di Tania Careddu

“Gli immigrati subiscono ancora discriminazioni in diversi ambiti della loro vita, soprattutto in campo sociale e lavorativo, che incidono pesantemente sulle possibilità dell’integrazione, dal momento che la condizione fondamentale perché l’integrazione abbia credibili chance di realizzazione è proprio che, almeno nelle dimensioni più importanti della vita civile, si riscontri una effettiva e verificabile uguaglianza di trattamento e di diritti tra italiani e stranieri”. Così dicono al Centro Studi e Ricerche IDOS, in occasione della presentazione del Dossier Statistico Immigrazione 2014 Rapporto Unar ‘Dalle discriminazioni ai diritti’.

In effetti, facendo un confronto statistico fra la condizione degli immigrati e quella degli italiani in alcuni settori di inserimento sociale e occupazionale, balza una differenza a svantaggio dei primi. Il primo di questi ambiti di discriminazione è l’accesso al mercato della casa: in media, gli stranieri sostengono, pro capite, un costo per l’affitto della casa che è superiore di un quinto a quello che sostengono gli italiani. Se a questo si aggiunge che la retribuzione media pro capite dei lavoratori dipendenti immigrati è inferiore di oltre un quarto a quella degli italiani, si capisce come la casa resti un bene primario di welfare proibitivo per gli immigrati.

Senza contare le molteplici forme di preclusione verso gli stranieri da parte dei proprietari con il 5,1 per cento di discriminazioni segnalate all’Unar. Inoltre, secondo i dati riportati nel Dossier, le quattromila compravendite effettuate dagli stranieri nel 2013 sono meno della metà rispetto a quelle degli anni precedenti la crisi e anche il volume finanziario si è ridotto a sette milioni e rotti di euro: ne è conseguita una maggiore canalizzazione nel mercato degli affitti e nei bandi dell’edilizia residenziale pubblica.

Il superamento della discriminazione è stato possibile solo in seguito all’intervento dell’azione giudiziaria, del ricorso alla normativa comunitaria e alla Corte di Giustizia di Lussemburgo. Secondo ambito sociale di comparazione tra italiani e stranieri: la scuola. E riguarda la massiccia canalizzazione degli studenti stranieri di scuola superiore in percorsi che puntano a un immediato inserimento nel mondo del lavoro piuttosto che a un proseguimento degli studi a livello universitario: sono appena il 20,6 per cento quelli che scelgono un liceo invece di un istituto tecnico o professionale a differenza del 43,7 per cento tra gli italiani (una percentuale più che doppia).

Il che pregiudica, per le nuove generazioni di origine straniera, la possibilità di competere nel mercato del lavoro per posti di più alta qualifica, perpetuando quel modello di “inserimento subalterno” in cui gli immigrati vengono relegati agli impieghi più dequalificati, poco retribuiti e precari che caratterizza l’occupazione straniera in Italia, sin dalle prime generazioni. E che rischia di ingessare la mobilità sociale degli immigrati anche nel ricambio generazionale. A conferma di ciò, il terzo ambito indagato, l’inserimento occupazionale.

Si ottiene che ben la metà dei lavoratori immigrati che ha iniziato il proprio rapporto di lavoro prima del 2013, lo ha visto terminare nel corso dello stesso anno perché licenziati, dimissionati o per mancato rinnovo del contratto alla scadenza, viceversa tra gli italiani, la quota è di venti punti inferiore; l’impiego dei lavoratori stranieri è maggiormente discontinuo e a tempo parziale secondo un modello lavorativo “a singhiozzo” correlato da ore non dichiarate o da impieghi totalmente senza contratto, con tutto ciò che comporta sia in termini di tutela previdenziale e infortunistica sia sulla permanenza regolare in Italia.

Si fatica, a livello amministrativo, a recepire che i bandi per i concorsi pubblici non possono essere riservati ai soli cittadini italiani o comunitari, non mancano le resistenze inverse e mentre il ministero della Giustizia ha ritenuto superata la legge sulla stampa circa il requisito della cittadinanza italiana per diventare direttore di una testata giornalistica, qualche giudice di merito non è stato in sintonia con questa apertura; in campo sportivo, molto resta da fare per eliminare le “discriminazioni istituzionali” che impediscono agli stranieri - inclusi quelli di seconda generazione - l’accesso al calcio professionistico.

Eppure, nonostante tutte queste impari opportunità, loro continuano a svolgere un ruolo importante sul piano previdenziale, grazie alla giovane età che ne fa dei fruitori marginali del sistema pensionistico. Nel 2012 sono stati versati circa 9 miliardi di euro di contributi da lavoratori stranieri e, in futuro, secondo le stime di IDOS, l’incidenza degli stranieri fra quanti raggiungeranno l’età pensionabile sarà del 6 per cento nel 2025, quando tra i residenti stranieri pensionati saranno all’incirca uno ogni venticinque (tanto per avere la dimensione, oggi, tra gli italiani sono uno ogni tre).

E invece, la presenza degli immigrati è percepita come una concausa della congiuntura negativa: la ricerca di un capro espiatorio di fronte a non incoraggianti momenti di crisi economica, che sembra contribuire a una crescita della xenofobia, rende necessario un costante monitoraggio dei rischi di conflittualità sociale così come un’azione di promozione delle pari opportunità per i “nuovi” cittadini che non saranno la soluzione dei nostri mali ma non ne sono neppure la causa. Anzi, possono essere di aiuto sul piano demografico, culturale, occupazionale e commerciale. Basti pensare alle loro cinquecentomila imprese portate avanti in questa fase di crisi.

Alla base della convivenza ci deve essere il concetto di pari opportunità: cittadinanza e benessere non possono essere intesi e vissuti in una forma escludente nei confronti degli ‘altri diversi’. E’ tempo di pensare in grande, di passare “dalle discriminazioni ai diritti”.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy