parole d’odio che alle vittime infliggono lutti, ai furbi garantiscono carriere e agli idioti il carcere.

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